Insieme Per Trinity. Bella Settarra

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Insieme Per Trinity - Bella Settarra

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subito non era stato del tutto d'accordo.

      Trinity si sedette di nuovo e Jarrod fece un cenno a Sylvia, prima di dirigersi verso lo studio. Frank era seduto sul pavimento e respirava pesantemente attraverso una maschera per l'ossigeno.

      “Stavamo venendo a parlare con voi,” gli disse un medico dai capelli rossi con un sorriso. “Non c'è niente di cui preoccuparsi. Sta bene.”

      Jarrod tirò un sospiro di sollievo. “Si tratta di nuovo del suo cuore?”

      Il medico guardò Jarrod. “No. Il suo cuore sta bene. Gli abbiamo fatto un controllo approfondito e non c'è niente che non vada.”

      Jarrod si accigliò. Frank aveva un aspetto migliore di quanto si aspettasse, e aveva anche un bel colorito, sicuramente migliore di quello che aveva sua moglie, in effetti.

      “Sylvia ha detto che era senza fiato e che gli faceva male il braccio.

      L'altro paramedico, che stava riponendo l'attrezzatura, si voltò nella sua direzione. “Era seduto in giardino e si è alzato in fretta per correre nello studio. Aveva paura che fosse successo qualcosa e ha avuto un lieve attacco di panico. Questa è l'unica ragione per cui gli abbiamo messo la maschera dell'ossigeno: per calmarlo un po'. Il braccio gli faceva male perché ha cercato di usarlo.” Puntò un dito accusatorio contro Frank, che lo guardava con aria colpevole. “È stato ingessato per un motivo.”

      Jarrod voltò lo sguardo verso la scrivania e vide una pila di libri che non c'era l'ultima volta che lui e Cordell erano stati lì. Anche i documenti erano in ordine, quindi immaginò che l'uomo stesse controllando i conti di casa o qualcosa del genere. Si rilassò lentamente. “Gli altri possono vederlo?”

      “Sì, certo.” Il ragazzo dai capelli rossi annuì.

      “Penso che adesso possiamo togliere anche questa,” disse l'altro medico, rimuovendo con cura la maschera dell'ossigeno dal viso leggermente arrossato di Frank.

      “Frank sta bene. Potete entrare.” Jarrod si appoggiò allo stipite della porta della cucina e sorrise alle facce speranzose che lo fissavano.

      Zia Sylvia scoppiò in lacrime mentre Cordell l'aiutava ad alzarsi, e Jarrod vide Trinity deglutire e prendere un respiro profondo mentre li seguiva lungo il corridoio.

      “Non devi preoccuparti,” le disse Jarrod. “Sta bene.”

      Trinity si girò per affrontarlo, fissandolo con rabbia. “Sì, e tu lo sai, giusto? Sembra che tu sappia tutto della mia famiglia!” Gli sputò addosso quelle parole e Jarrod la fissò con le sopracciglia aggrottate.

      Fortunatamente, Cordell aveva già portato Sylvia nello studio. Jarrod riusciva a sentirla parlare col marito. Sarebbe stato un bel problema se l'anziana signora avesse assistito a quello sfogo. Il sangue gli ruggiva nelle vene mentre afferrava il braccio di Trinity e la tirava a sé per fronteggiarla.

      “Dov'è il problema?” chiese, sorpreso dal fuoco nei suoi occhi. “Avevi già un sacco di cose di cui occuparti, è per questo che non te l'hanno detto. Cordell ed io eravamo qui quando Frank si è sentito male circa un anno fa. Ci siamo semplicemente presi cura di lui e di tua zia. Da allora gli diamo una mano quando hanno bisogno di aiuto.”

      “Sì, scommetto che lo fate,” rispose lei, masticando le parole.

      Jarrod stava per lasciarla andare, ma la sua reazione gli fece stringere più forte la presa. Le sue unghie rosa brillante si avvicinarono pericolosamente al suo viso, e Jarrod si tirò indietro appena in tempo per evitare di essere graffiato.

      “Sei proprio un gatto selvatico, vero?” Si chinò in avanti e mormorò quelle parole non appena fu sicuro che le sue mani fossero abbastanza lontane dalla sua pelle. Così vicino a lei riusciva a sentire il suo profumo inebriante.

      “Sei sicuro di volerlo scoprire?”

      Jarrod era sorpreso di quanto gli piacesse stare così vicino a quella ragazza, e il modo in cui i suoi occhi verdi lampeggiavano di rabbia era incredibilmente eccitante. Non aveva mai visto così tanta vita nel suo sguardo, prima di allora, ed era un cambiamento decisamente interessante. Lui e Cordell avevano sospettato che non fosse timida e riservata come appariva. I suoi capelli colorati e le unghie rosa avevano suggerito esattamente quello.

      “Forse.” Mantenne il tono di voce volutamente basso e roco mentre sussurrava quell'unica parola nel suo orecchio, e sentì che il suo corpo esile e minuto improvvisamente smetteva di resistere.

      Trinity si ammorbidì nella sua presa e, per un secondo, il suo viso sembrò brillare di interesse mentre i loro sguardi si intrecciavano l'uno all'altro.

      “Venite nello studio. Frank è…” Cordell si fermò di colpo sulla soglia della stanza.

      Jarrod sapeva che il suo amico aveva paura di aver appena interrotto qualcosa, ed era esattamente quello che era accaduto. “Cosa ne dici? Vuoi andare a vedere come sta tuo zio o preferisci stare qui a rimproverarmi perché mi preoccupo per lui?” Sperava quasi che lei facesse un sorriso sarcastico, rendendosi conto che la stava solo prendendo in giro, ma le sue labbra rimasero immobili.

      Il viso di Trinity si tese di nuovo mentre socchiudeva gli occhi con rabbia. “Io voglio bene a mio zio,” sibilò.

      Jarrod scosse la testa con un sospiro e le liberò le braccia. Trinity ne approfittò per voltarsi ed entrare subito nello studio.

      “Tutto bene?” chiese Cordell non appena rimasero da soli. “Mi sono sicuramente perso qualcosa.”

      Jarrod gli sorrise. “Va tutto bene, amico,” lo rassicurò.

      Cordell lo guardò un po' sospettoso. “Non mi sembrava che per Trinity andasse tutto bene, poco fa.”

      Jarrod ridacchiò, scuotendo la testa. “Quella ragazza ha senza dubbio alcuni problemi da risolvere,” gli disse.

      “Possiamo aiutarla in qualche modo?”

      “Probabilmente sì.” Jarrod rifletté per un momento. “Anche se avremo il nostro bel da fare per riuscire a convincerla ad accettare il nostro aiuto.”

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