Le due tigri. Emilio Salgari
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Le due tigri - Emilio Salgari страница 21
– Quand’io ero a Rajmangal non avevano che dei gonga. Non so quindi se Suyodhana in questi ultimi tempi abbia acquistata qualche nave.
– Quest’uomo non confesserà mai tutto, – disse Yanez a Sandokan. – D’altronde ne sappiamo abbastanza e possiamo andarcene prima che i sacrificatori tornino con dei rinforzi. Ah! E della vedova, che cosa ne faremo?
– La manderemo a casa mia, – disse Tremal-Naik. – Si troverà meglio che fra i Thugs.
– Allora partiamo, – disse Yanez. – Che siano già giunti gli elefanti a Khari?
– Fino da ieri, ne sono sicuro.
– Saranno belli?
– Splendidi animali, senza dubbio, già abituati a cacciare le tigri. Sono stati pagati cari ma meriteranno quella somma.
– Andiamo dunque a cacciare nelle Sunderbunds, – concluse Yanez. – Vedremo se le tigri del Bengala valgono quelle delle foreste malesi.
Due uomini presero il manti sotto le braccia e la truppa, a un cenno di Sandokan, abbandonò il piazzale, dove finivano di consumarsi, sugli ultimi tizzoni, le ossa del thug.
La foresta dei cocchi fu attraversata senza incontrare nessuno e verso le due del mattino la spedizione prendeva posto nelle due scialuppe, aumentata del manti e della vedova.
Avendo la corrente in favore, il ritorno fu compiuto in brevissimo tempo. Un’ora dopo infatti tutti erano a bordo del praho.
Il manti fu rinchiuso in una delle cabine del quadro e per maggior precauzione gli fu collocata una sentinella dinanzi all’uscio.
– Quando partiamo? – chiese Tremal-Naik a Sandokan, prima di rientrare nelle loro cabine.
– All’alba, – rispose il pirata. – Ho già dato gli ordini opportuni onde tutto sia pronto prima dello spuntare del sole. Domani sera potremo trovarci a Khari?
– Certo, – rispose Tremal-Naik. – Non vi sono che dieci o dodici chilometri dalla riva del fiume a quel villaggio.
– Una semplice passeggiata. Buona notte ed a domani.
Cominciavano a tramontare le ultime stelle quando l’equipaggio del praho era tutto in coperta per prepararsi alla partenza.
Mentre issavano le immense vele, Sambigliong che dirigeva la manovra s’avvide, con una certa inquietudine, che anche le due grab ancoratesi il giorno innanzi, si preparavano a lasciare l’ancoraggio.
Le loro tolde eransi rapidamente coperte d’uomini i quali alzavano precipitosamente le vele latine e spiegavano i fiocchi, come se avessero avuto timore che la brezza dovesse da un momento all’altro mancare o che la corrente del fiume cambiasse direzione.
Il malese che aveva pure i suoi sospetti su quelle due misteriose navi, le quali portavano equipaggi quattro o cinque volte piú numerosi di quelli che sogliono avere quei velieri, rimase profondamente turbato da quelle manovre precipitose.
– Qui gatta ci cova, – mormorò. – Che il padrone abbia ragione di aver diffidato di questi vicini? Non ci vedo chiaro in questo affare.
Stava per dirigersi verso poppa, onde scendere nel quadro e avvertire Sandokan, quando questi comparve.
– Padrone, – gli disse. – Anche le due grab salpano con noi.
– Ah! – si limitò a dire il pirata.
Guardò tranquillamente i due velieri che stavano ritirando le ancore, poi disse:
– E la partenza improvvisa di quelle due navi t’inquieta, è vero mio bravo tigrotto?
– Non mi sembra naturale, padrone. Sono giunte l’altro ieri, non hanno caricata nemmeno una balla di cotone ed ecco che vedendo noi rimetterci alla vela, s’affrettano ad imitarci. E poi guardate quanti uomini hanno a bordo! Mi sembra che siano aumentati.
– Fra tutte e due hanno almeno il doppio dei nostri; se sperano però di darci delle noie, s’ingannano.
Se vorranno seguirci fino alle Sunderbunds, faremo giuocare le nostre artiglierie e vedremo a chi toccherà la peggio. Alla ribolla, Sambigliong e bada a non urtare qualche nave.
Le immense vele erano già state alzate con due mani di terzaruoli per diminuire di qualche po’ la loro superficie e le ancore di prora e di poppa apparivano allora a fior d’acqua. La Marianna, presa dalla corrente e spinta dalla brezza mattutina, cominciava a muoversi.
Una delle due grab si era messa già in marcia, scivolando fra le numerose navi che ingombravano il fiume e l’altra si preparava a seguirla.
Sandokan, dal cassero, le osservava attentamente, senza dare alcun segno d’inquietudine. Non era uomo da preoccuparsi anche se quelle due navi avevano equipaggi piú numerosi ed erano armate di cannoncini.
Si era misurato con altri avversari ben piú poderosi e formidabili per avere qualche timore.
Una mano che gli si posò sulla spalla, lo fece volgere.
Yanez e Tremal-Naik erano saliti sul ponte, seguiti da Kammamuri.
– Che tu abbia ragione? – gli chiese il portoghese. – O che si tratti d’un puro caso?
– Un caso molto sospetto, – rispose Sandokan. – Sono certo che ci seguono, per vedere se noi andiamo a gettare le ancore in qualche canale delle Sunderbunds.
– Che vogliano assalirci?…
– Nel fiume, non credo; in mare forse. Ciò però mi seccherebbe, quantunque abbia piena fiducia in Sambigliong.
– Dobbiamo sbarcare prima di giungere alla foce del fiume, – disse Tremal-Naik. – Khari dista dal mare molte leghe.
– Se potessi liberarmi di quei due spioni! – mormorò Sandokan. – Passeremo la notte a bordo e non sbarcheremo prima di domani mattina, cosí potremo meglio accertarci delle intenzioni di quei due velieri.
Sono risoluto a chiedere ai loro equipaggi delle spiegazioni, se questa sera si ancoreranno ancora presso di noi.
Fingiamo per ora di non occuparci di essi onde non metterli in sospetto e andiamo a prendere il thè. Ah! E la vedova?
– La lasceremo nel mio bungalow di Khari, – rispose Tremal-Naik. – Farà compagnia a Surama.
– La bajadera può esserci necessaria nelle Sunderbunds, – disse Yanez. – Preferisco condurla con noi.
Sandokan guardò il portoghese in certo modo, che questi arrossí come una fanciulla.
– Oh! Yanez, – disse ridendo. – Il tuo cuore avrebbe perdute le sue corazze?
– Invecchio, – rispose il portoghese, con aria imbarazzata.
– Eppure io credo che gli occhi di Surama ti faranno ritornare giovane.
– Bada, – disse Tremal-Naik. – Le donne indiane sono pericolose piú di quelle bianche. Sai