La Proposta Del Miliardario. Jambrea Jo Jones

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La Proposta Del Miliardario - Jambrea Jo Jones

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gli serviva era convincere suo padre a lasciar perdere la sua vita sentimentale.

      “Sono contento della mia vita, papà.”

      “No, figliolo. Sei fottuto, nel vero senso della parola. Non è sempre sinonimo di felicità.” Jackson sospirò nel telefono. “I soldi aiutano molto, ma non ti terranno al caldo di notte né ti aiuteranno quando sarai malato.”

      “È un po' indelicato da dire, papà, ma il sesso mi rende felice.” Beh, per quanto felice potesse essere.

      “No, vuol dire che sei soddisfatto, per il momento. Voglio che tu sia felice per il resto della tua vita.” La voce di suo padre si era ridotta quasi a un sussurro.

      “E se non riesco a trovare questa felicità?” sussurrò Remi di rimando.

      “Voglio che almeno ci provi. È davvero chiedere troppo?”

      “Sì. Puoi pensare di conoscere bene la mia vita ma non è così. E non ho tempo per quello che stai progettando. Sono nel bel mezzo delle trattative per rilevare una società siderurgica. Sai che avere un posto in cui lavorare personalmente il metallo che utilizziamo ridurrebbe notevolmente i costi di fabbricazione dell'azienda. Occupa quasi tutto il mio tempo e cercare un ragazzo con cui uscire non è semplice e istantaneo.” Remi sospirò. Si stava arrabbiando di nuovo.

      “L'azienda siderurgica non va da nessuna parte. L'affare è quasi concluso. Se riesci a trovare il tempo per cercare un uomo con cui andare a letto, puoi trovare lo stesso tempo per uscire con qualcuno. Vorrei almeno vederti provarci. Non voglio che tu finisca come me, un vecchio che ha perso l'amore della sua vita e che morirà da solo. Hai quasi quarant'anni e io di certo non divento più giovane. Se mai avrai dei figli, voglio poter essere ancora un buon nonno.”

      “Cazzo, papà.” Remi si strofinò il petto. Suo padre non sembrava demordere.

      “È vero, ci sono andato pesante con te, figliolo. Ma dopo la morte di tua madre mi sono reso conto di quanto avessi perso. Era la mia anima gemella e ora mi ritrovo da solo. Non voglio che tu raggiunga i sessant'anni e continui a cercare storie di una notte. Voglio che tu abbia qualcuno che ti aspetti a casa, o che trovi te ad aspettarlo quando torna, e che ti amerà tanto quanto tua madre ha amato me.”

      “Questo è ricatto emotivo.” Remi rise. O quello oppure scoppiare a piangere. Pensare a sua madre lo faceva ancora sentire devastato. Pensare a lei avendo dormito solo un paio di ore e senza aver bevuto almeno una tazza di caffè? Sarebbe morto prematuramente.

      “Devo giocare tutte le mie carte, figliolo.”

      Suo padre stava sorridendo dall'altra parte del telefono. Remi riusciva a sentirlo nella sua voce. “Papà…”

      “Remi.”

      “E va bene. D'accordo.” Riusciva a capire quello che stava provando suo padre e faceva schifo. Remi odiava il fatto che l'uomo si fosse ritrovato da solo. Cercava di vederlo il più possibile, perché adesso erano solo loro due contro il mondo intero, ma sapeva di non essere un valido sostituto di sua madre.

      “Ottimo. Siamo ancora d'accordo per cenare insieme?” Suo padre sembrava speranzoso.

      “Sì, porterò il vino.” Remi non avrebbe smesso di vedere suo padre, qualunque cosa fosse successa.

      Jackson si schiarì la gola. “Ti voglio bene, figliolo.”

      “Ti voglio bene anche io, papà.”

      Remi riagganciò e si mise di nuovo comodo sulla sedia. Il mal di testa che aveva cercato di combattere per tutta la mattina si stava facendo più forte. Chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie. Che diavolo devo fare?

      Non voleva che il suo cuore si spezzasse di nuovo, ma voleva anche poter dare a suo padre quello che gli aveva chiesto. Merda. Doveva uscire con qualcuno e mostrare a suo padre che faceva sul serio. Poteva vivere senza soldi ma quella sorta di ultimatum riguardava molto più del denaro. Ma dove diavolo avrebbe trovato qualcuno adeguato ad uscire con lui? Era felice di essere un playboy. Certo, in realtà non usciva più così tanto come in passato. Stava cercando di rendere solida la propria vita, anche se non nel modo che suo padre sperava.

      Remi avrebbe dovuto pensarci più tardi, però. La prima cosa che doveva fare in quel momento era trovare del caffè, e poi dedicarsi ad alcuni documenti. Spinse indietro la sedia e uscì dall'ufficio, salutando Sara Jo con un cenno quando le passò davanti.

      A Remi piaceva gestire l'officina siderurgica. Quel settore dell'azienda era tutto suo. L'aveva costruito dal niente. Stavano perdendo potenziali profitti perché dovevano pagare altre aziende sia per acquistare i metalli che per lavorarli. Ora che stavano ampliando quel settore avrebbero potuto gestire tutto da soli. Avevano iniziato con piccoli progetti, poi progetti di media grandezza e infine erano diventati l'azienda di riferimento della città. Di solito era suo padre che si occupava del lato amministrativo della società ma l'officina siderurgica era la creatura di Remi, che aveva capito di dover fare qualcosa di concreto per ridurre i costi di estrazione e lavorazione quando aveva visto le bollette da pagare.

      Le macchinette del caffè erano situate nella sala relax al centro dell'edificio, così gli ingegneri – che creavano i progetti e si assicuravano che le strutture in acciaio reggessero – potevano arrivarci con la massima facilità. Almeno conosceva i nomi di tutti, anche se non li vedeva né parlava con ognuno di loro ogni singolo giorno. Si fidava del suo staff e sapeva che portava a compimento i progetti anche senza avere il suo fiato sul collo.

      Sara Jo era nel bel mezzo della pianificazione di una cena aziendale, uno dei suoi compiti come sua segretaria. Era qualcosa che a Remi piaceva fare per mostrare gratitudine e apprezzamento per il duro lavoro svolto da tutti. Avevano passato un paio di mesi difficili, con molte cose di cui occuparsi e giornate piene di straordinari. L'officina aveva dovuto lavorare il doppio del normale quando l'impianto locale della General Motors aveva chiuso in modo che ingegneri e operai potessero entrare e inserire ulteriori condotti. C'era sempre così tanto da fare ultimamente. La ferrovia aveva bisogno di acciaio per le rotaie, la scuola locale necessitava di nuovi corrimani per le porte di emergenza per mettere in sicurezza l'edificio…

      Essendo una officina che si occupava di lavorare il metallo ricevevano ogni genere di lavoro. Lui stesso aveva approvato alcuni progetti proprio qualche giorno prima e dovevano portarli a termine in fretta per potersi dedicare a lavori più grandi, come la costruzione di una torretta per il liceo, in modo che il guardiano potesse controllare l'intero campo e l'allenatore tenere d'occhio la squadra di football, o preparare le lamine d'acciaio e le longarine, in modo che la divisione edile potesse riparare il tetto del college prima che iniziasse il semestre.

      Avevano tutti bisogno di una pausa. Se non avessero rallentato un po', il livello di attenzione sarebbe inevitabilmente calato e la sicurezza sarebbe stata a rischio.

      Remi affrettò il passo, già pregustando il sapore del caffè. Se Sara Jo non fosse stata occupata ad organizzare la cena aziendale le avrebbe chiesto di prenderlo al suo posto, ma cercava di non distoglierla dal lavoro per cose tanto semplici. Le gambe di Remi funzionavano benissimo e poteva servirsi da solo. Le chiedeva di prendergli il caffè solo in casi eccezionali.

      Se ne versò una tazza abbondante, tornò verso il proprio ufficio e chiuse la porta. Aveva un paio di scadenze di cui occuparsi e voleva mettere insieme i progetti, così da averli organizzati e a portata di mano durante la riunione. Si trattava di uno dei suoi progetti preferiti degli ultimi tempi, quello che riguardava la ristrutturazione dell'ultimo piano dell'edifico storico dell'Embassy Theatre. Concentrarsi sul lavoro

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