Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2. Bertini Giuseppe
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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2 / Di tutte le nazioni sì antiche che moderne
Vantavasi Arlecchino in sulle scene di aver fatto molto rumore al mondo, perchè servito avea alcun tempo di tamburo in un reggimento. L'autore di queste riflessioni con maggior ragione di Arlecchino può vantarsi di aver fatti de' rumori nel mondo letterario, or con una lettera, poi con un'altra, come Musico: poi con un Panegirico, come Oratore: e finalmente con le presenti Riflessioni, come Critico1. I primi ed ultimi accessi della sua tipomanìa non gli hanno prodotto che sintomi musici, e da queste sue riflessioni musico-critiche ben può giudicarsi, s'egli possiede l'arte di far rumore: Sunt verba, et voces, prætereaque nihil. Ma lasciamo da parte queste bagattelle, andiamo al serio.
Credendosi costui essere un gran barbassoro, alza cattedra di critica, di logica, di musica, ed in tuono della più ridicola pedanterìa, dà avvertimenti, spaccia delle massime, profferisce sentenze. Attacca egli da prima il titolo del mio Dizionario come meno modesto di quello de' Signori Choron, e Fayolle (di cui non ne sa che il solo titolo da me riferito nell'Introduzione), perchè costoro si contentano di chiamare il suo solamente Storico, ed io ho dato in oltre al mio il nome di Critico. Nel suo Lexicon, critico impertinente e satirico sono sinonimi, ed in questo senso infatti possono dirsi critiche le di lui riflessioni. Io non starò qui a dar la vera idea di tal nome, poichè da niuno fuorchè da lui s'ignora. Veggiamo però (sono sue parole) quanto in conseguenza dell'intento condotto a fine, possa il nuovo dizionario del Bertini meritare il titolo che lo decora; e diamo a questo autore qualche utile avvertimento per la continuazione della sua opera. Si ammiri quì la modestia del nostro critico, e la generosità insieme di comunicare i suoi lumi. Pria che io gli faccia le mie scuse, di non esser ito in cerca delle sue vaste cognizioni, e gliene renda le dovute grazie per avermi in ciò prevenuto, favorirà dirmi ubi litteras musicas didicit? Dai bei libri, di cui egli ha regalato sinora il pubblico intorno alla musica, non dà certo grande idea delle sue cognizioni musicali, anzichè dà a divedere abbastanza, quanto sia in dietro rapporto alla conoscenza de' nuovi progressi di quest'arte, e scienza, e da migliori e più recenti scrittori, cosichè parmi che non sia egli in istato di darmi qualche utile avvertimento per la continuazione della mia opera, di cui quasi si lagna di non aver ancora felicemente che un sol volume, quasi che io mi fossi seco o col pubblico obbligato di dare in pochissimi giorni il compimento dell'opera.
Esaminiamo dapprima (prosiegue egli) l'introduzione per formar la quale confessa l'autore essersi servito dell'opera di M. Choron, Principes ec. All'ombra di questo celebre scrittore il Sig. Bertini spaccia delle opinioni che ci sono sembrate ardite, poco musicali e niente filosofiche. In ogni parola non vi scorgete che bile, malignità, contraddizione. Per far presente a' miei lettori sotto quanti e quali rapporti può considerarsi la musica, in una nota dell'introduzione a piè di pagina io li avverto che a formare un tal quadro mi sono servito dell'eccellente opera di M. Choron; ed egli ciò malignamente rileva, quasichè accusar mi volesse come plagiario, titolo che esclusivamente a lui cedo, e che a ragione egli merita per le sue rapsodie musicali, o lettere pretese filarmoniche. Chiama quindi celebre scrittore M. Choron, senz'avere altra notizia dell'esistenza di questo autore e de' suoi scritti, che dal mio Dizionario, ed all'ombra di costui, dice egli di aver io spacciate delle opinioni a suo parere ardite, poco musicali e niente filosofiche. Se queste opinioni appartengono a M. Choron, come par ch'egli l'insinui, perchè lo chiama celebre? Se non sono di costui, perchè dire che io le ho spacciate all'ombra del medesimo? Questo gran maestro di logica non sa abbastanza difendersi dai parologismi e dalle contraddizioni.
Prosiegue il critico. Dà egli (Bertini) una nuova definizione della composizione musicale in questi termini. La composizione è l'arte di far della musica. Così un inetto autor di rettorica definito avea l'eloquenza l'arte di far de' discorsi. Questo retore avea certo bisogno di studiar la logica. Quì sua industria stà nel gettar un pò di polvere negli occhi al suo lettore, e sorprenderne l'accortezza. Mette in antitesi la mia definizione con quella del suo inetto retore, e se gli riesce dar così ad intendere che l'una e l'altra manchi alle regole di una buona logica. Vediamolo, mentre egli ne esce con un salto, protestando che in quanto alla definizione del Bertini non si prende la pena di esaminarla.
Perchè una definizione sia compita ed esatta dee ella indicare il genere o la specie prossima a cui la cosa appartiene e la differenza che la distingue da tutte le altre del medesimo genere, o della medesima specie. Quindi vien bene definita la composizione l'arte di far della musica, perchè si contiene prossimamente nel genere d'ogni sorta di musica, e mal si diffinisce l'arte d'inventar dei canti e di accompagnarli con conveniente armonia, poichè questa differenza non la distingue abbastanza da tutte le altre specie di musica, che esser possono senza veruno accompagnamento. Quì non si tratta di Contrappunto, che non è se non un ramo della Composizione, e l'inganno del nostro Critico consiste nel confonder questa con quello, come espressamente lo aveva io avvertito di Sulzer alla pag. XX, del mio Discorso preliminare. Ma egli senza volersi prender la pena di esaminare, vuol far rumore a torto ed a dritto.
Venendo poscia l'autore (egli dice) all'enumerazione delle differenti parti che compongon la musica in generale, considera l'erudizione musicale come parte di quella riguardata quale scienza; ed eccoti in tal guisa confusa la storia colla scienza.
Da che nello scorso settembre uscì nel pubblico il Prospetto del mio Dizionario, per un principio di quell'urbanità e buona educazione, mercè la quale tanto riluce nel suo ordine2, e nella civile società questo Polifemo della pedanterìa, debaccando da per tutto recava argomenti della mia insufficienza, e ne deduceva a suo modo le prove da quel Prospetto medesimo: tra queste l'invincibile era a suo avviso l'aver io posto la storia nella classe delle scienze. Egli ha avuta una così dolce insieme e superba compiacenza di questa sua critica, che viene ora buonamente a ripeterla in queste delicate riflessioni. Ma se letto avesse il Cancellier Bacone nella divisione, che egli fa delle scienze, trovata appunto avrebbe la Storia nella loro classe riposta: se letto avesse il Discorso preliminare dell'Enciclopedia, il capo d'opera di M. D'Alembert, dove egli dà la genealogia e l'enumerazione delle scienze, vi avrebbe trovata a queste annoverata la Storia. La Chronologie et la Géographie, egli dice, sont les deux rejettons et les deux soutiens de la science de l'Histoire (pag. 57.) E nei suoi Elementi di filosofia: Dans la plupart des sciences, telles que la Physique, la Medicine, la Jurisprudence et l'Histoire, etc. (pag. 41.) Eccoti dunque in tal guisa confusa la storia colla scienza. Ma priacchè egli abbracciato avesse invitâ Minervâ il mestier di Censore, avrebbe dovuto studiar a fondo il soggetto, misurar le sue forze, disaminar bene quid valeant humeri quid ferre recusent, non avventurare a caso ed a tastoni la sua critica, ed esporsi così alle risa degli uomini di buon senso. Ci lusinghiamo, che il passato gli serva di lezione per l'avvenire, e che si guarisca dalla manía di censurare e di scrivere, o che s'impegni almeno a far ciò con più di posatezza e di senno.
All'ignoranza egli unisce ancora la mala fede. Il Sig. Bertini asserisce (sono sue parole) che il sistema del basso fondamentale e dei rivolti del Rameau è stato rovesciato dall'ill. Eximeno. Reca quindi più passaggi di questo autore, dove parla del basso fondamentale, e tronca uno di questi rapportandone soltanto quella porzione, in cui Eximeno trova Rameau degno di lode: in questa maniera vuol egli mostrar falsa la mia asserzione. Ma il basso fondamentale, che insegna l'Eximeno è lo stesso, che quello del sistema di Rameau? e nol confuta anzi chiaramente? Ecco l'intero luogo dell'Eximeno recato a metà dal Censore. Sebben errò, al mio parere, il Sig. Rameau nell'origine e nelle regole del basso fondamentale, è nondimeno degno di somma lode ec. E più espressamente nella sua Introduzione, pag. 55: Il
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