Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu

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Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu

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      Jaren fece qualche passo fino a collocarsi dall'altra parte del letto. Guardò il viso di Atsel e sentì un nodo alla gola, che gli impediva di respirare.

      “Mi dispiace”disse Sylvaen “E' tutto quello che posso dirti, ma non posso cambiare il passato.”

      “E' sufficiente.”rispose lui, guardandola.”Non ho bisogno di umiliazioni pubbliche, né che tu smetta di parlare con tuo fratello.”

      Sylvaen tirò un respiro profondo.

      “Quando mia madre scoprì che io e Atsel stavamo insieme, mi suggerì che potevo puntare molto più in alto.” La giovane donna si sedette sul letto e accarezzò i capelli di Atsel, umidi per il sudore e l'acqua dei panni che gli aveva applicato sulla fronte. Un soldato era una cosa e il principe ne era un'altra, quindi lo lasciai: lo umiliai, cercai di fargli del male, di allontanarlo, gli dissi che mi vergognavo di essermi fatta coinvolgere da un semplice soldato, e gli chiesi di tacere, di non dire niente a nessuno, specialmente a te. Poi mia madre mi suggerì la...brillante idea e ad essere sincera, in quel momento pensavo solo alla possibilità di rimanere incinta di Atsel. Avrei potuto far passare quel figlio per tuo, non rivederlo mai più, vivere nel tuo castello o in una casa che avessi costruito per noi, ma soprattutto l'avrei fatto sempre con un figlio di Atsel, anche se lui non l'avrebbe mai saputo. E' un pensiero egoista e orribile, verso di lui, verso di te, verso tutti, lo so.”

      Jaren la guardò a lungo, rattristato. Sylvaen era innamorata di Atsel, ma sarebbe stata disposta a rinunciare a lui, al suo amore, a tutto per una vita benestante. Quanto conosceva realmente quella giovane donna? Quanto della imposizione di sua madre era realmente al di sopra della sua stessa ambizione?

      “Spero che tu non abbia realizzato i tuoi errori troppo tardi, Sylvaen.”le disse. 2Vorrei che si svegliasse ora che sembri apprezzare i veri sentimenti al di sopra del semplice interesse. Conoscendolo, sono sicuro che Atsel ti perdonerebbe.”

      Jaren si diresse verso la porta, ma si fermò alla domanda di Sylvaen.

      “Tu l'hai fatto?”

       “Lo farò e sarebbe bello se lo facessi anche tu con Erik, se pensi di avere qualcosa da perdonargli.”

      Po diede un'ultima occhiata ad Atsel e lasciò la stanza.

      *****

      Il calore lo invase all'improvviso quando entrò lì. Il fuoco della fucina brillava con la sua luce rossastra. Soffocando l'atmosfera e appesantendola. Jaren fece qualche passo in avanti e afferrò una spada corta che giaceva su un tavolo pieno di metalli di ogni tipo. Il martellamento che si udiva più in là lo portò a chiedersi se Jensen avesse notato il suo arrivo, ma i suoi dubbi furono presto fugati quando il ragazzo entrò dalla porta sul retro. Teneva in mano delle enormi tenaglie che reggevano una spada, la cui lama era ancora incandescente.

      “Maestà!”esclamò sorridendo “Posso aiutarla in qualche modo? Pensavo che foste andato via questo pomeriggio.”

      “I miei uomini se ne sono andati, io no.”rispose con calma.

      Il ragazzo si avvicinò alla picca in cui aveva immerso la lama della spada fumante al contatto con l'acqua. Jaren lo osservò attentamente, poiché l'aveva incontrato poche volte e per quanto fosse assurdo, sentiva di dover trovare qualche indizio sul suo volto, nella sua espressione, qualcosa che le avrebbe aperto la strada per affrontare la questione di suo nonno e dei lupi; con Erik lo aveva fatto spontaneamente, ma il ragazzo era come suo fratello e non lo avrebbe preso per pazzo, come avrebbe potuto fare Jensen, anche se voleva solo informarlo, se non lo era già, della parte credibile della storia, tralasciando il desiderio di vendetta di quegli animali.

      “Ho sentito che uno dei vostri uomini è in condizioni particolarmente gravi.”aggiunse, mentre lavorava. “Bento sa cosa sta facendo. Sono sicuro che si riprenderà.”

      “Grazie, lo spero anch'io”rispose Jaren. 2Vorrei parlare con te, se hai un minuto.”

      Il giovane posò la spada sul tavolo e prese un panno per asciugarsi le mani, mentre si avvicinava a Jaren, con la sua espressione gentile.

      “Certo. Come posso aiutarvi?”

      “Prima di tutto dammi del tu. Tutto il villaggio lo fa.”

      “Con tutto il rispetto, sua Maestà, l'intero villaggio sacrifica le capre nelle notti di luna piena, io no. Non penso che tutto quello che fa la maggior parte delle persone sia sempre giusto, ma in questo caso accetterò, Jaren.”

      Il giovane principe sorrise, piacevolmente sorpreso dalle parole del fabbro.

      “Gestisci la fucina da solo?”

      “Si, da quando mio padre si è ammalato due anni fa.”rispose con naturalezza “Le cattive condizioni di vita a Vianta hanno messo fine alla vita di molti, mio padre e miei due fratelli tra gli altri.”

      ”Mi dispiace tanto.”

      “Grazie. Sono riuscito ad andare avanti grazie ai loro sforzi. Quando erano in vita, e a quelli di mio nonno, che avviò questa fucina ai suoi tempi. Senza di questo, non so cosa avrei potuto fare adesso. Di cosa volevi parlare esattamente?”

      “Di tua nonna. Delmara.”rispose senza indugi.

      L'espressione sorridente di Jensen svanì e si abbassò a guardare le sue mani, ammaccate e piene di ferite, proprio come quelle di Jaren, anche se per cause diverse.

      “Riguardo a cosa esattamente?”

      “A cosa si dedicava? Hai detto che la fucina apparteneva a tuo nonno. Che faceva lei?”

      Jensen si allontanò e iniziò nervosamente a riporre l'attrezzatura sul tavolo.

      “Beh...cose normali. Tenere d'occhio la sua casa, occuparsi della sua famiglia, e ...a volte prendeva parte alla raccolta e alla semina nella fattoria di Hans e Lora, in tempi di maggiore abbondanza, per guadagnare qualche moneta d'oro in più. Quello che ogni donna di Vianta fa.”

      “Sei sicuro che tua nonna faceva quello che fa ogni donna qui?E' consuetudine che le donne di questo villaggio caccino animali due volte la loro taglia e che potrebbero mangiarsele in un morso?”

      Jensen si fermò e chiuse la serranda, lasciando la finestra aperta.

      “Perché questo?”chiese nervoso.

      “Tua nonna era una cacciatrice di quegli animali che stanno attaccando il villaggio. Forse lo sapevi o forse non ne avevi idea, ma se sai qualcosa ho bisogno che tu me lo dica.”

      “Hans è un chiacchierone”disse, con un'espressione arrabbiata.

      “Hans ha paura. Non c'è niente di sbagliato in questo, Jensen; non devi nasconderlo. Almeno non a me. Ma ho bisogno di armi per combattere contro questi animali, e chi li ha cacciati deve averle.”

      “Non ci sono. Non più. L'unico modo per fabbricare armi contro questi animali era attraverso l'argento delle vecchie miniere, ma quando Isalia ha preso il controllo di queste terre, in cambio della loro protezione, gli è stato concesso l'accesso alle miniere. Tuo padre ci difende, noi gli diamo l'argento. Non possiamo toccare nulla se vogliamo continuare a godere del suo favore, e in questi tempi la salvaguardia di un grande regno è più che necessaria. Tu lo sai bene.”

      “Parlerò

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