La Divina commedia / Божественная комедия. Книга для чтения на итальянском языке. Данте Алигьери

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La Divina commedia / Божественная комедия. Книга для чтения на итальянском языке - Данте Алигьери Lettura classica

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le braccia, e rilegollo,

      ribadendo sé stessa sì dinanzi,

      che non potea con esse dare un crollo.

      10 Ahi Pistoia, Pistoia, ché non stanzi

      d’incenerarti sì che più non duri,

      poi che ’n mal fare il seme tuo avanzi?

      13 Per tutt’ i cerchi de lo ’nferno scuri

      non vidi spirto in Dio tanto superbo,

      non quel che cadde a Tebe giù da’ muri.

      16 El si fuggì che non parlò più verbo;

      e io vidi un centauro pien di rabbia

      venir chiamando: «Ov’ è, ov’ è l’acerbo?».

      19 Maremma non cred’ io che tante n’abbia,

      quante bisce elli avea su per la groppa

      infin ove comincia nostra labbia.

      22 Sovra le spalle, dietro da la coppa,

      con l’ali aperte li giacea un draco;

      e quello affuoca qualunque s’intoppa.

      25 Lo mio maestro disse: «Questi è Caco,

      che, sotto ’l sasso di monte Aventino,

      di sangue fece spesse volte laco.

      28 Non va co’ suoi fratei per un cammino,

      per lo furto che frodolente fece

      del grande armento ch’elli ebbe a vicino;

      31 onde cessar le sue opere biece

      sotto la mazza d’Ercule, che forse

      gliene diè cento, e non sentì le diece».

      34 Mentre che sì parlava, ed el trascorse,

      e tre spiriti venner sotto noi,

      de’ quai né io né ’l duca mio s’accorse,

      37 se non quando gridar: «Chi siete voi?»;

      per che nostra novella si ristette,

      e intendemmo pur ad essi poi.

      40 Io non li conoscea; ma ei seguette,

      come suol seguitar per alcun caso,

      che l’un nomar un altro convenette,

      43 dicendo: «Cianfa dove fia rimaso?»;

      per ch’io, acciò che ’l duca stesse attento,

      mi puosi ’l dito su dal mento al naso.

      46 Se tu se’ or, lettore, a creder lento

      ciò ch’io dirò, non sarà maraviglia,

      ché io che ’l vidi, a pena il mi consento.

      49 Com’ io tenea levate in lor le ciglia,

      e un serpente con sei piè si lancia

      dinanzi a l’uno, e tutto a lui s’appiglia.

      52 Co’ piè di mezzo li avvinse la pancia

      e con li anterior le braccia prese;

      poi li addentò e l’una e l’altra guancia;

      55 li diretani a le cosce distese,

      e miseli la coda tra ’mbedue

      e dietro per le ren sù la ritese.

      58 Ellera abbarbicata mai non fue

      ad alber sì, come l’orribil fiera

      per l’altrui membra avviticchiò le sue.

      61 Poi s’appiccar, come di calda cera

      fossero stati, e mischiar lor colore,

      né l’un né l’altro già parea quel ch’era:

      64 come procede innanzi da l’ardore,

      per lo papiro suso, un color bruno

      che non è nero ancora e ’l bianco more.

      67 Li altri due ’l riguardavano, e ciascuno

      gridava: «Omè, Agnel, come ti muti!

      Vedi che già non se’ né due né uno».

      70 Già eran li due capi un divenuti,

      quando n’apparver due figure miste

      in una faccia, ov’ eran due perduti.

      73 Fersi le braccia due di quattro liste;

      le cosce con le gambe e ’l ventre e ’l casso

      divenner membra che non fuor mai viste.

      76 Ogne primaio aspetto ivi era casso:

      due e nessun l’imagine perversa

      parea; e tal sen gio con lento passo.

      79 Come ’l ramarro sotto la gran fersa

      dei dì canicular, cangiando sepe,

      folgore par se la via attraversa,

      82 sì pareva, venendo verso l’epe

      de li altri due, un serpentello acceso,

      livido e nero come gran di pepe;

      85 e quella parte onde prima è preso

      nostro alimento, a l’un di lor trafisse;

      poi cadde giuso innanzi lui disteso.

      88 Lo trafitto ’l mirò, ma nulla disse;

      anzi, co’ piè fermati, sbadigliava

      pur come sonno o febbre l’assalisse.

      91 Elli ’l serpente e quei lui riguardava;

      l’un per la piaga e l’altro per la bocca

      fummavan forte, e ’l fummo si scontrava.

      94 Taccia Lucano ormai là dov’ e’ tocca

      del misero Sabello e di Nasidio,

      e attenda a udir quel ch’or si scocca.

      97 Taccia di Cadmo e d’Aretusa Ovidio,

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      Примечания

      1

      animai = animali – зд. в значении не «животные», а «живые существа»

      2

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