Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 13. Edward Gibbon
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CAPITOLO LXVIII
Regno e carattere di Maometto II. Assedio e conquista definitiva di Costantinopoli fatta dai Turchi. Morte di Costantino Paleologo. Servitù de' Greci. Distruzione dell'Impero romano nell'Oriente. Atterrimento dell'Europa. Conquiste di Maometto II, sua morte.
L'assedio di Costantinopoli fatto dai Turchi, eccita primieramente i nostri sguardi e la nostra curiosità sul personaggio e sul carattere del possente distruttore di questo Impero59. Maometto II era figlio di Amurat II; la madre di lui, insignita de' titoli di Cristiana e di Principessa, trovossi verisimilmente confusa tra la folla delle tante concubine che venivano d'ogni paese a popolare lo harem del Sultano. Educato da prima nelle massime e ne' sentimenti d'un devoto seguace dell'Islamismo, finchè in lui durò questo fervore, non v'era volta in cui avesse toccate donne infedeli, che non si tergesse indi le mani e il volto colle abluzioni prescritte dalla legge. Ma sembra che, cogli anni e colla consuetudine di regnare, si ammollisse in lui la severità di così stretta osservanza; e l'animo ambizioso di questo principe, disdegnando riconoscere alcuna potestà maggior della sua, vuolsi che, in alcuni momenti di libertà, qualificasse senza riguardi il Profeta della Mecca coi predicati d'impostore e di masnadiero. Ma, agli occhi del pubblico, sempre mostratosi rispettoso alla dottrina e ai precetti del Corano60, i suoi privati trascorsi non giunsero mai a saputa del popolo; però a tal proposito, non conviene prestar cieca fede alla credulità degli stranieri e de' settarj, ognor proclivi a pensare che uno spirito, recalcitrante alla verità, opponga poi all'errore e alle cose assurde un disprezzo ancor più invincibile. Addottrinato da abilissimi maestri, fece rapidi progressi nel corso degli studj che nel tempo della sua educazione gli vennero prescritti; assicurasi che egli parlasse o intendesse cinque lingue61, l'araba, la persiana, la caldea o l'ebraica, la latina e la greca. Potea contribuire al suo diletto la persiana, alla sua edificazione l'araba; le quali due lingue d'ordinario tutti i giovani dell'Oriente imparavano. Attese le corrispondenze che trovavansi fra i Greci ed i Turchi, era naturale in lui il desiderio di conoscere la lingua d'una nazione ch'ei divisava di soggiogare: e doveva parimente essergli piacevole d'intendere gli encomj in versi, o in prosa latina62, che all'orecchio gli pervenivano63; ma non intendiamo di qual giovamento potesse divenirgli, o qual merito raccomandasse alla sua politica il rozzo dialetto de' suoi schiavi ebrei. Famigliari erano ad esso la storia e la geografia, e ardea di nobile emulazione in leggendo le vite degli Eroi dell'Oriente e forse di quelli dell'Occidente64. I suoi studj di astrologia, poteano essere scusati dalle assurde massime di quel secolo, oltrechè questo studio, vano in sè stesso, suppone in chi lo professa alcuni principj di matematica; le generose sollecitazioni fatte ai pittori dell'Italia, perchè venissero a stare presso di lui, e le ricompense delle quali ai medesimi largheggiò, il palesarono acceso di un gusto profano per le belle arti65. Ma la religione e le lettere non pervennero a domare il suo carattere selvaggio ed impaziente di freno. Nè rammenterò già a questo proposito, perchè pochissima fede le presto io medesimo, la storia de' quattordici paggi fatti sventrare dinanzi a sè, per conoscere qual d'essi avesse mangiato un popone, nè l'altra leggenda della bella schiava da lui medesimo decollata per dare a divedere ai suoi giannizzeri che le donne non avrebbero mai soggiogato il loro padrone. Il silenzio degli Annali turchi che accusano di ubbriachezza soli tre Principi della dinastia ottomana66, attesta la sobrietà di Maometto II; ma sono fuori di dubbio i suoi furori e l'inflessibilità delle sue passioni. Sembra dimostrato ad evidenza che, e nel campo, e nella reggia, lievissimi motivi lo indussero a versar torrenti di sangue, e che le sue inclinazioni, contrarie alla natura, arrecarono spessi oltraggi ai più nobili fra i suoi giovani prigionieri. Durante la guerra d'Albania, egli meditò le lezioni del padre, e ne superò di buon'ora la gloria, onde all'invincibile scimitarra di questo Sultano viene attribuita la conquista di due Imperi, di dodici Reami, e di dugento città, calcolo però falso e dalla sola adulazione instituito. Egli aveva indubitatamente tutte le prerogative di un soldato, e quelle fors'anche di un Generale: la presa di Costantinopoli suggellò la sua fama; ma ponendo in confronto le imprese, i soccorsi per eseguirle, e gli ostacoli, lo stesso Maometto II avrebbe dovuto rifiutar, vergognandone, l'adulazione di chi lo mettea al pari di Alessandro e di Timur. Le forze da lui guidate furono sempre superiori di numero a quelle dell'inimico, e nondimeno, le sue conquiste non si estesero al di là dell'Eufrate e del mare Adriatico, e nondimeno, ne interruppero il corso e Uniade, e Scanderbeg, e il Re di Persia, e i Cavalieri di Rodi.
A. D. 1451-1481
Sotto il regno di Amurat, Maometto gustò due volte i diletti del trono e due volte ne scese: la sua giovine
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Il leggitore istrutto avrà a memoria le offerte di Agamennone (
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Cantacuzeno (ignoro se fosse parente dell'Imperatore di questo nome) era Gran Domestico, zelante difensore del simbolo greco, e fratello della regina di Servia, presso la quale fu inviato col carattere d'ambasciadore (Siropulo, p. 37, 38-45).
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Per chi voglia formarsi idea del carattere di Maometto II, è cosa egualmente mal sicura il creder troppo ai Turchi e ai Cristiani. Il ritratto più moderato di questo conquistatore lo abbiamo da Franza (l. I, c. 33), in cui gli anni e la solitudine aveano raffreddati i sentimenti dell'odio.
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Cantemiro (p. 115): «Le moschee da lui fondate attestano il rispetto che mostrò in pubblico alla religione. Disputò liberamente col Patriarca Gennadio intorno alle religioni, greca e musulmana» (Spond., A. D. 1453, n. 22).
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Filelfo con un'Ode latina chiese al vincitore di Costantinopoli la libertà della madre e delle sorelle di sua moglie, ed ottenne la grazia. L'Ode fu portata a Maometto dagl'inviati del Duca di Milano. Evvi chi attribuisce allo stesso Filelfo l'intenzione di ritirarsi a Costantinopoli; la qual cosa mal concilierebbesi co' suoi
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Roberto Valturio, nel 1483, pubblicò a Verona i suoi dodici libri
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Se crediamo al Franza, Maometto II studiava assiduamente la vita e le azioni di Alessandro, di Augusto, di Costantino e di Teodosio. Ho letto in qualche luogo che per ordine di Maometto erano state tradotte in latino le Vite di Plutarco. Ma se questo Sultano sapea il greco, una tal traduzione non poteva essere che ad uso de' suoi sudditi; e per vero dire, se le vite di Plutarco sono una scuola di valore, lo sono anche di libertà.
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Il celebre Gentile Bellino, che Maometto II avea fatto venir da Venezia, n'ebbe in dono una catena e una collana d'oro con una borsa di tremila ducati; ma sono incredulo, al pari del Voltaire, sulla storia ridicola dello schiavo decollato per far vedere al pittore il meccanismo de' muscoli.
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Questi Imperatori dediti all'ubbriachezza furono Solimano I, Selim II e Amurat IV (Cantemiro, p. 61). I Sofì della Persia a tale proposito offrono un catalogo più lungo e compiuto. E nell'ultimo secolo i nostri viaggiatori europei assistettero alle orgie di questi principi, e ne parteciparono.