Solo chi è coraggioso. Морган Райс

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Solo chi è coraggioso - Морган Райс

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veleno che contiene non uccide. Non avevo niente che potesse ucciderti. Ma ho delle cose che ti possono indebolire.”

      “Indebolirmi?” Dust poteva sentire ora la paura nella sua voce.

      “Ti amo, ma sono un Angarthim, e noi possiamo uccidere coloro che amiamo, se il fato lo richiede.”

      Dust colpì con un coltello, la lama che volava contro la gola della donna. Lethe non ebbe neanche il tempo di gridare. Cadde e basta. Dust aveva reso la sua fine il meno dolorosa possibile, perché cos’altro poteva fare per qualcuno che amava così tanto?

      Si inginocchiò lì e pianse nel suo dolore. Pianse sia per ciò che aveva perso in Lethe, e perché doveva ancora essere l’assassino che era stato.

      A Dust parve di metterci un secolo prima di sentirsi sufficientemente forte da alzarsi di nuovo in piedi e inoltrarsi nell’isola. Il posto sembrava diverso ora, morto come la creatura che prima lo governava, privo di vita e silenzioso mentre Dust cercava.

      Trovò quello che stava cercando poco distante dalla capanna, gettato in un mucchio, come se semplicemente fosse roba di nessuna importanza. In effetti, immaginò Dust, non aveva avuto importanza confronto all’amore di Lethe. Dust prese la spada di cristallo, togliendola dal fodero solo per poter ammirare come la lama brillava alla luna prima di riporla. La avvolse nell’armatura, prendendo entrambe e tornando in direzione della sua barca.

      Ci mise un’altra ora a intagliare un altro remo, un’ora dopo di questo per raccogliere frutti e acqua fresca dalla foresta. Dust caricò tutto sulla barca e la spinse in acqua.

      Iniziò a remare verso la terraferma, sapendo che il destino era lì davanti, per lui, per Royce, per tutti.

      CAPITOLO TRE

      Genevieve stava scoprendo che la vita alla corte del re era diversa rispetto a quella che conduceva al palazzo del padre di Altfor. Prima di tutto, la gente la guardava come se fosse effettivamente una nobile, piuttosto che lanciarle occhiate commiserevoli e di sprezzo che sottolineavano la sua origine da ragazza contadina portata via dalla sua vita precedente.

      E in secondo luogo, c’era la costante sensazione di minaccia che proveniva dal sapere che ogni passo falso la poteva far ammazzare.

      “Gli uomini di Lord Ber saranno qui prima dell’offensiva finale contro il nemico?” chiese re Carris a un consigliere, alzandosi dal suo trono e camminando avanti e indietro nella sala dei convegni dove stava discutendo i suoi piani.

      “Non ci sono ancora notizie, mio re,” disse l’uomo.

      “Il che significa che non ha in programma di venire qui,” rispose il re con tono secco. “Sta aspettando di vedere chi vincerà. Le nostre possibilità sembrano così misere?”

      “No, mio re,” disse l’uomo. “Devo inviargli altri messaggi?”

      “Solo uno,” disse re Carris. “Digli che se non porta i suoi uomini dal mio esercito in tempo, ucciderò lui e la sua famiglia, e chiunque altro si metta dalla sua parte. Questa è una lotta contro la gente che vuole portarmi via il regno: se non si unisce a me in questa battaglia, allora è un mio nemico.”

      “Subito,” rispose l’uomo.

      Arrivarono altri consiglieri e messaggeri, ciascuno con alcuni frammenti di notizie sull’imminente conflitto. Un lord venne avanti e si inginocchiò.

      “Mio re,” disse. “Sono Sir Verris di Yall. Ho portato trecento uomini con me al servizio del vostro esercito.”

      “Avete la mia riconoscenza, Sir Verris,” rispose il re. “Verrete ricompensato. Il vostro posto sarà con la fazione che attaccherà da nord.”

      Genevieve stava verso il fondo della folla di gente, cercando di prendere nota dei nomi e dei numeri, man mano che gli uomini venivano a giurare fedeltà alla causa del re. Si sarebbe scritta ogni cosa per essere certa di avere tutto per le mani, ma qualcuno l’avrebbe vista.

      Altfor l’avrebbe vista. Lui si trovava più avanti, dove poteva essere notato da tutti, il più vicino possibile al re. Anche così, però, i suoi occhi sembravano sempre seguire Genevieve, sfidandola a fare un errore nel pericoloso gioco che stava conducendo.

      “Jani tornerà presto,” disse Genevieve tra sé e sé. “Ricorderò tutto fino a quel momento.”

      Doveva sperare che la spia che lavorava per sua sorella fosse riuscita a tornare da Sheila. Con le informazioni che Genevieve aveva inviato, forse Royce sarebbe riuscito a vincere senza tutte le morti che l’imminente battaglia prometteva. Genevieve aveva già mandato informazioni riguardo all’assalto via mare che sarebbe arrivato da nord. Ora sperava di trovare qualcosa che li aiutasse a vincere direttamente.

      “Ditemi della flotta,” disse re Carris.

      Un uomo con indosso abiti che sembravano più costosi di quelli di un marinaio si fece avanti. Aveva dei gioielli che lo adornavano e che sembravano essere stati rubati da una dozzina di posti diversi.

      “Siamo pronti e aspettiamo di trasportare i vostri soldati, mio re. Non appena saremo pagati.”

      “Mentre siamo qui a parlare, il denaro sta viaggiando dal mio tesoro,” promise re Carris.

      Genevieve si trovò a chiedersi se ci fosse un modo per sabotare la consegna. Se fosse riuscita a far avere a Sheila quella informazione, allora sarebbe stato possibile organizzare il furto del denaro, o almeno un ritardo nel trasporto. Stava per trovare una scusa per congedarsi dalla sala, quando si fermò, provando una sensazione simile a gelo che la pervadeva.

      Ma non era il genere di gelo che aveva a che vedere con il mondo fisico. Era invece come se qualcosa di molto sottile le stesse sussurrando nell’anima, e Genevieve si trovò a girarsi automaticamente verso la porta. Tutti nella stanza fecero lo stesso, muovendosi all’unisono per guardare le figure che stavano entrando.

      Erano a decine, con la pelle grigia e la testa rasata, anche se molti di loro portavano la barba, o delle catene d’oro attorno al cranio, o tatuaggi raffiguranti simboli mistici. Indossavano delle tuniche grigio scuro, alcuni con i cappucci tirati sulla testa. La maggior parte di loro si guardò attorno nella stanza con occhi intensi. Quello che stava a capo del gruppo era tanto vecchio da dover camminare con l’aiuto di un bastone, piegandovisi sopra a ogni passo. I suoi occhi incrociarono quelli di Genevieve per un momento, e lei si trovò a rabbrividire involontariamente.

      “Chi siete?” chiese re Carris. “E perché siete qui, nella mia corte?”

      “Siamo i sacerdoti degli Angarthim,” disse l’anziano. “Vediamo tutto quello che deve essere, e inviamo gli Angarthim per assicurare che accada come deve. Io sono Giustinio, il sommo tra i sacerdoti.”

      “Ancora questo non mi spiega perché siate qui,” disse re Carris. “O perché non dovrei farvi uccidere.”

      “Siamo qui perché la vostra causa è la nostra, re Carris,” disse Giustinio. “Non potremo mai permettere che il ragazzo che si chiama Royce diventi re.”

      “Avete attraversato l’oceano per dirmi questo?” chiese il re, e per un momento Genevieve pensò che potesse reagire con tutta la rabbia che aveva già visto in altre occasioni, quando aveva ucciso certi prigionieri

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