Voglio Morderti Il.... Gemma Cates

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Voglio Morderti Il... - Gemma Cates

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la me ubriaca era confusa per questo, non vedendo l’ironia di un uomo ingiustamente accusato che faceva quella dichiarazione, ma sapendo che c’era qualcosa di sbagliato.

       Io: Dannatamente diretto. Aspetta. Sei stato tu a mangiare il queso? O non sei stato tu a mangiare il queso?

       Figo peloso: Ti sembro uno che consuma due chili di queso in una sera?

       Io: Sembri uno che scopa molte donne

       Io: e uno che ha decisamente molta energia nel cazzo

       Io: O forse no?

       Io: Oppure il tuo cazzo è così grosso che nessuno nota la pancia da queso

      Wow. La me ubriaca delle tre del mattino era fottutamente sfacciata. E giudicante. In realtà non pensavo che un uomo dovesse avere gli addominali scolpiti per essere fisicamente attraente.

      Però non avevo detto che la sua ipotetica pancia da queso fosse non attraente, solo che in confronto al suo mostruoso cazzo spariva.

      Bel problema. Qualcuno dovrebbe togliermi il telefono quando sono ubriaca. La mia migliore amica, Becca, mi chiama stronza malefica, ma per lo più è per scherzo. In realtà non sono una stronza malefica… di solito.

       Io: Ci sei?

       Figo peloso: Sto ancora elaborando.

      Forse, a questo punto avevo rivisto i miei messaggi e mi ero resa conto di avere esagerato? Non ero sicura di cosa pensassi. L’intera conversazione era piuttosto maledettamente confusa.

       Io: Um, scusa?

       Figo peloso: Pensi di chiedermi scusa o mi chiedi scusa?

       Io: È più che certo che ti chiedo scusa, ho deciso di mandarti messaggi da ubriaca nel cuore della notte

       Figo peloso: Perché l’hai fatto?

       Io: Perché hai risposto?

      Oh, guardami, ubriaca e ancora in grado di essere evasiva. Bel lavoro, Megan ubriaca.

       Figo peloso: Ero sveglio. Non riuscivo a dormire.

       Figo peloso: Ed ero contento di sentirti.

       Io: Davvero?

      Beh, cavolo. Avevo fatto bene per un minuto, ma la me ubriaca aveva decisamente bisogno di un po’ di attenzioni.

       Figo peloso: Davvero. Ti avevo dato il mio numero. Sono decisamente contento di sentirti. Anche alle 3:17 del mattino.

       Figo peloso: Esci con me.

       Io: Lo dici così?

       Figo peloso: Non è così che funziona? Un ragazzo conosce una ragazza e le dà il suo numero. La ragazza chiama. Il ragazzo le chiede di uscire.

       Io: Non sono sicura che funzioni in questo modo.

       Figo peloso: Ok

      E poi Oliver aveva fatto un po’ il malefico di suo. Quell’uomo sapeva di avere a che fare con una donna ubriaca che aveva una durata dell’attenzione pari a quella di un moscerino e la pazienza di una pulce.

      Aveva aspettato. Tre minuti.

       Io: Cosa intendi con ok?

       Figo peloso: Hai detto che non funziona in questo modo. Sono d’accordo.

       Io: Ma… non dovresti semplicemente rinunciare.

      Di nuovo il bisogno di attenzioni. La me ubriaca faceva pena.

       Figo peloso: Cosa dovrei fare?

       Io: Riprovare?

       Figo peloso: Hm.

      Oh, sì. Quell’uomo stava incanalando la sua parte malefica. Questa volta la stronza ubriaca aveva resistito soltanto un paio di minuti, e visto il modo in cui le marche temporali funzionano, suppongo che in realtà fosse passato un minuto e mezzo.

       Io: Dovresti decisamente riprovare.

       Figo peloso: Dovrei? Magari il mio ego è fragile. Magari, distruggendomi come hai fatto, hai mandato in frantumi quel po’ di fiducia in me che avevo.

       Io: Balle. Dovresti decisamente ritentare.

       Figo peloso: Che ne dici di sistemare la cosa con una sfida?

      E bam, quell’uomo mi aveva fatta sua. Mi piace una buona sfida. A chi non piace?

       Io: Ci sto.

      E a parlare era stata decisamente la Megan ubriaca che più ubriaca non si può. Mi potrà anche piacere una buona sfida, ma tutti sanno che non accetti senza stabilire i parametri, i paletti e le regole.

      La me ubriaca aveva appena fatto una mossa da principiante.

       Figo peloso: Eccellente. Yoga all’alba tutti i giorni per tutto il mese di novembre.

      Forse la me ubriaca aveva avuto un barlume dell’idiozia delle sue azioni. Sicuro come la morte che doveva averlo avuto. Avrei voluto prendere a schiaffi la me ubriaca, ma sarebbe stato controproducente vedendo quanta me ubriaca fosse ancora me. Dannazione.

      E sarebbe stata questa me che avrebbe fatto cose che sembravano un po’ una tortura. Alzarsi all’alba. Piegare il mio corpo in modi in cui non era predisposto a piegarsi.

       Figo peloso: Ci sei?

       Io: Sì. Parametri?

       Figo peloso: La seduta da venti minuti di yoga comincia all’alba. Il primo che salta una seduta perde. D’accordo?

       Io: Maledizione, sì.

       Figo peloso: Ti manderò un link. Devi collegarti ogni mattina

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