Modi Di Dire Del Popolo Gaetano. Nicola PhD Tarallo

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Modi Di Dire Del Popolo Gaetano - Nicola PhD Tarallo

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      MODI DI DIRE DEL POPOLO GAETANO

      Raccolti e commentati da Nicola Magliocca

      NICOLA TARALLO

      In copertina: Fotografia di Nicola Magliocca sulla spiaggia di Serapo (28-08-1929)

      Copyright 2011 Nicola Tarallo,

      Tutti i diritti riservati.

      Pubblicati in formato eBook da eBookIt.com

       http://www.eBookIt.com

      ISBN-13: 978-1-4566-0457-8

      Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico, compresi sistemi di memorizzazione e recupero, senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. L'unica eccezione è rappresentata da un revisore, che potrà citare solo brevi estratti in recensioni e/o articoli di stampa.

      PREFAZIONE

      Nel 1985 veniva pubblicato il volume “Proverbi e modi di dire del popolo gaetano” di Nicola Magliocca, una raccolta di ben 1278 proverbi e 2447 modi di dire.

      Ma nonno Nicola era instancabile e curioso ed ha continuato la sua ricerca: parlava con gli anziani, ne coglieva le colorite espressioni dialettali, che annotava e commentava con grafia minuta e regolare nei suoi quaderni di appunti. In seguito ho provveduto ad immagazzinare nel mio computer questo prezioso materiale, oltre quattrocento modi di dire.

      Sono passati dieci anni da quando nonno Nicola ci ha lasciati, ma egli è sempre presente tra noi con i suoi racconti e i suoi insegnamenti. Volendo trovare un modo speciale per ricordare Nicola Magliocca e quanto egli ha fatto per conservare la memoria delle tradizioni della città di Gaeta, ho pensato di pubblicare, con il permesso di nonna Maria, questa nuova raccolta.

      Così il lavoro paziente e meticoloso del nonno non andrà perduto e con esso tanti coloriti e incisivi modi di dire che rischiano di essere dimenticati.

      Gaeta, 15 agosto 2011

      Nicola Tarallo

      LA FIGURA DI NICOLA MAGLIOCCA

      Nicola Magliocca è nato a Gaeta il 6 luglio 1910. Conseguito il diploma di capitano di lungocorso, pensava di trascorrere sul mare la sua vita navigando come i suoi avi. Ma il destino aveva disposto altrimenti. Non trovando lavoro, si presentò agli esami di abilitazione magistrale.

      Nel 1936 vinse il concorso per le Scuole Rurali e fu assegnato a Selva Sedera di Castelforte.

      Nel 1937 vinse quello per le Scuole Elementari di prima categoria e prese servizio a Roma prima nella scuola P. Pianciani in Piazza Risorgimento e poi nella scuola Ruspoli in via Gesù e Maria.

      Finita la guerra, nel 1944, fu trasferito a Gaeta, dove rimase fino alla pensione insegnando a tante generazioni di alunni che lo ricordano con affetto e ammirazione.

      Nel 1946 collaborò con il Comitato nato per attuare le iniziative di solidarietà della “Società Marinai Elenesi” di Rochester (U.S.A.) che inviava aiuti per i bambini di Gaeta. In questo stesso anno i quotidiani “Avanti” e “Il Paese“ iniziano a pubblicare i suoi primi articoli che firmava con pseudonimi, come Remo e Alcino.

      Nel 1949 fu nominato corrispondente de “Il Paese“.

      Aderì al movimento “Comunità“ di Adriano Olivetti e organizzò dibattiti su “Lavoro e Cultura“ e “Scuola Pubblica e Privata“.

      Entrato in politica fu eletto Consigliere Comunale per due legislazioni e partecipò attivamente a tutti i Consigli Comunali.

      Fu Presidente della Pro - Gaeta, socio fondatore del Centro Storico Culturale “Gaeta“, Presidente del Patronato Scolastico, Presidente del Sindacato Autonomo SNASE.

      Convinto dell’importanza del patrimonio culturale del dialetto, che era stato tramandato verbalmente e che andava scomparendo, ben presto incominciò ad avvicinare gli anziani, soprattutto contadini, pescatori, artigiani, e a raccogliere vocaboli, proverbi, modi di dire, racconti. Un lavoro paziente e meticoloso, durato anni, che ha dato i suoi frutti.

      Nel 1985 fu pubblicato “Proverbi e modi di dire del popolo gaetano“, per il quale ricevette il “Premio della Cultura“ dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

      Nel 1988 realizzò “Canti e poesie popolari a Gaeta“ con i testi di ninne nanne, filastrocche e canti religiosi.

      Nel 1994 segui “Usi e costumi del popolo gaetano“ che elenca le usanze che accompagnano le varie fasi della vita e descrive il lavoro di contadini, pescatori e svariati artigiani.

      Nel 1995 fu pubblicato il volume “Intorno al braciere“ una raccolta di racconti in dialetto.

      Nel 1999 vide la luce il “Dizionario Gaetano“ che è stato definito “un autentico monumento alla sua città“. Infatti esso contiene ben 4692 vocaboli e regole di grammatica. In data 27/12/1999 è stato nominato Grande Ufficiale della Repubblica Italiana.

      Nel 2001, a pochi mesi dalla sua scomparsa fu pubblicato “I giuochi nella tradizione gaetana“. Le bozze già pronte nel mese di giugno, furono revisionate e corrette dalla moglie e dalle figlie.

      Nel 2005 per volontà e impegno della moglie Maria D’Agnese fu pubblicato il volume “Il Senso della Vita“, che raccoglie articoli ritagliati da vecchi quotidiani e brani inediti ricopiati da sbiaditi manoscritti che raccontano le vicende di Gaeta negli anni del dopoguerra e fanno scoprire nell’autore una persona sensibile e aperta al progresso che guardava lontano.

      AVVERTENZA

      Per la pronuncia del dialetto si riporta quanto scrive Nicola Magliocca a pag. 12 del volume “Proverbi e modi di dire del popolo gaetano”.

      1)La vocale e, come nella lingua francese, è sempre muta se non è accentata: cénere si pronuncia cen’r’, facévene si pronuncia facev’n’. Fa eccezione quando su di essa cade l’accento tonico nelle parole piane e in questo caso è sonora anche se non è accentata: cunzerve si pronuncia cunzerv’, feseste si pronuncia f’enest’.

      2)Le vocali e ed o generalmente si leggono chiuse altrimenti portano l’accento grave nei casi in cui si rende necessario.

      3)Le sillabe ce e ci prendono un suono che sta rispettivamente tra la ce e la sce e tra la ci e la sci italiane.

      4)Il digramma gli prende due suoni gli e ĝli, il primo è uguale a quello italiano, mentre il secondo ha un suono più dolce che si ottiene appoggiando la punta della lingua più avanti e più leggermente sotto il palato.

      5)La lettera w prende il suono di una u doppia, presente solo in pochi vocaboli come werre (guerra), awante (guanti) e qualche altro dove la consonante g subisce questa trasformazione.

      6)La s impura, cioè quella seguita da consonante, si pronuncia con un suono simile al digramma sci: scarpe si pronuncia shcarp’, spine si pronuncia shpin’. Fa eccezione quando la s è seguita dalle dentali d e t e allora si pronuncia come in italiano.

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