Tranquilla Cittadina Di Provincia. Stefano Vignaroli
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Così, nonostante il pancione e nonostante le proteste del mio compagno, cominciai a passare la maggior parte del mio tempo in Questura, un po' a seguire il corso di Linguaggio del corpo, un po' a organizzare il mio nuovo ufficio e la mia nuova squadra. L'Ispettore Santinelli mi seguiva in maniera servizievole e arrendevole, e tutto sommato non potevo lamentarmi di lui. Non potevo chiedere di avere a disposizione una Lamborghini come quella che avevamo su a Imperia, ma ottenni di far montare su un'Alfa 159 un computer simile a quello che tanto ci aveva aiutato nell'indagine di Triora. Istruii un po’ Santinelli sul suo utilizzo e lo feci anche iscrivere a un corso avanzato di tecnologia informatica, anche se ero convinta che non si potesse pretendere più di tanto da lui.
Passò il Natale, passò il Capodanno e passò anche il Carnevale. Il tempo passava veloce, tra mille impegni, e il pancione era sempre più ingombrante, la bambina scalciava dentro di esso e la sua presenza si faceva sentire sempre di più. Pertanto all'inizio di Marzo, nonostante le previsioni di Mauro, decisi che era tempo di calmarsi, ritirarsi in buon ordine e aspettare l'evento.
Ma, per non staccarmi del tutto dal lavoro, feci installare in casa un PC con tanto di webcam e potente connessione a banda larga. Imparai in breve ad avviare videochat con i miei amici, in particolare con Clara e Mauro, e lunghe videoconferenze con Santinelli, per controllare come andassero avanti le cose nel mio nuovo ufficio. Avevamo ormai una buona organizzazione. Ci eravamo ricavati la nostra sezione in una piccola ala della Questura, poche stanze, quattro in tutto, ma dotate di tutte le più moderne tecnologie. La stanza degli interrogatori era isolata acusticamente e dotata di videocamere e microfoni che permettevano di seguire da una stanza remota ciò che succedeva lì dentro. Il mio ufficio, per il momento era occupato da Santinelli, al quale avevo imposto di tenere sempre il computer acceso con la webcam attiva in modo di poter controllare il suo operato. La squadra era composta da altri tre colleghi giovani e davvero in gamba. La sovrintendente Roberta Gualandi era la più giovane, molto determinata e appassionata al lavoro che aveva scelto. L'Ispettore Andrea Rosati se la cavava bene sia con i computer per le ricerche on line, sia nel lavoro sul campo. L'Agente Scelto Gaetano Perrotta, di origini calabresi e da poco trasferitosi in Ancona, aveva una spiccatissima intelligenza, era un attentissimo osservatore e aveva fatto tesoro delle nozioni apprese durante il corso di Linguaggio del Corpo e Prossemica. Eravamo pronti ad affrontare qualsiasi indagine e mi ritrovai a seguire il nostro primo caso, riguardante un ragazzo scomparso, dal monitor del mio PC, cosa che, fino a qualche giorno prima, non mi sarei mai immaginata.
Una mattina si erano presentati in Questura i genitori di un ragazzo di diciannove anni, di nome Thomas Vindici, preoccupati che il giovane dalla sera prima si era allontanato da casa e non avevano avuto più notizie di lui. Il cellulare era spento, e non si sapeva che fine avesse fatto. Seguii con attenzione quanto diceva loro l'Ispettore Santinelli, sperando di non dover intervenire facendo sentire la mia voce dagli altoparlanti del PC.
«Il ragazzo è maggiorenne e manca da casa solo da ieri sera. Mi sembra un po' presto per fare una denuncia di scomparsa. Avete provato a casa degli amici o nei luoghi che frequenta di solito?» esordì Santinelli.
«Sì, non è a casa di nessuno degli amici che conosciamo. Ha avuto una discussione con la sua fidanzatina ieri sera a casa nostra, anche lei non sa dove può essersene andato e inoltre si è chiusa in se stessa e non vuol neanche dire il motivo del loro litigio. Thomas ha sbattuto la porta uscendo. Samantha, così si chiama la ragazza, ha provato a inseguirlo ma lui ha inforcato lo scooter ed è sparito prima ancora che lei potesse parlargli», disse la madre del ragazzo, mentre il padre rimaneva piuttosto taciturno e lasciava parlare la moglie.
«Beh, una ragazzata, magari se ne andato a bere qualche bicchiere di troppo per dimenticare la litigata e quando avrà smaltito la sbronza troverà la strada di casa.»
«No, Thomas non è il tipo, non beve alcolici, è un bravo ragazzo, e questa è la prima volta che si comporta così», insistette la madre.
«Facciamo così, senza fare denunce di scomparsa, per ora, avviamo qualche discreta indagine. Procuratemi una recente foto di vostro figlio e io la passerò alle Volanti. Rosati, tu cerca di tracciare il cellulare del ragazzo. Tu, invece, Roberta, vai a casa dei signori e dai una sbirciata al PC, soprattutto e-mail, conversazioni salvate di Messenger, insomma tutto quello che ci può essere utile per capire dove si possa essere rintanato questo ragazzo. In più, con delicatezza, cerca di interrogare la ragazza, Samantha, ma non insistere più di tanto, è minorenne.»
Tutto sommato, sembrava che Santinelli se la cavasse e tirai un sospiro di sollievo. In quel frangente non avrei saputo fare di meglio e quello che aveva proposto era sensato.
Qualche ora dopo, i due colleghi fecero di nuovo la loro comparsa in ufficio. Rosati non aveva notizie confortanti, il cellulare di Thomas non era rintracciabile, di sicuro aveva tolto batteria e carta SIM, il che faceva capire che il ragazzo non era uno sprovveduto. Qualche notizia in più arrivava da Roberta.
«Niente di interessante sulla partizione del PC riservata al ragazzo. Ho anche dato un'occhiata al suo profilo Facebook, e anche lì non ho trovato nulla. Quello che invece ho notato, e che ha fatto scattare un campanello d'allarme nella mia testa, è che sulle cartelle utente riservate al Signor Vindici, il padre del ragazzo, ce n'è una il cui contenuto risulta protetto da password. Non è stato difficile per me bypassare la protezione e accedere al contenuto della cartella, dove è memorizzata una serie di immagini, più di millequattrocento, raffiguranti donne che fumano.»
«Foto pornografiche?» intervenni io per via telematica, richiamando l'attenzione dei colleghi in ufficio.
«Non proprio. Sì, qualche immagine di nudo, ma sempre e comunque donne giovani, belle e con la sigaretta in mano o in bocca. Molti primi piani di tali donne, spesso che aspirano o esalano fumo, o che sono avvolte da una nuvola azzurrina o biancastra.»
«È un feticista. Con tutta probabilità i rapporti con la moglie sono molto sporadici o assenti e lui trova la soddisfazione sessuale davanti a queste immagini. Ma fin qui, niente di male, direi, se non il ritratto di una famiglia un po' disgregata.»
«E ha ragione, dottoressa. Ho cercato di indagare con discrezione sui rapporti tra Giorgio Vindici e la moglie Elisabetta. In pratica sono separati in casa, dormono in stanze separate e non hanno rapporti tra loro da molto tempo. Cinque o sei anni fa, la donna è stata molto male e ha subito un importante intervento chirurgico, un trapianto di fegato. I due già da tempo non andavano molto d'accordo, e la donna prese l'occasione al volo per dire che, siccome stava facendo una terapia immunosoppressiva, indispensabile per non rigettare l'organo trapiantato, doveva stare isolata per non rischiare di prendersi neanche un raffreddore. Da quel tempo si è trasferita in un'altra stanza e non ha dormito più con il marito. Quest'ultimo non se l'è mai sentita di lasciarla e, per rispetto, per paura o per timidezza di carattere, non si è neanche mai fatto un'amante. E quindi il suo sfogo naturale lo avrà trovato davanti alle immagini che ha salvato sul PC.»
«Una personalità un po' complessa. Quand'è così c'è anche poco dialogo in famiglia. Ma tutto questo ci è di poco aiuto per ritrovare Thomas.»
«D'accordo. Se non che ho scoperto che la ragazza, Samantha, oltre a essere ribelle, anticonformista e trasgressiva, è una bella fumatrice per l'età che ha. Come le metterebbe in relazione lei queste cose con il vizietto del papà di Thomas?»
«Credi che il Signor Giorgio non abbia resistito e abbia importunato la ragazza?»
«Credo. E credo che magari il figlio lo abbia colto in flagrante. E per questo se n'è andato sbattendo la porta.»
«Prima di giungere a conclusioni