Sangue Scremato & Versi Violenti. Angel Martinez

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Sangue Scremato & Versi Violenti - Angel Martinez

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Era difficile immaginare che alzasse mai la voce. «Allora, come posso aiutarvi, agenti? State cercando un antico manoscritto?»

      «Forse». Carrington si mosse a disagio sulla sedia di metallo, appoggiò una caviglia sul ginocchio, incrociò le gambe, infine passò a una posa rilassata a gambe allungate. La nonchalance era più difficile quando ti faceva male il sedere. «Abbiamo incontrato uno strano libro oggi. O meglio, io l’ho incontrato. Amanda non l’ha visto».

      Erasmus aveva una matita pronta su un blocco note come se avesse avuto bisogno di prendere appunti. «Era strano l’argomento? La lingua?»

      «Ha colpito in faccia Carr, l’agente Loveless, con delle parole».

      «Delle… parole?» Erasmus mise giù la matita e si tirò il lobo dell’orecchio destro. «Non sono sicuro di capire».

      «Ho avuto un incontro paranormale questo pomeriggio». Carrington si spostò di nuovo in avanti, le mani unite tra le ginocchia. A volte il contatto visivo prolungato aiutava i normali umani a credere a quello che diceva, anche se doveva ammettere che funzionava meglio con quelli di scarsa intelligenza. «C’era un libro su un tavolo che si muoveva per conto suo. Si è dondolato un po’ sulla copertina e quando ho tentato di parlargli mi ha lanciato contro delle parole offensive. Effettive lettere fisiche che mi hanno colpito alla testa».

      Lo strattonamento d’orecchio peggiorò ed Erasmus aprì la bocca parecchie volte prima di sbottare con: «Un libro l’ha presa a pugni?»

      Carrington si lasciò ricadere la testa tra le mani.

      «A volte se lo dimentica». La voce di Amanda tremava e non era per le lacrime. «Non tutti hanno a che fare con la merda che vediamo noi. Alcune delle cose paranormali in cui ci imbattiamo sono cose normali. Come vampiri e lupi mannari».

      Erasmus fece un verso che avrebbe potuto fungere anche da cigolio di una sedia. «D’accordo. Immagino che per la vostra unità quelli siano normali… più o meno».

      «Già. Ma a volte ci imbattiamo in cose che dovrebbero essere immuoventi… Carr? Qual è la parola?»

      «Inanimate».

      «Quello. Ma quelle cose si muovono di loro volontà. Abbiamo un giubbotto spaccone che è una specie di consulente per la stazione. Pensa di essere divertente, ma il suo cuore è al posto giusto. Anche se… Sai cosa intendo. Quindi questo libro si muoveva per conto suo. Carr ha pensato che forse poteva parlarci, invece lui gli ha sputato contro brutte parole dure. Gli ha perfino lasciato il segno».

      «Portando il concetto di parole che feriscono un po’ troppo oltre». Erasmus gli mise una mano sulla spalla e la lasciò lì fino a quando Carrington alzò lo sguardo. «Sta bene?»

      Arrestato da caldi occhi scuri, lui annuì. Occhi adorabili. Se solo fosse più grosso. Un po’ meno scheletrico. «Sì, bene. Mi hanno tirato addosso di peggio. Il motivo per cui siamo venuti qui è chiedere se tu o i tuoi colleghi abbiate mai sentito parlare di un libro simile».

      «Non ho mai sentito niente del genere». Erasmus riprese la matita. «Cosa le ha detto? O, ah, tirato addosso? Se è qualcosa che non le dispiace dirmi».

      Carrington si sforzò di ricordare tutte le parole volanti, ma lo shock del momento le aveva allontanate quasi tutte. «Temo di non poterle citare testualmente. Di sicuro c’era qualcosa sulla pelle d’anguilla. E una lingua secca di bue».

      Erasmus sbuffò dal naso e si strozzò, alzando una mano mentre tossiva per riprendere il controllo. «Mi dispiace. Non è davvero divertente».

      «Già. Sono piuttosto sicura che lo sia», disse Amanda, anche se non aveva fatto neppure un sorriso.

      «Un attimo. Sembra Shakespeariano». Erasmus scrisse rapidamente sul telefono. «Sì. Lo è. Enrico IV, Parte 1».

      «Con Falstaff?» Carrington prese il telefono che gli veniva porto, ed eccola là, l’esatta citazione che gli era saltata addosso, nel contesto della sua scena della commedia. «Sì. Hal e Falstaff che si scambiano insulti. Ecco cosa mi ha lanciato contro il libro».

      Un sorriso luminoso aveva acceso il volto di Erasmus al riconoscimento del personaggio da parte di Carrington, al punto che si sarebbe pensato che avesse detto qualcosa di enormemente intelligente e originale. Lui capiva, ovviamente. Fare una citazione letteraria ed essere capiti da qualcuno? Valeva un sorriso.

      «Potrebbe aiutare a rintracciare il libro, se sapessimo qual è il suo contenuto». Erasmus scribacchiò sul suo blocco, lettere del tutto aliene per quanto riuscì a dire Carrington. Avrebbe potuto esserci un’H da qualche parte là in mezzo. «Può descrivere l’aspetto del libro? Dimensioni? Copertina?»

      Carrington ripescò tutto quello che riusciva a ricordare accompagnato da un furioso scribacchiare illeggibile.

      Alla fine, Erasmus alzò di nuovo lo sguardo. «Di sicuro è qualcosa da cui cominciare. Non mi è familiare questo libro e non posso fare promesse. Ma lo farò vedere a tutti e lo cercheremo per voi».

      Carrington si alzò e tese la mano, ricevendo una calda, solida stretta. «Grazie, signor… Erasmus. Apprezziamo il tuo aiuto».

      «Nessun problema. Grazie a voi, agenti».

      Amanda stava decisamente sforzandosi di non sorridere. «Per cosa?»

      «Per essere venuti da noi. Ai Libri Rari. Questo è davvero eccitante».

      Carrington gli passò un biglietto da visita con la promessa di tenersi in contatto. «Chiama se il reparto dovesse scoprire qualcosa, qualunque cosa, per favore».

      Mentre uscivano dalla biblioteca, Amanda tenne lo sguardo davanti a sé e mormorò: «Sembrava gentile».

      «Manda. Non cominciare».

      «Cosa? È vero. E il mio gaydar è andato fuori scala».

      «Non ho dubbi, e sono sicuro che sia un uomo adorabile. Solo che non è il mio tipo, da nessun punto di vista».

      Lei gli ficcò un dito nella spalla mentre uscivano nella pioggerellina. «Potresti provare qualcosa di diverso, invece del tuo solito stupido tipo».

      «Deve esserci un po’ di elettricità, di chimica! E poi senti chi parla. Ahi!» La seconda ditata era stata molto più forte.

      «Non sono io quella che viene scaricata ogni settimana. Almeno mi prendo delle pause nel frattempo».

      «La mia ultima volta è stata settimane fa. Vieni?»

      «Nah. La mia auto è laggiù». Amanda agitò una mano verso l’area di parcheggio al di là del suo palazzo. «Ti vengo a prendere domani mattina».

      Giusto. Turno di giorno domani. Per ragioni di sicurezza, a lui non era permesso guidare durante i turni di giorno. Carrington augurò la buonanotte con un gesto della mano e salì nel suo appartamento per bersi un cocktail, che nel suo caso era un bicchiere di globuli rossi lavati con un ombrellino ficcato dentro.

      Ah, la vita folle e maligna di un vampiro.

      Capitolo Due

      «Loveless! Nel mio ufficio! Ora!»

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