Il Fantasma Di Margaret Houg. Elton Varfi

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      Il fantasma di Margaret Houg

      Elton Varfi

      2012-2017 © Elton Varfi

      Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per la pubblicazione e/o l’utilizzo della presente opera o parte di essa, in un contesto che non sia la sola lettura privata, devono essere inviate a: [email protected]

      NOTA DELL’AUTORE

      Il presente volume è opera di pura fantasia. Ogni riferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, fatti storici, siano essi realmente esistiti o esistenti, è da considerarsi puramente casuale e involontario.

      Indice generale

        Il fantasma di Margaret Houg

        Capitolo I

        Capitolo II

        Capitolo III

        Capitolo IV

        Capitolo V

        Capitolo VI

        Capitolo VII

        Capitolo VIII

        Capitolo IX

        Capitolo X

        Capitolo XI

        Capitolo XII

        Capitolo XIII

        Capitolo XIV

        Capitolo XV

        Capitolo XVI

        Epilogo

      Capitolo I

      Quella mattina Ernest si sentiva già stanco e non voleva rispondere al telefono che stava squillando con insistenza. Alla fine si alzò e prese in mano la cornetta. Dall’altra parte del telefono sentì la voce del suo amico Roni che sembrava essere più strana del solito.

      Quel giorno sembrava che l’amico fosse partito in quinta ed Ernest non aveva avuto neanche il tempo di dire pronto prima di trovarsi sommerso dalle domande.

      “ Ehi, furbacchione! Com’è che non ti sei fatto vivo per una settimana? Non rispondi neanche al telefono! Si vede che non hai più bisogno di soldi! Hai vinto alla lotteria, per caso?”

      “ No, Roni, non ho vinto nessuna lotteria e per la verità un po’ di soldi mi farebbero comodo, ma non capisco cosa abbiano in comune i soldi con te,” gli rispose Ernest con ironia.

      “ Bell’amico che sei! Io mi faccio in quattro per te e questo è il tuo ringraziamento?”

      “ Cosa?” rispose Ernest, che quella frase non riusciva proprio a capirla.

      “ Fra mezz’ora sono da te, così ti spiego tutto.” disse Roni, staccando la chiamata.

      Ernest rimase con la cornetta in mano e un sorriso sulle labbra che denotava la sua forte perplessità per quell’insolito comportamento dell’amico. In effetti gli faceva piacere vedere Roni che era il suo migliore, e, forse, l’unico amico, ma si sentiva distrutto per la notte precedente; così decise di fare una doccia.

      Stranamente era tornato di buon umore, non capiva bene perché. Forse era stata la lunga e rilassante doccia o forse il pensiero dell’arrivo di Roni che riusciva sempre a farlo stare bene. Era l’unico che gli era stato vicino nei momenti difficili, dandogli coraggio e assecondandolo in ogni decisione. Era stato al suo fianco quando aveva abbandonato la Squadra Omicidi di Scotland Yard e quando Luisa lo aveva lasciato. Ernest non sapeva cosa avrebbe fatto senza Roni.

      Mentre questi pensieri si avvicendavano nella sua mente, qualcuno bussò alla porta. Era Roni.

      “Ti vedo in gran forma.” disse Ernest al suo amico, il quale, appena vide l’espressione di Ernest, capì subito che c’era qualcosa che non andava.

      “Ieri sera è stata una serataccia, vero? E non dirmi di no perché ti conosco molto bene. Non puoi fregarmi.” riprese Roni.

      Ernest annuì e Roni continuò: “Scommetto che hai visto Luisa o mi sbaglio?”

      Ernest, che non aspettava altro, replicò: “Si, l’ho vista per caso ieri sera e mi sono comportato come un vero idiota. Non sono stato in grado di dirle una parola, ci siamo solo salutati e lei è andata via. Più tardi le ho telefonato per invitarla a cena.”

      “E lei?” domandò Roni, certo che la risposta non potesse essere positiva, vista la condizione in cui aveva trovato l’amico

      “Beh… non ha neanche risposto alla mia chiamata.”

      “E allora? Che c’è di strano? Se non è a casa non ti può rispondere. Non ti devi abbattere per questo.”

      “Non cercare di consolarmi, Roni, è inutile. Ormai è finita per sempre. Ma la cosa che mi fa più rabbia è che non ho ancora capito che cosa l’ha allontanata da me. Pensavo che lasciando il lavoro di investigatore saremmo riusciti ad avvicinarci e invece lei mi ha lasciato.”

      Dopo lo sfogo di Ernest, per qualche minuto rimasero in silenzio, poi Roni si alzò e gli chiese:

      “A proposito, sei ancora un investigatore privato o hai dato le dimissioni?” e senza aspettare la risposta dell’amico continuò “Ho un lavoro per te.”

      “Di cosa si tratta?” chiese Ernest.

      “Non lo so di preciso, ma lavorerai per una persona molto importante.”

      “E chi sarebbe questa persona importante?” chiese ancora Ernest, incuriosito per l’offerta.

      “James Houg.”

      Un fischio di approvazione uscì dalle labbra di Ernest: “Il

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