Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 3. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 3 - Edward Gibbon

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In specie vedasi Tertulliano (Apolog. c. 2) e Lattanzio (Instit. Divin. V. 9.) I raziocinj loro son quasi gl'istessi; ma si ravvisa bene, che il primo di questi Apologisti era stato un legale, ed il secondo un rettorico.

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Vedansi due esempi di questa specie di tortura negli Atti Sinceri de' Martiri pubblicati dal Ruinart (p. 160-399.). Girolamo, nella sua Leggenda di Paolo Eremita, riporta una strana istoria d'un giovane, che fu legato nudo in un letto di fiori ed assalito da una bella e lasciva meretrice. Egli represse la tentazione lacerandosi co' denti la lingua.

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La conversione della propria moglie provocò Claudio Erminiano, Governatore della Cappadocia, a trattare i Cristiani con straordinario rigore. Tertulliano ad Scapulam cap. 3.

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Tertulliano, nella sua lettera al Governatore dell'Affrica, fa menzione di molti notabili esempi di lenità e di tolleranza, de' quali esso ebbe notizia.

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Neque enim in universum aliquid, quod quasi certam formam habeat, constitui potest; espressione di Traiano che diede un largo campo alle operazioni de' Governatori delle Province.

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In metalla damnamur, in insulas relegamur. Tertullian. Apolog. c. 12. Le miniere della Numidia contenevano nove Vescovi, con un numero de' loro Cherici e Popolo a proporzione, ai quali Cipriano mandò una pietosa lettera di consolazione o di lodi. Vedi Cipriano (Epist. 76, 77.)

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Quantunque non possiam prestare intera fede all'epistole, o agli atti d'Ignazio, che si trovano nel II tomo dei Padri Apostolici; pure possiam citare quel Vescovo d'Antiochia come uno di questi martiri condannati per esempio degli altri. Fu egli mandato in catene a Roma come ad un pubblico spettacolo; e quando arrivò a Troade, ricevè la piacevol notizia, che la persecuzione d'Antiochia era già terminata.

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Fra' Martiri di Lione (Euseb. l. V. c. 1) la schiava Blandina fu distinta co' più squisiti tormenti. De' cinque Martiri, sì celebri negli Atti di Felicita e Perpetua, due erano servi, e due altri di molto vil condizione.

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Origen. adv. Celsum. (l. III. p. 116.). Le sue parole meritano d'essere trascritte. Ολιγοι κατα καιρους, καὶ σφοδρα ευαριθμητοι περι τῶν Χρισιανῶν θεοσεβειας τεθνηκασι.

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Se noi riflettiamo, che tutti i plebei di Roma non eran Cristiani, e che tutti i Cristiani non eran santi nè martiri, possiam giudicare, con quanta certezza possano attribuirsi gli onori sacri a quelle ossa ed urne, che si prendono senza distinzione alcuna da' pubblici cimiteri. Dopo un libero ed aperto commercio, che se n'è fatto per dieci secoli, si è risvegliato qualche sospetto fra' più eruditi Cattolici. Al presente si richiedono, come una prova di santità e di martirio le Lettere R. M., una caraffa piena di liquor rosso, che si crede sangue o la figura di una palma. I due primi segni però son di piccolo peso, e quanto all'ultimo si osserva da' Critici 1. che quella che si dice figura d'una palma, è forse un cipresso o anche puramente un punto, o un intrecciamento di punteggiatura usato nelle iscrizioni sepolcrali; 2. che la palma era il simbolo della vittoria fra' Pagani; 3. che fra' Cristiani serviva come d'emblema non solo del martirio, ma anche di una gloriosa risurrezione in genere. Vedi la lettera del P. Mabillon sul culto de' Santi ignoti, ed il Muratori sopra le Antichità Italiane (Dissert. LVIII.).

74

Per dare un saggio di queste leggende, ci contenteremo de' diecimila soldati Cristiani fatti crocifiggere in un giorno da Traiano o da Adriano sul monte Ararat. Vedi Baronio ad Martyrol. Rom. Tillemont (Mem. Eccles. Tom. II. P. II. p. 438.) e le Miscellanee di Geddes vol. II. p. 203. L'abbreviatura MIL., che può significare tanto soldati che migliaia, dicesi, che abbia prodotto vari sbagli straordinari.

75

Vedi Dionisio ap. Euseb. l. VI. c. 41. Uno de' diciassette fu accusato ancora di furto.

76

Le lettere di Cipriano somministrano una molto curiosa ed original pittura sì di esso che de' suoi tempi. Vedansi parimente le due vite di Cipriano, scritte con ugual esattezza quantunque con mire assai differenti, l'una da Le Clerc (Biblioth. univers. Tom. XII. p. 208-378.) l'altra dal Tillemont (Memoir. Eccles. Tom, IV. part. I. p. 76-459).

77

Vedasi la civile ma severa lettera del Clero di Roma al Vescovo di Cartagine (Cyprian. Epist. 8, 9.) Ponzio pone la massima cura e diligenza in giustificare il suo maestro contro la general censura, che se gli faceva.

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Specialmente quello di Dionisio di Alessandria, e di Gregorio Taumaturgo di Neocesarea. Vedi Euseb. (H. E. lib. VI. c. 40) e le Memorie di Tillemont (Tom. IV. Part. II. p. 685.).

79

Vedi Cipriano, Epist. 16, e la vita che ne fece Ponzio.

80

Abbiamo una vita originale di Cipriano fatta dal Diacono Ponzio, compagno del suo esilio e spettatore della sua morte; e possediamo ancora gli antichi Atti Proconsolari del suo martirio. Questi due documenti son coerenti fra loro e probabili; e quel ch'è più osservabile, sono spogliati di qualunque circostanza maravigliosa.

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Potrebbe parere, che questi fosser ordini circolari mandati a tutti i Governatori nel medesimo tempo. Dionisio (ap. Euseb. l. VII. c. 11.) racconta l'Istoria del proprio esilio da Alessandria, quasi nell'istessa maniera. Ma siccome egli evitò la morte, o sopravvisse alla persecuzione, si dee reputare o più o men fortunato di Cipriano.

82

Vedi Plinio, Hist. Nat. V. 3. Cellario Geogr. ant. (Part. III. p. 96.) i Viaggi di Shaw p. 90, e per l'adiacente paese (ch'è terminato dal Capo Bona, o dal promontorio di Mercurio) l'Affrica di Marmol (Tom. II. p. 474.). Si trovano ivi i residui di una acquedotto vicino a Curubis, o Curbis presentemente mutato in Gurbes; ed il D. Shaw lesse un'iscrizione, che chiama quella città Colonia Fulvia. Il Diacono Ponzio (in vit. Cypriani c. 12) l'appella apricum et competentem locum, hospitium pro voluntate secretum, et quidquid apponi eis ante promissum est, qui regnum et justitiam Dei quaerunt.

83

Vedi Cipriano (Epist. 77. Edit. Fell.)

84

Nell'atto della sua conversione aveva egli venduto quei giardini per benefizio de' poveri. La bontà di Dio (probabilissimamente la liberalità di alcuni amici Cristiani) li restituì a Cipriano. Vedi Ponzio c. 15.

85

Quando Cipriano un anno avanti era stato mandato in esilio, sognò che sarebbe stato posto a morte nel seguente giorno. L'evento fece spiegare quella parola come indicante un anno. Vedi Ponzio. c. 12.

86

Ponzio (c. 15) confessa che Cipriano, col quale cenò egli stesso, passò la notte custodia delicata. Il Vescovo esercitò l'ultimo atto di giurisdizione molto a proposito, disponendo, che le giovani donne, che vegliavano nella strada, fossero allontanate dal pericolo, e dalle tentazioni di una folla notturna. Act. Proconsolar. c. 2.

87

Vedasi negli Atti c. 4, ed appresso Ponzio c. 17, la sentenza originale. Quest'ultimo l'esprima in un modo oratorio.

88

Vedi Ponzio c. 19. Al Tillemont (Memoir. Tom. IV. Part. I p. 450 nat. 50) non piace una così positiva esclusione di ogni Martire di grado Episcopale più antico.

89

Qualunque sia l'opinione che possiamo avere del carattere o de' principj di Tommaso Becket, bisogna confessare ch'egli soffrì la morte con una costanza non indegna de' primitivi Martiri. Vedi Lord Lyttelton Istor. di Enrico II. (Tom. II. p. 592 ec.).

90

Vedasi particolarmente il trattato di Cipriano de Lapsis p. 87-98. Ediz. Fell.

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