Insieme Per Trinity. Bella Settarra

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Insieme Per Trinity - Bella Settarra

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immaginari e costruiva nidi segreti tra i cespugli. D'istinto, giocherellò con il piccolo anello d'oro a forma di cuore che indossava sempre.

      Con sua grande vergogna, si rese conto che non era più tornata lì da quando sua madre era morta. Zia Sylvia e zio Frank erano stati contattati dall'ospedale nello stesso momento in cui Trinity era stata chiamata per essere informata che sua madre era stata ricoverata. Si rimproverava ancora di essere stata all'università invece che a casa a prendersi cura di lei. Ma la mamma non era sembrata affatto malata. La malattia all'epoca era in remissione e tutti si aspettavano che stesse bene. Non avevano motivo di sospettare che il cancro al seno sarebbe improvvisamente tornato e avrebbe attaccato il suo corpo in modo così violento. Quando i medici si erano resi conto di cosa si trattava, quel male terribile era già divenuto incurabile. La mamma era morta tra le sue braccia con zia Sylvia e zio Frank seduti al capezzale.

      Sarebbe sempre stata grata agli zii per il modo in cui si erano assunti la gestione degli affari di sua mamma. Non appena le era stato diagnosticato un cancro per la prima volta, la mamma aveva scritto il testamento e aveva messo da parte i soldi per il suo funerale, per ogni evenienza. Ne avevano persino riso quando si era ripresa, scherzando su come quei soldi "sarebbero comunque stati utili, un giorno".

      Dopo il funerale, zia Sylvia aveva insistito per aiutare Trinity mentre la ragazza cercava di tornare in sé. Per fortuna era già abbastanza avanti negli studi, e prendersi una breve pausa per assimilare il lutto non aveva influito affatto sui suoi voti. La mamma era stata così orgogliosa del suo ingresso al college che Trinity riteneva obbligatorio finire gli esami e laurearsi. Glielo doveva. Il giorno della laurea, zio Frank e zia Sylvia erano stati lì per sostenerla, assicurandole che anche sua madre l'aveva osservata ed era orgogliosa di lei.

      Mentre faceva scorrere la mano sui lillà profumati che sbocciavano sul vecchio albero, si ricordò di quanto piacesse quel posto a sua madre. Si vergognava di non essere tornata più spesso nei due anni successivi alla sua morte. I suoi zii non stavano diventando più giovani, e avrebbero potuto aver bisogno del suo aiuto, quell'aiuto che la famiglia dovrebbe sempre dare. Le bruciava il fatto che si affidassero ai loro vicini perché lei era a migliaia di chilometri di distanza, nel Nebraska.

      Due splendidi volti le balenarono davanti agli occhi e Trinity imprecò contro se stessa per essere rimasta così colpita da loro. C'erano stati alcuni momenti, in cucina, in cui aveva davvero provato qualcosa nei confronti dei due cowboy. Attrazione? Affetto? Qualunque cosa fosse, doveva sparire. Kevin era stato seppellito solo un paio di settimane prima, e di sicuro adesso Trinity non cercava nessun tipo di relazione… e forse non l'avrebbe mai più cercata.

      Capitolo Tre

      Zia Sylvia chiamò un taxi per farsi portare con Trinity ad Almondine la mattina successiva.

      “Tua zia non vedeva l'ora di passare un po' di tempo tra donne,” annunciò lo zio Frank mentre Trinity si sedeva per fare colazione. “Proprio non capisco perché a voi ragazze piaccia tanto lo shopping,” la prese in giro con un sorriso. “Hai dormito bene, dolcezza?”

      “Sì, grazie, zio Frank.” Trinity sorrise. “Mi ero quasi dimenticata quanto fosse tranquillo e silenzioso questo posto. Potrei abituarmi.” Era rimasta sorpresa di quanto bene avesse dormito. Era la prima volta dall'incidente, avvenuto due mesi prima, che non passava la notte a rigirarsi tra le coperte. La stanzetta in cui aveva alloggiato al Fucsia Falls Hotel, nel Nebraska, era caldissima e il letto era il più scomodo sulla faccia della terra.

      Lo zio Frank annuì. “Bene. Puoi rimanere tutto il tempo che vuoi.”

      “Dovrò tornare in Nebraska, prima o poi,” rispose Trinity, dando un morso a un croissant. “Uhm, questi sono buonissimi.”

      “Pensavo che lavorassi come freelance?” Zia Sylvia si accigliò. “Non puoi lavorare da qualsiasi luogo? Voglio dire, non so molto di queste cose, ma non fai tutto sul computer in questi giorni? Di sicuro, non devi essere per forza in Nebraska, no?”

      “Penso che tua zia abbia intenzione di rapirti e tenerti qui per sempre,” disse lo zio con un sorriso complice. “Le piace avere un'altra donna in casa.”

      “Sicuramente è un cambiamento rispetto a tutti i cowboy che si aggirano nei dintorni,” protestò zia Sylvia, scherzosamente. “Penso che un po' di compagnia femminile mi farà solo bene.” Strizzò l'occhio a Trinity, che ridacchiò.

      “Non ti sei mai lamentata di quei cowboy,” la prese in giro lo zio Frank. “Sei praticamente una mamma per la maggior parte di quei ragazzi.”

      Trinity si accigliò. “Di chi state parlando?”

      “Beh, Aiden e Ben Fielding, tanto per cominciare.” Frank si rivolse alla nipote. “Forse ti ricordi di loro. Possiedono il ranch dall'altra parte della città.”

      “Vagamente. Avevano anche una sorella, se ricordo bene. Josie, vero?” Trinity era contenta di ricordare con facilità tutte quelle cose nonostante non tornasse lì da un bel po' di tempo. Le sembrava in qualche modo più familiare.

      "Sì, continuo a chiedere a Josie di portare qui il piccolo Curtis, ma è così impegnata che difficilmente riesco a vederli.” Zia Sylvia mise il broncio.

      “Curtis?” Trinity si accigliò, cercando di associare un volto a quel nome.

      Zia Sylvia sorrise. “Josie ha avuto un bambino. Dovrebbe avere quasi diciotto mesi. È bellissimo. E anche Aiden si è sposato. Sua moglie Maggie è meravigliosa. La adorerai.”

      Frank annuì. “E, naturalmente, Cordell e Jarrod, che hai incontrato ieri sera. Potrebbero anche trasferirsi qui in pianta stabile, visto quanto tempo ci passano.” Finse di essere annoiato, ma zia Sylvia stava ridendo.

      “Non mi dispiacerebbe affatto,” disse la donna. “Sono i benvenuti in qualsiasi momento. Gliel'ho detto. Valgono tanto oro quanto pesano.”

      Trinity alzò lo sguardo sorpresa.

      “Beh, devo ammettere che non so dove saremmo senza di loro,” concordò zio Frank, “specialmente quando quel dannato tubo dell'acqua si è rotto lo scorso inverno. Sono arrivati senza che chiedessi loro niente e se ne sono occupati da soli, nonostante lavorassero a tempo pieno al ranch. Hanno lavorato per un giorno intero, assicurandosi che avessimo un qualche tipo di riscaldamento e un posto asciutto dove dormire.”

      “Solo perché ti sei rifiutato di trasferirti per un po',” gli ricordò zia Sylvia.

      “Non volevo andarmene come se nulla fosse e lasciarli a sistemare il nostro macello,” rispose lo zio.

      “Non gli sarebbe dispiaciuto.”

      “Beh, ci siamo divertiti molto, no? Nonostante tutto il lavoro che dovevano fare, erano così allegri, sempre a fare battute e cose del genere. In loro compagnia sembrava di essere a una festa.” Ridacchiò, ricordando quel momento.

      Zia Sylvia rise, scuotendo la testa. “Ammetto che è stato divertente.”

      Trinity non disse nulla mentre gli zii continuavano a ricordare il giorno in cui i due cowboy li avevano aiutati a riparare la casa dopo che il tubo aveva allagato il piano terra.

      “Quindi li conoscete bene?” chiese dopo un po'. Non sapeva perché, ma il pensiero che sua zia e suo zio andassero così d'accordo con i due uomini la irritava un po'. Sarei dovuta essere qui per aiutarli.

      “Oh,

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