Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu
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Читать онлайн книгу Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu страница 17
“Non posso crederci che tu sia rimasto.”disse improvvisamente Erik “Anche se temo che non serva a niente, è un gesto che apprezzo profondamente, Jaren.”
Il giovane principe prese un sassolino e lo lanciò al suo amico.
“Non dirmelo davanti a tutte queste persone.”scherzò, imitando le stesse parole di Erik di qualche ora prima. “Le foreste di Vianta hanno occhi e orecchie.”
Erik sorrise leggermente.
“Non avevo avuto ancora il tempo di ringraziarti per la scorsa notte. Hai affrontato quel tuo soldato per mia sorella, per me Per tutte le donne di questo villaggio, anche se quel disgraziato aveva ragione. “
“Sono io che devo ringraziarti, Erik. Mi hai salvato con quelle bestie.”
“Si, anche questo è vero. Non sono l'inutile storpio che tutti pensano.”
Jaren lo guardò. Era spesso sorpreso dalla capacità di Erik di riferirsi al suo disturbo in modo così brusco o anche con battute che, se le avesse fatte qualche altra persona, sarebbero risultate crudeli. Ma era qualcosa che Erik faceva solo in presenza di Jaren e nessun altro, nemmeno di sua madre o sia sorella, con cui era solito evitare continuamente la questione della sua gamba gravemente ferita.
“Certo che non sei inutile.” gli disse “E la questione della tua gamba è solo temporanea. Quando i guaritori di Isalia potranno curarti, guarirai.”
“Che Dio ti ascolti, fratello.”
Erik saltò giù dalla roccia su cui si trovavano, guardando i soldati in marcia, e afferrò la sua stampella.
“Il re non si arrabbierà per questo?”chiese. Jaren balzò al suo fianco e si spolverò il giubbotto.
“Stai scherzando?Farà scintille quando vedrà che tutti sono tornati e io no. A quanto ho capito”aggiunse, mentre si incamminavano verso il villaggio “tutto è pronto per il mio matrimonio. Addirittura lei mi aspetta ad Isalia per incontrarmi.”
“E allora perché sei rimasto?Noi da soli non riusciremo ad ottenere ciò che non è stato possibile ottenere con tutti i tuoi soldati.”
“Lo so, o almeno così credo. Che sai di tuo nonno Unkor?”
Erik si accigliò e si fermò un momento prima di ricominciare a camminare.
“Mio nonno Unkor? Perché questa domanda?”
“Detto tra noi, stavo parlando con Hans e lui mi ha assicurato che quegli animali erano già stati qui prima, a Vianta, molti anni fa. Lui e alcuni dei suoi contemporanei li cacciarono, tuo nonno tra loro.”
“Stai scherzando?”
“Pensi che sia qualcosa su cui scherzarci?”
Erik si guardò intorno. Non c'era quasi nessuno fuori alle capanne, erano tutti terrorizzati dalla presenza di quegli animali.
“Non l'ho conosciuto praticamente.”rispose alla fine con naturalezza. “Era il padre di mio padre e non andava particolarmente d'accordo con lui, quindi non ricordo nemmeno una sua visita; Sylvaen e io siamo andati a trovarlo un paio di volte grazie alla determinazione di mia madre. Non siamo nemmeno andati al suo funerale, Né aveva frequentato nostro padre, suo figlio. Quel giorno ci misi una croce.”
“Mi dispiace.”
“Non devi dispiacerti. Non puoi amare o sentire la mancanza di qualcuno che conosci a malapena, giusto?”
Jaren si fermò e non disse nulla.
“Comunque devo andare a casa.”disse Erik salutandolo “E' il giorno delle pulizie e non credo che avremmo l'aiuto di Sylvaen che passa poco tempo a casa, quindi devo andare.”
“Vuoi che ti aiuti?”
“Per l'amor del cielo!”esclamò Erik “Hai intenzione di pulire la stalla delle perfide donne che volevano cacciarti?”aggiunse sarcastico.
Jaren sorrise, scuotendo la testa e rimase immobile mentre guardava il suo amico allontanarsi. Si guardò intorno e dovette fare un grosso sforzo per non crollare. Era arrivato davvero a sperare che Vianta potesse ritornare alla normalità che l'aveva caratterizzata prima dello scoppio della guerra tra Isalia e Likara, ma l'illusione era durata solo poche ore, e con l'apparizione di quel nuovo contrattempo, il compito sembrava ancora più arduo e oneroso.
Lentamente entrò nella casa di Bento, il guaritore. L'uomo gli aveva indicato la stanza in cui Atsel continuava a riposare, ma qualcosa lo trattenne, forse la paura di verificare le parole di Assynt e i peggiori presagi su quel ragazzo. Si fece coraggio quando raggiunse la porta e la spinse lentamente, rimanendo paralizzato sulla soglia. Erik aveva detto che sua sorella era praticamente scomparsa e non stava quasi mai a casa; in quel momento non si era nemmeno chiesto cosa la portasse a stare fuori quando invece tutti gli abitanti del villaggio facevano il contrario, per proteggere le loro capanne e le loro case, difendendosi da quei terribili animali. Quando arrivò lì, capì cos'è che la portava a stare fuori casa: Atsel. Mentre lui dormiva, col respiro agitato, lei stava al suo fianco, dando le spalle a Jaren e inginocchiandosi accanto al letto, mettendo dei panni freddi sulla fronte del ragazzo. Poteva sentire i suoi singhiozzi e persino i suoi sussurri sotto forma di preghiera. Sylvaen si voltò, allertata da alcuni passi, quelli di una donna che camminava lungo il corridoio in un'altra abitazione, presumibilmente vegliava su una persona malata che Bento stava guarendo. I suoi occhi scuri fissarono Jaren mentre si sedeva. Fece un passo nella stanza e chiuse con cura la porta.
“Jaren...”mormorò la giovane, abbassando lo sguardo.
“Immagino che per te Atsel sia molto di più di un piano alternativo.”
Alzò la testa e spalancò gli occhi.
“Io..”
“Vi ho sentite parlare, a te e tua madre.”
Sylvaen si voltò di nuovo e fissò il viso tormentato di Atsel, madido di sudore.
“Suppongo che l'umiliazione pubblica a cui mi ha sottoposto mio fratello sia sufficiente da non doverti più nulla.”
“Ti sbagli se pensi che questo mi soddisfi,