Concludi Ciò Che Hai Iniziato. Kathryn Lively

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Concludi Ciò Che Hai Iniziato - Kathryn Lively

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gridò una voce femminile acuta. Ottimo. Era venuta anche Marie. Certo che era venuta, probabilmente aveva guidato lei. Tutti sapevano che la donna teneva Walter al guinzaglio. “Sappiamo che sei lì! Apri questa porta!”

      “Eh?” Il rumore svegliò Gabby che si mise a sedere, le lenzuola piegate sul grembo. Sembrava così adorabile seduta lì, a seno nudo con i capelli che spuntavano da ogni dove. Peccato che i suoi genitori fossero venuti a rovinare quello che altrimenti si sarebbe potuto trasformare in dell’appassionato sesso mattutino.

      “Tieni”, sussurrò lui e le gettò la vestaglia sul letto. “Hai detto ai tuoi genitori che eravamo qui?”

      Questa domanda la svegliò. “No!” Lei si vestì in fretta. “Non mi hai mai detto in quale hotel dovevamo stare, quindi come potevo dire qualcosa pur volendo?”

      I colpi e le urla si trasformarono in un panico frenetico e il sangue di Dash ribollì. Erano adulti, cavolo. Non importava che adesso fossero i suoi suoceri, Marie e Walter Randall non dovevano intromettersi in quel modo. Avevano intenzione di dare la notizia alla famiglia prima di avvisare la stampa, certo, ma si meritavano almeno un giorno per loro.

      Fece un respiro profondo e tolse il ferro della porta, quindi aprì. I due talent manager di mezza età - Walter magro come uno stecchino e calvo con i suoi soliti pantaloni di velluto a coste e la giacca con le toppe ai gomiti, Marie formosa in uno dei suoi caftani con un’esplosione di colori tropicali - si agitavano nella stanza come se fossero pronti ad abbattere un cartello della droga. Nessuno dei due brandiva una pistola, ma l’ombrello che Walter impugnava come un ninja avrebbe potuto cavare un occhio a Dash se non avesse indietreggiato.

      “Che diavolo sta succedendo qui?” chiese Marie. Camminava per la stanza con occhio critico, sicuramente alla ricerca di telecamere nascoste. Dash era al corrente di quanto i genitori di Gabby le stessero addosso, proteggendola dai media, dagli uomini e dai grassi saturi. Non c'era da meravigliarsi che si fosse sentita un po’ a disagio la notte precedente quando avevano fatto l'amore. Lei aveva voluto sposarsi, ma Dash non sarebbe rimasto stupito nel vedere sua moglie tirarsi indietro a un certo punto.

      Compiere ventuno anni e liberarsi dalla stretta dei suoi genitori avrebbe dovuto cambiare tutto. Sì, era diventata ufficialmente un’adulta a diciotto anni come chiunque altro, ma dannazione, i suoi genitori e quel contratto ferreo...

      Marie posò gli occhi su sua figlia e rimase a bocca aperta con orrore esagerato. “Santo cielo… Gabby, hai fatto sesso con lui? In un hotel economico?”

      “Questo non è un hotel economico”, protestò Dash. Non per quanto aveva pagato.

      Gabby si allacciò la vestaglia e si piazzò di fronte a sua madre. “Non è un problema tuo. Sono adulta e non sono più tua cliente. E anche se fosse, la mia vita privata non è affare tuo. Che ci fate qui?” Incrociò le braccia.

      “Sei ancora nostra figlia”, disse Walter, esaminando anche lui la stanza. In cerca di cosa - contrabbando, porno, altre persone - Dash non lo sapeva. “E ci preoccupiamo per te.”

      “Ha ventun anni...” iniziò Dash, ma Marie lo zittì con un rimprovero folle. Poi gridò di nuovo, mentre qualcosa si accartocciava nel suo pugno rigido.

      “Cos'è questo? Viva Las Vegas Wedding Chapel?” I suoi occhi si spalancarono mentre leggeva. “Walter, si sono sposati!”

      Walter si voltò verso Dash, mentre la rabbia gli arrossava la carnagione normalmente pallida.

      Dash sorrise. “Ciao, papà.”

      “Non dirgli 'Ciao, papà'. L’hai convinta tu a fare questo. L’hai ingannata”, lo accusò Marie. Si precipitò intorno al letto, agitando il dito con rabbia. “Gabby ha tutta una carriera davanti a sé, e col cavolo che manderà tutto all’aria sposandosi troppo giovane.”

      Troppo giovane? Erano legalmente adulti, Cristo! “Intendi come hai fatto tu?” Sì, era un colpo basso, ma Dash conosceva la storia di Marie, il fatto che avesse rinunciato a una promettente carriera da attrice dopo essere rimasta incinta di Gabby. Di come invece lei e Walter avevano deciso di dare ai figli le opportunità che a loro erano state negate, tutto a vantaggio della famiglia.

      Dash lo sapeva, perché i Randall ricordavano in tutto e per tutto il cast di Wondermancer High. Ogni volta che Gabby aveva mostrato segni di crollo o di interesse verso qualcosa che non fosse la recitazione, loro avevano giocato la carta del sacrificio e l’avevano fatta tornare sul set. Sarebbe stato disposto ad ammettere a se stesso o a chiunque altro che si era innamorato di lei in parte perché voleva proteggerla dai suoi genitori. Tuttavia, al momento Gabby sembrava cavarsela abbastanza bene da sola.

      “Sì, è la mia carriera e la mia vita,” disse sua moglie, “e solo io ho voce in Capitolo su come le gestisco entrambe. Bene” - gli lanciò uno sguardo affettuoso - “Dash e io siamo una squadra adesso.”

      Gli occhi di Marie si restrinsero fino a diventare delle fessure, lanciando pugnali invisibili a Dash. “Sei fortunato che non abbiamo chiamato la polizia.”

      “Per cosa? Siamo fuggiti. Siamo sposati. Non ho dovuto costringere Gabby, perché lei è convinta tanto quanto me.”

      “Esatto, mamma”, aggiunse Gabby. “Non puoi dirmi cosa devo fare. Nessuno di voi due può farlo. Non siete più i miei manager. Infatti, sono alla ricerca attiva di nuovi rappresentanti.”

      Walter afferrò il certificato di matrimonio, agitando il pugno col foglio in faccia alla figlia. “Questo non è un matrimonio. Ci si sposa in chiesa, con un prete, con l’approvazione di Dio. Questa” - strappò il foglio tra le dita - “è una farsa.”

      “Ehi, non farlo.” Dash sfiorò il certificato ma Marie, riuscendo in qualche modo ad afferrare l’ombrello senza che lui se ne accorgesse, gli agitò l'estremità appuntita verso il viso.

      “Avrei dovuto tenerti d'occhio meglio sul set. Per tutto questo tempo ho pensato che Reed ci provasse con lei, invece no... succede sempre con chi meno te lo aspetti.”

      Il loro co-protagonista Reed era gay e aveva una relazione con uno sceneggiatore, ma lui non lo disse. Voleva ridere per questo confronto: si era trasformato da spaventoso a ridicolo. Forse Marie potrebbe riprendere la sua carriera da attrice, dopotutto, e provare a fare dei provini per il ruolo di suocera pazza.

      “Menomale che abbiamo assunto quell'investigatore privato, anche se siamo arrivati troppo tardi per impedire il matrimonio”, mormorò Walter.

      “Cosa!” Gabby si precipitò a fianco a Dash, furiosa quanto lui. “Ci avete fatto seguire? Cosa avete che non va voi due?”

      Sua madre continuò, senza ascoltare. “Non è un grosso problema, Walter. Troveremo un modo. Chiameremo Wayne e lui le farà ottenere un annullamento...”

      “Non lo farete. È mia moglie. Io sono suo marito. Quale di queste affermazioni non riuscite a capire?” Adesso parlava lentamente e il tono della sua voce aumentava. Gabby lo aveva avvertito che i suoi genitori non avrebbero preso bene la notizia, ma non si aspettava di assistere a un rifiuto totale e a dei complotti per annullare tutto mentre lui era lì di fronte a loro.

      “Gabby, dov’è la tua valigia?” Marie camminava su e giù per la stanza. “Sai cosa, dimentica i bagagli. Vestiti. Ce ne andiamo.”

      Basta con questa merda. Dash toccò la spalla di Walter e lo guidò verso l'uscita. “No, sapete cosa? Andatevene voi.

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