Insieme Per Trinity. Bella Settarra

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Insieme Per Trinity - Bella Settarra

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non era ancora sicuro per lei tornare tra le macerie per controllare. Nel frattempo, doveva consolarsi col pensiero che il più recente dei suoi progetti era stato salvato sulla chiavetta USB che aveva messo in borsa. Per fortuna quel giorno maledetto non aveva avuto il tempo di chiuderla nella cassaforte perché era stata impegnata a litigare con Kevin.

      “Dannazione,” imprecò poco dopo, guardando la barra del download sullo schermo fermarsi improvvisamente. “Non riesco a caricare il programma di grafica.”

      “C'è un negozio di computer ad Almondine. Possiamo andarci domani, cosa ne pensi?” disse zia Sylvia, guardando l'orologio. Erano quasi le cinque e i negozi sarebbero stati già chiusi quando fossero arrivati in città.

      “Penso di non avere altra scelta,” rispose Trinity con un sospiro scoraggiato. “Non riesco a capire cosa c'è di sbagliato. Continua a provare a caricare e poi si interrompe. Non capisco perché.” Si accigliò. Era stata così felice quando il nuovo computer era finalmente arrivato, e ora sembrava che tutto fosse stato inutile.

      “Beh, io per oggi ho finito. Penso che uscirò e mi godrò un po' di sole prima che tramonti,” annunciò lo zio Frank, alzandosi dalla scrivania.

      Trinity fece una smorfia, chiedendosi se in realtà l'uomo non se ne stesse andando per lasciarla da sola, così che potesse occuparsi del problema in pace.

      Zia Sylvia seguì il marito fuori dalla porta, mentre Trinity continuava a fissare lo schermo. La connessione a internet sembrava stabile, così decise di cercare una possibile soluzione su un motore di ricerca. Valeva la pena provare.

      La nuova schermata di ricerca si aprì davanti ai suoi occhi, invitandola a indagare sul mondo intero. Trinity tamburellò con le dita sulla scrivania, pensierosa. Era strano usare il portatile nello studio di suo zio invece che sul minuscolo tavolo da pranzo in Nebraska. Chissà quando sarebbe tornata laggiù.

      Mentre la sua mente vagava, un pensiero la colpì all'improvviso. Non aveva visto il necrologio di Kevin sul giornale locale prima di partire e aveva sentito che il funerale si era svolto senza di lei. Ciò non significava che Trinity si fosse dimenticata di lui. Tutt'altro: non avendo prove materiali della sua morte, non riusciva ancora a credere che fosse realmente accaduto. Sembrava surreale.

      Premette alcuni tasti e lo schermo si aprì su un'altra finestra. La notizia della morte di Kevin, e del seguente funerale, era stata pubblicata, ma non sul giornale locale. Era stata inserita in uno dei grandi quotidiani cittadini, insieme a un biglietto in cui si chiedeva la presenza solo dei familiari.

      Trinity ribolliva. La famiglia di Kevin non voleva i suoi amici lì. Lacrime calde e piene di rabbia iniziarono a offuscarle la vista mentre leggeva l'avviso. 'Amato figlio di Oliver e Patricia Pulver' recitava. 'Fratello di Bernice e Timothy'. Sbatté le palpebre per leggere la riga seguente. 'Fidanzato di Poppy Witherington'.

      “Cosa?!” gridò, incredula. La bile le risalì lungo la gola e Trinity iniziò a tremare. Lesse la riga più e più volte, senza riuscire a credere ai propri occhi. Non aveva senso… oppure sì?

       * * * *

      “Hai finito?”

      Jarrod si voltò nel sentire la voce di Cordell. “Più o meno,” rispose con un sorriso, chiudendo il box di uno dei purosangue. “Perché me lo chiedi? Hai dei programmi per stasera?”

      “Mi è venuta voglia di andare a bere qualcosa più tardi.” Cordell fece un passo indietro per permettere a Jarrod di aprire la porta della stalla.

      “Oh, sembra un buon programma.” Jarrod ridacchiò mentre lo raggiungeva fuori. Si voltò per chiudere la porta e in quel momento squillò il cellulare di Cordell.

      “È Sylvia.”

      Jarrod si accigliò.

      Il viso abbronzato di Cordell si oscurò mentre ascoltava quello che la donna aveva da dirgli. “Arriviamo subito. Chiama i paramedici.”

      Jarrod prese le chiavi del pick-up dalla tasca e iniziò a correre verso di esso, seguito a ruota dall'amico. Erano già seduti e lui stava accendendo il motore quando Cordell gli spiegò cosa stava accadendo.

      “Si tratta di Frank. Sembra che Trinity abbia scoperto qualcosa. Quando glielo ha detto, l'uomo ha avuto una specie di attacco. Sylvia sta chiamando il 911.”

      “Cazzo! Come se quella famiglia avesse bisogno di altre preoccupazioni!.” Lo stomaco di Jarrod si strinse mentre percorrevano la strada.

      Cordell guardò fuori dal finestrino, serrando la mascella. “Sylvia è davvero preoccupata, soprattutto dopo l'ultima volta.”

      Jarrod si chinò e gli diede una pacca sulla spalla. La sua mente era in subbuglio, ma riusciva a vedere che Cordell era preoccupato per entrambi. “I paramedici sono arrivati in fretta.” Fermò il pick-up di fianco all'ambulanza.

      La porta d'ingresso era aperta, quindi entrarono subito.

      “Grazie al cielo siete qui.” Sylvia si precipitò verso di loro quando la raggiunsero nello studio. “I paramedici si stanno occupando di lui.”

      Cordell le mise un braccio intorno alle spalle e la guidò verso la cucina. Trinity stava già versando i caffè.

      “Cos'è successo?” Jarrod prese una delle tazze e la porse a Sylvia.

      La donna si sedette pesantemente su una sedia mentre Cordell continuava a tenerla stretta a sé. Il suo viso era pallido come uno straccio e stava tremando. “Abbiamo sentito Trinity gridare qualcosa e ci siamo precipitati nello studio per vedere quale fosse il problema. Frank si è fermato di colpo. Ha detto che si trattava del suo braccio.”

      “Il sinistro?” domandò Cordell.

      Sylvia lo fissò e annuì.

      “Pensi che si tratti di nuovo del suo cuore?” chiese Jarrod.

      “Il suo cuore?” La voce di Trinity era brusca e preoccupata al tempo stesso mentre si voltava per guardarlo.

      “Sì. Quando hai avuto un attacco di cuore, è abbastanza facile che succeda di…”

      “Vediamo cosa dicono i paramedici,” lo interruppe Cordell.

      Il cuore di Jarrod si strinse mentre si ricordava, troppo tardi, che a Trinity non era stato detto niente dei problemi di salute di suo zio. Dannazione!

      Trinity impallidì e serrò la mascella.

      “Era un po' a corto di fiato, ma ci siamo precipitati a vedere quale fosse il problema,” disse Sylvia, la voce e il viso intrisi di preoccupazione. “Avrei dovuto capirlo…” Scosse la testa.

      “La colpa è mia. Non avrei dovuto gridare in quel modo. Vi ho fatti preoccupare,” borbottò Trinity.

      “Scusami. Avrei dovuto pensare prima di aprire bocca.” Jarrod sospirò, scrutando il viso di Trinity. “Vado a vedere se ci sono novità.” Si alzò, ansioso di uscire da lì.

      “No, penso che dovrei andare io,” rispose Trinity acidamente, alzandosi in piedi.

      Jarrod si voltò verso di lei, sorpreso.

      “Forse

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