Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4 - Edward Gibbon

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del suo essere. Educato nella famiglia d'Alessandro, s'era vigorosamente opposto a' primi progressi dell'eresia d'Arrio; egli aveva l'importante uffizio di segretario sotto il vecchio Prelato; ed i Padri del Concilio Niceno videro con maraviglia e rispetto le nascenti virtù del giovane Diacono. In un tempo di pubblico pericolo, gli sciocchi diritti dell'età e del grado alle volte son trascurati; e dentro i cinque mesi dopo il suo ritorno da Nicea, il Diacono Atanasio fu collocato sull'Archiepiscopale Sede dell'Egitto. Egli occupò quell'eminente posto più di quaranta sei anni, e la sua lunga amministrazione fu consumata in un perpetuo combattimento contro le forze dell'Arrianismo. Cinque volte Atanasio fu espulso dalla propria sede; passò venti anni com'esule e fuggitivo; e quasi ogni Provincia del Romano Impero rendè in varj tempi testimonianza al suo merito ed a' suoi patimenti per la causa dell'Homoousion, che esso considerava come l'unico suo piacere, il solo suo affare, come il dovere e la gloria della sua vita. In mezzo alle tempeste della persecuzione, l'Arcivescovo d'Alessandria era tollerante della fatica, avido di fama, non curante di sicurezza; e quantunque il suo spirito fosse attaccato dal contagio del fanatismo, tuttavia Atanasio spiegava una superiorità d'indole e d'ingegno che l'avrebbe reso molto più atto, che i degeneranti figli di Costantino, al governo d'una gran Monarchia. La sua erudizione era molto meno profonda ed estesa di quella di Eusebio di Cesarea, e la sua rozza eloquenza non potrebbe paragonarsi alla culta oratoria di Gregorio o di Basilio; ma ogni volta che il Primate dell'Egitto era chiamato a giustificare i suoi sentimenti o la sua condotta, il suo non premeditato stile, o nel parlare o nello scrivere, era chiaro, forte e persuadente. Egli è stato sempre rispettato nella scuola Ortodossa come uno de' più accurati maestri della teologia Cristiana; e si è supposto che possedesse due scienze profane non adattate al carattere Episcopale, cioè quella della giurisprudenza227, e quella della divinazione228. Alcune felici congetture di futuri eventi, che un imparziale ragionatore avrebbe potuto attribuire all'esperienza ed al giudizio d'Atanasio, da' suoi amici ascrivevansi ad inspirazioni celesti, e, da' suoi nemici ad infernale magia.

      Ma siccome Atanasio trovavasi continuamente impegnato a trattare co' pregiudizj e colle passioni d'ogni specie di persone, dal Monaco fino all'Imperatore, la cognizione della natura umana era la prima e più importante sua scienza. Egli conservava una distinta ed intera veduta d'una scena, che andava continuamente mutandosi; e non mancava mai di profittare di que' decisivi momenti, che son già irreparabilmente passati, avanti che possano scorgersi da un occhio comune. L'Arcivescovo d'Alessandria era capace di distinguere, fino a qual segno poteva egli arrischiarsi a comandare, e dove conveniva che destramente s'insinuasse; quando poteva contendere con la forza, e quando si doveva sottrarre alla persecuzione; e mentre scagliava i fulmini della Chiesa contro l'eresia e la ribellione, poteva assumere nel seno del suo partito il flessibile ed indulgente carattere d'un capo prudente. L'elezione d'Atanasio non ha evitato la taccia d'irregolarità e di precipitazione229; ma la decenza del suo contegno gli conciliò l'affezione del Clero non men che del Popolo. Gli Alessandrini erano impazienti di prender le armi per la difesa d'un eloquente e generoso Pastore. Nelle sue angustie sempre veniva soccorso o almen consolato dal fedele attaccamento del parrocchiale suo Clero; ed i cento Vescovi dell'Egitto con intrepido zelo aderivano alla causa d'Atanasio. In quel modesto arnese, che suole affettare l'orgoglio e la politica, esso frequentemente faceva le visite Episcopali delle sue Province, dalla bocca del Nilo fino a' confini dell'Etiopia, conversando famigliarmente con gl'infimi della plebe, ed umilmente salutando i santi e gli eremiti del deserto230. Nè solamente nelle sacre assemblee fra persone, l'educazione ed i costumi delle quali eran simili a' suoi, Atanasio esercitava l'ascendente del proprio genio, ma comparve ancora con facile e rispettabil fermezza nelle Corti de' Principi; e ne' diversi giri della sua prospera ed avversa fortuna, non perdè mai la confidenza de' suoi amici, o la stima degli avversari.

      A. D. 330

      Nella sua gioventù, il Primate dell'Egitto resistè al gran Costantino, che aveva più volte significato la sua volontà, che ad Arrio fosse restituita la comunione Cattolica231. L'Imperatore rispettò, e potè anche dimenticare l'inflessibile di lui risoluzione; e la fazion contraria, che riguardava Atanasio come il suo più formidabil nemico, fu costretta a dissimular l'odio ed a preparare tacitamente un indiretto e remoto assalto. Si sparsero de' romori e de' sospetti, fu rappresentato l'Arcivescovo come un altiero ed opprimente tiranno, ed arditamente venne accusato di violare l'accordo ch'erasi ratificato nel Concilio Niceno con gli Scismatici seguaci di Melesio232. Atanasio avea disapprovato apertamente quell'ignominiosa pace, e l'Imperatore era disposto a credere, ch'egli avesse abusato del suo ecclesiastico e civile potere in perseguitare quegli odiati settari; che avesse rotto un calice sacrilegamente in una delle loro Chiese di Mareotide; che avesse fatto battere, o imprigionati sei de' loro Vescovi; e che fosse stato ucciso, o almeno mutilato Arsenio Vescovo dalla crudel mano del Primate dell'istesso partito233. Queste accuse, che attaccavan l'onore e la vita d'Atanasio, da Costantino rimesse furono al Censore Dalmazio suo fratello, che risedeva in Antiochia; vennero successivamente convocati i Sinodi di Cesarea e di Tiro; e fu ordinato a' Vescovi dell'Oriente di giudicar la causa d'Atanasio, avanti di procedere a consacrare la nuova Chiesa della Resurrezione a Gerusalemme. Il Primate poteva esser conscio a se stesso della sua innocenza; ma gli pesava che lo stesso implacabile spirito, che avea dettato le accuse, dovesse compilare il processo, e pronunziar la sentenza. Egli evitò prudentemente il tribunale de' suoi nemici, non curò le citazioni dei Sinodo di Cesarea, e dopo una lunga ed artificiosa dilazione si sottomise a' perentorj comandi dell'Imperatore, che minacciava di punire la sua colpevole disubbidienza, qualora negato avesse di comparire nel Concilio di Tiro234. Avanti che Atanasio, alla testa di cinquanta Prelati dell'Egitto, partisse da Alessandria, s'era egli saviamente assicurata l'alleanza de' Meleziani; ed Arsenio medesimo, immaginaria sua vittima e suo segreto amico, era occultamente compreso nel suo seguito. Eusebio di Cesarea dirigeva il Concilio di Tiro con più passione e con minor arte di quel che la sua dottrina ed esperienza avrebbe fatto aspettare: la numerosa fazione di lui iterava i nomi d'omicida e di tiranno; ed i loro clamori venivano incoraggiati dall'apparente pazienza d'Atanasio, che aspettava il decisivo momento di produrre Arsenio vivo e senz'alcun mancamento nel mezzo dell'Assemblea. La natura delle accuse non ammetteva tali chiare e soddisfacenti risposte; pure l'Arcivescovo fu in istato di provare, che nel villaggio, in cui si diceva aver egli rotto un calice consacrato, non poteva realmente trovarsi nè Chiesa, nè altare, nè calice. Gli Arriani, che avevan segretamente determinato di fare apparir delinquente, e di condannare il loro nemico, procurarono ciò nonostante di mascherare la loro ingiustizia coll'imitazione della forma giudiciaria: il Sinodo stabilì una commissione Episcopale di sei Deputati per investigar le prove del fatto sul luogo stesso; e questo passo, al quale vigorosamente si opposero i Vescovi Egiziani, aprì nuove scene di violenza e di spergiuro235. Tornati i Deputati da Alessandria, il maggior numero del Sinodo pronunziò contro il Primate dell'Egitto la final sentenza di degradazione e d'esilio. Il decreto, espresso nel più fiero stile della malizia e della vendetta, fu comunicato all'Imperatore ed alla Chiesa Cattolica; ed immediatamente i Vescovi riassunsero un devoto e dolce contegno, qual conveniva al santo loro pellegrinaggio verso il sepolcro di Cristo236.

      A. D. 336

      Ma l'ingiustizia di questi giudici ecclesiastici non fu accompagnata dalla sommissione, e neppure dalla presenza d'Atanasio. Ei risolvè di fare un'ardita e pericolosa prova, se il trono fosse accessibile alla voce della verità; e prima che si pronunziasse a Tiro la definitiva sentenza, l'intrepido Primate si gettò in una barca che era pronta a partire per la città Imperiale. La richiesta di una formale udienza avrebbe potuto incontrare opposizioni, od eludersi; ma Atanasio occultò il suo arrivo; aspettò il momento, che Costantino tornava da una vicina villa, ed arditamente si fece incontro al suo sdegnato Sovrano, mentre questi passava a cavallo per la contrada primaria di Costantinopoli. Una sì strana comparsa eccitò in esso la maraviglia e la collera; e fu ordinato

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<p>227</p>

Sulpicio Severo (Hist. Sacr. l. II. p. 396) lo chiama legale, e giurisconsulto. Presentemente non può ravvisarsi questo carattere, o si consulti la vita, o le opere d'Atanasio.

<p>228</p>

Dicebatur enim fatidicarum sortium fidem, quaeve augurales portenderent alites scientissime callens aliquoties praedixisse futura. Ammian. XV. 7. Sozomeno (l. IV. c. 10) riferisce una profezia o piuttosto uno scherzo, da cui si prova evidentemente che Atanasio, se le cornacchie parlan Latino, intendeva il linguaggio delle cornacchie.

<p>229</p>

Si fece leggiermente menzione dell'irregolare ordinazion d'Atanasio ne' Concilj, che si tenner contro di lui. Vedi Filost. lib. II. c. 11 e Gottofredo p. 71. Ma può appena supporsi, che l'assemblea de' Vescovi dell'Egitto solennemente attestasse una pubblica falsità. Atanas. Tom. I. p. 726.

<p>230</p>

Vedi l'Istoria de' Padri del deserto pubblicata da Rosweide, e Tillemont (Mem. Eccl. Tom. VII.) nelle vite d'Antonio, e di Pacomio. Atanasio medesimo, che non isdegnò di comporre la vita del suo amico Antonio, ha diligentemente osservato, quanto spesso il santo Monaco deplorasse e profetizzasse i danni dell'eresia Arriana. Atanas. Tom. II. p. 492-498.

<p>231</p>

A principio Costantino minacciava parlando, e domandava scrivendo, και αγραφωϛ μεν ηπειλει, γραφων δε ηξιον. Le sue lettere di poi presero un minaccevole accento, ma mentre chiedeva, che a tutti fosse aperto l'ingresso della Chiesa, evitava l'odioso nome d'Arrio. Atanasio da sagace politico, ha diligentemente notato queste distinzioni, (Tom. I. p. 788) che gli somministravano qualche motivo di scusa o di dilazione.

<p>232</p>

I Meleziani ebbero origine in Egitto, come in Affrica i Donatisti, da una disputa Episcopale nata dalla persecuzione. Io non ho tempo di esporre tal oscura controversia, la quale sembra essersi male rappresentata dalla parzialità d'Atanasio, e dall'ignoranza d'Epifanio. Vedi Mosemio Istor. gener. della Chiesa Vol. I. p. 201.

<p>233</p>

Viene specificato il trattamento de' sei Vescovi da Sozomeno lib. II. c. 25; ma Atanasio medesimo, sì abbondante per rispetto ad Arsenio ed al calice, lascia questa grave accusa senza risposta.

<p>234</p>

Atanas. Tom. I. p. 788. Socrat. lib. I. c. 28. Sozomeno lib. II. c. 25. L'Imperatore nella sua Lettera di convocazione ap. Euseb. (in vit. Constant. lib. IV. c. 42) par che giudichi anticipatamente alcuni membri del Clero, ed era più che probabile, che il Sinodo applicasse tali rimproveri ad Atanasio.

<p>235</p>

Vedi in particolare la seconda Apologia d'Atanasio (Tom. I. p. 763-808) e le sue lettere a' Monaci (p. 808-866). Queste son giustificate con originali ed autentici documenti; ma inspirerebbero maggior credibilità, se egli meno innocente, e meno assurdi vi comparissero i suoi nemici.

<p>236</p>

Euseb. in vit. Const. lib. IV. c. 41-47.