Poesie scelte. Giovanni Prati
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Avrò giocondi! Oh sì, fibra per fibra
Tu m’hai lacero il core, e più non posso
Parlar di pace. Ma per tutti un’ora,
Edmenegarda, arriva; ed io la sento
Più di tutti vicina. All’appressarsi
Di quell’ora di Dio fuggon dall’alma
I corrucci e le offese, e bisognosi
Di perdono siam tutti. O Edmenegda,
Spera in quell’ora. Io non dimando al cielo
Che d’obblïar, di crescermi vicini
Sempre i miei figli, e sostenere in pace
Le agonie della morte… e perdonarti!».
Di man le cadde il foglio; alla parete
S’appoggiò; le grondò larga una stilla
Giù pel pallor del volto, e senza speme
Tra le genti si vide; e allor l’acerba
Coppa sentì d’aver vuotato intera.
Sì! la vuotasti. Ma il divino Amico
Ti vestì di coraggio, e del tuo lungo
Patir l’offerta, festeggiando, accetta.
Sola e pensosa il cammin novo imprendi,
Come chi parta da dilette cose
Per un lungo viaggio.
Incontrerai
Sterpi e tenebre e gel; ma non ti colga
Scoramento né tema!
In lontananza
S’apre una dolce, una serena plaga,
Dove la pace i combattuti accoglie
Come una madre, e della vita il sogno
Lene si solve in una santa luce.
L’UOMO
Terra, dall’ime viscere
Manda di gioia un grido;
Svegliati, e leva un fremito.
Mar dall’immenso lido;
Angelica coorte,
Inneggia e ti prosterna;
Sulle celesti porte
Brilla ineffabil dì;
L’uom dalla mano eterna
Colmo di vita uscì.
Più arcano delle tenebre,
Più delle belve truce
Più libero del turbine
Più bello della luce,
Nel portentoso istante
Al Crëator converso;
Di gloria sfolgorante
Egli già move il piè…
O suddito Universo,
T’apri davanti al re.
Figlio di Dio, recandosi
L’alta promessa ei viene:
«Di nati avrà miriadi,
Come astri e come arene!
A un cenno di quel fonte
Sarà l’oceano aperto;
Quasi lapillo, il monte
A’ piedi suoi cadrà;
La tigre del deserto
Sul dorso il porterà!»
E già gagliardo e nomade
Corre la giovin terra;
Ode i ruggiti, e indomito
Sfida le belve in guerra;
Per mezzo alle foreste
Fiero la tenda inalza;
Cinge l’orribil veste
Dei pardo e del lïon;
Sui geli della balza
Suona la sua canzon.
Ma da quei geli un’intima
Voce soave il chiama:
Scende fratello incognito,
Trova i fratelli… ed ama!
Oh santo il primo amplesso,
Che rannodò i mortali!
Non gemito d’oppresso,
Non ira d’oppressor:
Ma liberi ed eguali.
Con un sei patto in cor!
Ecco una fiamma eterea
In mille spirti è giunta;
L’occhio di mille in candida
Pietra angolar s’appunta.
Curvo sostien le braccia
L’uom verso l’alto immote;
Gli scende sulla faccia
Misterïoso un vel…
È nato il sacerdote,
Stretta è la terra al ciel!
Muto si prostra il popolo
A lui, che vaticina;
Ode i proferti oracoli
Dalla fatal cortina;
E adora un dio; de’ campi
Nella virtù feconda,
Dei päurosi lampi
Nell’infiammato vol,
Nel fremito dell’onda,
Nella beltà del Sol!
Allor le destre in memori
Patti la Fè compose,
I genii del connubio
Si cinsero di rose,
L’uom tra le monde mani
Tolse l’occulto lare,
Negli aditi più arcani
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