Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu

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Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu

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spinse Niara da parte e si alzò, poi diede il suo posto alla vecchia.

      “Stai attento, principe”disse “Ricorda tutto quello di cui abbiamo parlato, ragazzo.”

      Annuì debolmente, tenendo a mente le conversazioni che avevano avuto sul desiderio delle ragazze di Vianta di andarsene ad ogni costo. Niara scherzava dicendo che portarsela sarebbe stato più economico per il ragazzo, dato che mangiava poco e occupava poco spazio.

      Gli uomini di Jaren sorridevano e chicchieravano, mentre la festa e il ballo continuavano a pieno ritmo, ignari del disagio del momento.

      “Principe!”esclamò Niara.

      Jaren si voltò e la donna si alzò in piedi come una molla, stampando un bacio sulle labbra del ragazzo, fatto che provocò un nuovo scoppio di risate tra i presenti. Non tanto in Jaren, abituato ai gesti spontanei e quasi scandalosi della donna, ma preoccupato in quel momento per altre questioni. Qualcosa nel suo stomaco si agitò, facendogli dubitare della necessità di accompagnare Sylvaen.

      Una parte di lui implorava tutti i santi che la giovane donna si pentisse e voleva solo scusarsi per il semplice fatto di aver considerato un'opzione cosi orribile. L'altra, preferiva non andare e restare semplicemente col dubbio che gli avrebbe permesso di pensare bene riguardo a Sylvaen ed Elessa. Tuttavia, tra le varie possibilità sollevate in quel momento, nessuna corrispondeva a quello che veramente accadde. Erik si alzò e parlò quando Jaren e Sylvaen si erano già allontanati di una decina di passi dal gruppo.

      “Sorella, non farlo!”esclamò davanti a tutti “Non sei come le altre, dimenticati di lui.”

      Il viso di Sylvaen apparve sconvolto, e il suo respiro accelerato tradì il suo disagio di fronte a tutti. Gli uomini di Jaren la guardarono, alcuni confusi, altri indifferenti.

      “Erik”balbettò Sylvaen poco prima di scappare.

      Nessuno dei presenti sembrava dare troppa importanza a quanto era accaduto e la maggior parte di loro continuò a mangiare, bere e fumare senza grande preoccupazione; ma non Goriath, il cui volto imperscrutabile rimase fisso su Jaren.

      Erik si rimise al suo posto e seppellì il viso tra le mani, ma il principe sentì che non poteva lasciarlo così. Sylvaen si era fatta trascinare dal bisogno e dalle necessità di sua madre, ma non era una cattiva ragazza. In quel periodo aveva avuto l'opportunità di parlare con lei molte volte riguardo alle sue preoccupazioni e ai suoi sogni, ai suoi desideri e delusioni. Avrebbe voluto vedere suo fratello riprendersi e poter comprare un cavallo per sostituire la vecchia giumenta che Erik cavalcava. Recuperare parte di quella giovane donna che era ormai diventata una ragazza fredda e avida era possibile, e doveva senza dubbio avvenire attraverso una conversazione coraggiosa, lungi dallo schivarla o evitarla. Inoltre, sapeva anche che se non fosse riuscito a calmarla, non avrebbe mai più parlato con Erik. Jaren si voltò e non riuscì a fare un passo quando Goriath parlò:

      “Non andrai a cercarla, vero?Non dovresti complicarti la vita con le contadine. Ti sei già divertito abbastanza in questi tre mesi, e con quella, inoltre, l'hai fatto varie volte. E' davvero così brava?”

      Jaren si voltò nel momento in cui sentì cadere un bicchiere e rompersi contro una roccia. Erik era in piedi, stringendo i pugni e trattenendo una rabbia che stava per divampare da un momento all'altro. Goriath continuava a stare seduto placidamente a bere.

      “Scusati subito”esigette Erik

      Jaren tornò sui suoi passi e mise una mano sulla spalla del suo amico, cercando di calmarlo.

      “Non ti permetterò di rivolgerti a mia sorella in quel modo!”esclamò il ragazzo.”Chiedigli scusa.”

      “Tu stesso hai evidenziato le sue intenzioni.”rispose Goriath.”Sarà pure tua sorella, ma non è migliore delle altre. Aspira davvero a diventare la regina di Isalia un giorno?”

      Risate e scherni erano coperti dalla musica e dall'allegria. Erik tolse la mano di Jaren e fece alcuni passi in avanti finché Goriath finalmente si alzò. Erik si mise in mezzo ai due.

      “Erik”mormorò

      “Perché ti poni in questo modo?”disse Goriath.

      “Fermati!”gli ordinò Jaren.

      “Quante di voi non hanno cercato di farsi vedere come qualcosa di più di semplici contadine solo per farvi alzare la gonna da lui?”urlò, facendo cessare la musica.”Quante di voi non sono finite in un pagliaio con sua maestà. Dando per scontato che sarebbe stato il primo passo verso il castello di Isalia?”aggiunse, allargando le braccia come se stesse arringando la gente.”Quante femmine non...”

      “Chiudi quella dannata bocca!”gli gridò Jaren. Il principe diede ad Erik una leggera spinta per allontanarlo e si pose faccia a faccia con Goriath.

      “Chiedi scusa adesso!”

      “Te l'ho già detto, io obbedisco solo al re.”ripeté l'uomo come gli aveva già detto poche ore prima all'accampamento. “Sei solo un ragazzino che ha sempre avuto tutto e che viene messo a capo di un esercito”sottolineò. “il mio esercito, per soddisfare un capriccio, come ai bastardi di questa gente viene dato un pezzo di legno con cui giocare. Le tue arie di grandezza ti trascinano verso il basso e tu intendi prolungare la nostra permanenza qui solo per cacciare i lupi. Non hai la più pallida idea di come si guidi un esercito. Pensi di averlo fatto in molte battaglie, ma non abbiamo fatto altro che seguire il tuo gioco mentre i veri capitani e generali vincevano le guerre in tuo nome. Ma per l'amor di Dio, sono la tua bambinaia!”Jaren sentì tutta la rabbia montargli dentro, fino a che scoppiò portandolo a colpire Goriath.

      L'uomo si voltò, stupito del gesto del giovane, e si lanciò su di lui, afferrandolo per il petto e colpendolo forte sullo zigomo. Gli altri soldati si sedettero, confusi e sorpresi, quando Jaren prese a calci Goriath nell'inguine, che lasciò andare dolorante. Fece un paio di respiri profondi e ritrovò la calma per lanciarsi di nuovo contro il ragazzo, facendogli saltare alla fine uno dei punti della ferita che Sylvaen gli aveva ricucito, che sanguinò di nuovo. Gli altri soldati cercarono di trattenerlo, urlandogli contro e scuotendolo.

      “Separali!”gridò qualcuno.

      “Basta!”urlò furiosamente un altro.

      “Vuoi che il re ti impicchi in piazza, Goriath? E' suo figlio, il principe di Isalia.”

      “Non è nessuno!”rispose con rabbia.

      “Goriath!”aggiunse un terzo.

      “Chiudi quella dannata boccaccia!”gli ordinò Assynt, colpendolo.

      Era uno dei generali più veterani, e sebbene non tanto quanto lo stesso Goriath, aveva preso parte a numerose battaglie con lui, e questo fece sì che il colpo di quest'ultimo ferisse soprattutto il generale, non per l'intensità del pugno, ma per il gesto stesso, per l'umiliazione pubblica di averlo fatto davanti a tutti, mentre gli altri lo sostenevano.

      “Sei impazzito!”aggiunse Assynt “Il suo solo ordine potrebbe portare la tua testa alla ghigliottina. Stai mancando di rispetto al figlio del re, al tuo capitano, che ti piaccia o no. Faresti bene ad accettarlo.”

      “E' solo un bambino”rispose Goriath, in un tono molto più basso di quello che aveva usato prima.

      “Un bambino che ha combattuto molte battaglie con noi, Goriath. Devi rispetto già solo alla sua

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