Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4 - Edward Gibbon

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l'importuno querelante; l'ira però fu superata da un involontario rispetto; e l'altiero spirito dell'Imperatore fu sorpreso dal coraggio e dall'eloquenza d'un Vescovo, che imploravane la giustizia, e scuotevane la coscienza237. Costantino ascoltò i lamenti di Atanasio con imparziale ed anche graziosa attenzione; i membri del Concilio di Tiro furon citati a giustificare la lor processura; e sarebber restati confusi gli artifizj del partito Eusebiano, se non si fosse aggravata la reità del Primate colla destra supposizione di un imperdonabil delitto, cioè del colpevol disegno di intercettare, e di ritenere le navi del grano d'Alessandria, che somministravan la sussistenza alla nuova Capitale238. All'Imperatore non dispiaceva che si assicurasse la pace dell'Egitto, mediante l'assenza d'un Capo del popolo; ma non volle riempire la vacanza della sede Archiepiscopale; e la sentenza che dopo lungo esitare ei pronunziò, fu quella di un geloso ostracismo, anzi che di un esiglio ignominioso. Atanasio passò circa vent'otto mesi nella remota provincia della Gallia, ma nell'ospital Corte di Treveri. La morte dell'Imperatore fece mutar faccia a' pubblici affari; e nella generale indulgenza d'un nuovo regno, fu il Primate restituito al proprio paese, per mezzo di un onorevole editto del giovane Costantino, che dimostrò profondamente sentire l'innocenza ed il merito del venerando suo ospite239.

      A. D. 341

      La morte di questo Principe espose Atanasio ad una seconda persecuzione; ed il debol Costanzo, sovrano dell'Oriente, divenne tosto segreto complice degli Eusebiani. Si adunarono in Antiochia novanta Vescovi di quella Setta o fazione, sotto lo specioso pretesto di consacrare la Cattedrale. Essi composero un ambiguo simbolo che leggermente è tinto de' colori del Semiarrianismo, e venticinque canoni, che regolan tuttavia la disciplina dei Greci ortodossi240. Fu deciso con qualche apparenza di giustizia, che un Vescovo, deposto da un Sinodo, non riassumesse le funzioni Episcopali finattantochè non fosse assoluto dal giudizio d'un ugual Sinodo; la qual legge immediatamente applicata venne al caso d'Atanasio; il Concilio d'Antiochia ne pronunziò, o piuttosto ne confermò la degradazione; uno straniero, chiamato Gregorio, fu collocato sopra la sua sede, e fu ordinato a Filagrio241, Prefetto dell'Egitto, di sostenere il nuovo Primate con la forza civile e militare della Provincia. Oppresso dalla cospirazione de' Prelati Asiatici, Atanasio si ritirò da Alessandria, e passò tre anni242 esule e supplichevole sul sacro limine del Vaticano243. Mediante un assiduo studio della lingua Latina, presto si rendè abile a negoziare col Clero dell'Occidente; la sua decente adulazione dominava o dirigeva l'altiero Giulio; il Pontefice Romano s'indusse a considerare l'appello di lui come un particolare interesse della Sede Apostolica; e fu di comun consenso dichiarato innocente in un Concilio di cinquanta Vescovi dell'Italia. In capo a tre anni, il Primate fu chiamato alla Corte di Milano dall'Imperatore Costante, che, in braccio ad illeciti piaceri, professava sempre un vivo rispetto per la Fede Ortodossa. La causa della verità e della giustizia si promosse per l'influenza dell'oro244, ed i ministri di Costante consigliarono il loro Sovrano a richieder la convocazione d'una Ecclesiastica Assemblea, che potesse agire come rappresentante della Chiesa Cattolica. Si unirono a Sardica, sul confine de' due Imperj, ma dentro gli Stati del protettor d'Atanasio, novantaquattro Vescovi Occidentali e sessantasei Orientali. Le loro dispute degeneraron ben presto in ostili altercazioni: gli Asiatici, temendo per la personale lor sicurezza, si ritirarono a Filippopoli nella Tracia; ed i rivali due Sinodi reciprocamente scagliavano gli spirituali lor fulmini contro i nemici, ch'essi piamente consideravano come nemici del vero Dio. Si pubblicarono e confermarono i loro decreti nelle rispettive Province, ed Atanasio che nell'Occidente riverivasi come un Santo, era esposto come un colpevole all'esecrazione dell'Oriente245. Il Concilio Sardicense scopre i primi sintomi di discordia e di scisma fra le Chiese Greca e Latina, le quali si separarono per la differenza di fede in varie occasioni, e per la perpetua distinzione di linguaggio.

      A. D. 349

      Atanasio, nel tempo del suo secondo esilio nell'Occidente, era frequentemente ammesso alla presenza Imperiale in Capua, in Lodi, in Milano, in Verona, in Padova, in Aquileia, ed in Treveri. Ordinariamente si trovava presente a tali visite il Vescovo della Diocesi; il Maestro degli Uffizj stava fuori del velo o della cortina del sacro appartamento; e questi rispettabili personaggi poteano attestare l'uniforme moderazione del Primate, che solennemente s'appella alla loro testimonianza246. La prudenza gli dovea senza dubbio suggerire quel dolce e rispettoso stile, che si conveniva ad un suddito e ad un Vescovo. In queste famigliari conferenze col Principe d'Occidente, Atanasio poteva dolersi dell'error di Costanzo; ma egli arditamente attaccò la malizia de' suoi Eunuchi e degli Arriani Prelati; deplorò l'angustia e il pericolo della Chiesa Cattolica, ed eccitò Costante ad emular la gloria e lo zelo del padre. L'Imperatore dichiarossi risoluto d'impiegar le truppe ed i tesori dell'Europa nella causa ortodossa; e con una breve e perentoria lettera fece sapere al suo fratello Costanzo, che qualora non acconsentisse all'immediato ristabilimento d'Atanasio, egli stesso con una flotta e un esercito avrebbe posto l'Arcivescovo sul trono d'Alessandria247. Ma tal guerra di religione, sì contraria alla natura, non ebbe effetto per l'opportuna compiacenza di Costanzo; e l'Imperatore dell'Oriente condiscese a chiedere una riconciliazione con un suddito, che esso aveva ingiuriato. Atanasio aspettò con decente sostenutezza, finchè non ebbe ricevuto successivamente tre lettere, piene delle più forti assicurazioni della protezione, del favore, e della stima del suo Sovrano, che l'invitava a riassumer la propria Sede Episcopale, e che aggiungeva l'umiliante precauzione di impegnare i suoi principali ministri ad attestar la sincerità delle sue intenzioni. Queste si manifestarono in un modo anche più pubblico per mezzo dei rigorosi ordini che furon mandati nell'Egitto di richiamar gli aderenti di Atanasio, di reintegrarli ne' lor privilegi, di promulgar la loro innocenza, e di cancellare dai pubblici registri le illegittime processure, che si eran fatte nel tempo che prevaleva la fazione Eusebiana. Dopo che fu accordata ogni soddisfazione e sicurezza cui la giustizia e anche la delicatezza potesser richiedere, il Primate si pose in viaggio a piccole giornate per le Province della Tracia, dell'Asia e della Siria; e veniva per tutto accompagnato dall'abbietto omaggio de' Vescovi Orientali, che eccitavano il suo disprezzo senza ingannare la sua penetrazione248. In Antiochia vide l'Imperator Costanzo; ricevè con modesta fermezza gli abbracciamenti e le proteste del suo Signore, ed eluse la proposizione di concedere agli Arriani una sola Chiesa in Alessandria, col chiedere una simil tolleranza pel suo partito nelle altre città dell'Impero; replica, che solo avrebbe potuto apparir giusta e moderata in bocca d'un Principe indipendente. L'ingresso dell'Arcivescovo nella sua Capitale fu una procession di trionfo; l'assenza e la persecuzione l'avevano renduto caro agli Alessandrini; si era più stabilmente confermata la sua autorità, che egli esercitava con rigore, e la sua fama erasi sparsa dall'Etiopia fino alla Gran-Brettagna, in tutta l'estensione del Mondo Cristiano249.

      A. D. 351

      Ma quel suddito, che ha ridotto il suo Principe alla necessità di dissimulare, non può mai sperare un sincero e durevol perdono; e la tragica morte di Costante ben presto privò Atanasio di un potente e liberal protettore. La guerra civile fra l'assassino e l'unico superstite fratello di Costante, che afflisse l'Impero più di tre anni, assicurò un intervallo di riposo alla Chiesa Cattolica; e ciascheduna delle contendenti due parti desiderava di conciliarsi l'amicizia d'un Vescovo, che poteva col peso dalla personale sua autorità determinar le fluttuanti risoluzioni d'una importante Provincia. Egli diede udienza agli ambasciatori del Tiranno, con cui fu dopo accusato di avere tenuta una segreta corrispondenza250, e l'Imperatore Costanzo più volte assicurò il suo carissimo padre, il Reverendissimo Atanasio, che nonostante i maliziosi romori, che si facevan girare attorno dai comuni loro nemici, aveva egli ereditato i sentimenti ugualmente che il trono del suo defunto fratello251. La gratitudine

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<p>237</p>

Atanas. Tom. I. p. 804. In una Chiesa dedicata a S. Atanasio, tal situazione somministrerebbe per una pittura un argomento più bello, che molte Storie di miracoli e di martirj.

<p>238</p>

Atanas. Tom. I. p. 729. Eunapio racconta (in vit. Sophist. p. 36. 37 edit. Comelin.) uno strano esempio della credulità e barbarie di Costantino in una simile occasione. L'eloquente Sopatro, Filosofo della Siria, godeva la sua amicizia, e aveva provocato l'ira d'Ablavio, Prefetto del Pretorio. Il popolo di Costantinopoli era mal contento, perchè s'era trattenuto l'arrivo delle navi che portavano il grano per mancanza di vento meridionale; e Sopatro fu decapitato sull'accusa, che egli aveva legato i venti per arte magica. Svida aggiunse, che Costantino con tal esecuzione pretese di provare che aveva assolutamente rinunziato alla superstizione de' Gentili.

<p>239</p>

Nel suo ritorno egli vide Costanzo due volte a Viminiaco ed a Cesarea nella Cappadocia. Atanas. Tom. I. p. 676. Il Tillemont suppone, che Costantino lo conducesse nella Pannonia al congresso dei tre reali fratelli. Mem. Eccl. Tom. VIII. p. 69.

<p>240</p>

Vedi Beveridge Pand. Tom. I. p. 429-452 e Tom. II. Annot. p. 182. Tillemont Mem. Eccl. Tom. VI. p. 310-324. S. Ilario di Poitiers ha fatto menzione di questo Sinodo d'Antiochia con troppo favore e rispetto. Ei vi conta novanta sette Vescovi.

<p>241</p>

Questo Magistrato, sì odioso per Atanasio, è lodato da Gregorio Nazianzeno, Tom. I. Orat. 21. p. 391.

Saepe premente Deo fert Deus alter opem.

Per onore della natura umana ho sempre piacere di scoprire qualche buona qualità in quegli uomini, che dallo spirito di parte si sono dipinti come mostri e tiranni.

<p>242</p>

Le difficoltà cronologiche, le quali rendon dubbiosa la residenza d'Atanasio a Roma, sono vigorosamente trattate dal Valesio Observ. ad Calc. Tom. II. Hist. Eccles. lib. I c. 1-5, e dal Tillemont Mem. Eccles. Tom. VIII. p. 674 ec. Io ho seguitato la semplice ipotesi del Valesio, che non ammette che un sol viaggio dopo l'intrusione di Gregorio.

<p>243</p>

Non posso fare a meno di trascrivere una giudiziosa osservazione di Wetstein Proleg. n. T. p. 19. Si tamen Historiam Ecclesiasticam velimus consulere, patebit jam inde a saeculo quarto, cum, ortis controversiis, Ecclesiae Graecae doctores in duas partes scinderentur, ingenio, eloquentia, numero tantum non aequales, eam partem quae vincere cupiebat Romam confugisse, majestatemque Pontificis comiter coluisse, eoque pacto oppressis per Pontificem et Episcopos Latinos adversariis praevaluisse, atque orthodoxiam in Conciliis stabilivisse. Eam ob caussam Athanasius non sine comitatu Romam petiit, pluresque annos ibi haesit.

<p>244</p>

Filostorg. l. III. c. 22. Se nel promuovere gl'interessi della religione s'usò qualche corruzione, un avvocato d'Atanasio potrebbe giustificare o scusare tal equivoca condotta coll'esempio di Catone, e di Sidney; il primo de' quali si dice, che desse, ed il secondo che ricevesse doni in una causa di libertà.

<p>245</p>

Il Canone, che permette gli appelli a' Pontefici Romani, ha innalzato il Concilio di Sardica quasi alla dignità d'un Concilio generala; ed i suoi atti si sono, o per ignoranza o per arte confusi con quelli del Sinodo Niceno. Vedi Tillemont Tom. VIII. p. 689 e Geddes Tract. Vol. II. p. 419-460.

<p>246</p>

Siccome Atanasio spargeva segrete invettive contro Costanzo (Vedi l'epistola a' Monaci) nel tempo stesso che l'assicurava del suo profondo rispetto, noi possiamo diffidare delle proteste dell'Arcivescovo. Tom. I. p. 677.

<p>247</p>

Nonostante il discreto silenzio d'Atanasio, e la manifesta finzione di una lettera riportata da Socrate, queste minacce son provate dalla certa testimonianza di Lucifero di Cagliari, ed anche di Costanzo medesimo. Vedi Tillemont Tom. VIII. p. 693.

<p>248</p>

Ho sempre avuto qualche dubbio intorno alla ritrattazione d'Ursacio e di Valente. Atanas. T. I. p. 776. Le loro lettere a Giulio, Vescovo di Roma, e ad Atanasio medesimo son di tempra sì differente l'una dall'altra, che non possono essere ambedue genuine. L'una tiene il linguaggio de' rei che confessano la loro colpa ed infamia, l'altra quello di nemici, che a termini uguali chiedono un'onorevole riconciliazione.

<p>249</p>

Le circostanze del suo secondo ritorno possono rilevarsi dal medesimo Atanasio Tom. I. p. 769. e 822, 843, da Socrate l. II. c. 18, da Sozomeno l. III. c. 19, da Teodoreto l. II. c. 11. 12, da Filostorgio l. III. c. 12.

<p>250</p>

Atanasio (Tom. I. pag. 677-678.) difende la sua innocenza con patetiche querele, con solenni asserzioni, e con ispeciosi argomenti. Egli conviene che erano state finte delle lettere in suo nome, ma domanda che siano esaminati i suoi segretarj e quelli del Tiranno, per conoscer se quelle lettere fossero state scritte dai primi, o dagli altri ricevute.

<p>251</p>

Atanasio Tom. I. p. 825-844.