siamo per aver luogo nel Cielo, pure non vi risplenderemo, che come piccole stelle, in paragone di que' soli di giustizia, che avran percorsa la lor carriera con travagli, con successo e con gloria. Chrysost. in Epist. ad Hebraeos, Homel. 13. ap. Chardon. Hist. des Sacrem. (Tom. I. p. 49). Io credo che tal dilazione di battesimo, quantunque soggetta alle più perniciose conseguenze, non fosse però mai condannata da verun Concilio generale o provinciale, nè da verun pubblico atto, o dichiarazione della Chiesa. Facilmente s'accendeva lo zelo de' Vescovi in molte anche più leggiere occasioni.
69
Zosimo I. II. p. 104. Per questa non ingenua falsità egli ha meritato e provato i trattamenti più duri da tutti gli Scrittori Ecclesiastici, eccetto che dal Cardinal Baronio (l'An. 324. n. 15-28) il quale aveva bisogno di servirsi dell'autorità dell'Istoria infedele in una particolare occasione contro l'Ariano Eusebio.
70
Eusebio l. IV. c. 61, 62, 63. Il Vescovo di Cesarea suppone colla più perfetta sicurezza la salvazione di Costantino.
71
Vedi Tillemont Hist. des Emper. Tom. IV p. 249. I Greci, i Russi, ed i Latini stessi, ne' secoli più tenebrosi, hanno desiderato di porre Costantino nel Catalogo de' Santi.
72
Vedi il III. e IV. lib. della sua vita. Egli era solito dire, che o si fosse predicato Cristo colle labbra, ovvero col cuore, esso ne avrebbe sempre goduto. (l. III. c. 58.)
73
Il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. IV. p. 374, 616) ha difeso con forza e con spirito la virginal purità di Costantinopoli contro alcuni maligni passi del Pagano Zosimo.
74
L'Autore dell'Istoria polit. e filosof. delle due Indie (Tom. I. p. 9.) condanna una legge di Costantino, che compartiva la libertà a tutti gli schiavi, che avessero abbracciato il Cristianesimo. L'Imperatore promulgò veramente una legge che proibiva agli Ebrei di circoncidere, e forse di tenere alcuno schiavo Cristiano. Vedi Eusebio in vit. Const. l. IV c. 27 ed il Cod. Teod. lib. XVI. Tit. IX col Comment. del Gottofredo Tom. VI. p. 247. Ma tale imperfetta eccezione si riferiva solo agli Ebrei, ed il gran numero di schiavi, ch'erano in potere di padroni o Cristiani o Pagani, non poteva migliorare la propria condizione temporale col cangiare di religione. Io non so da quali guide restasse ingannato l'Abbate Raynal; mentre l'assoluta mancanza di citazioni è un imperdonabile difetto della sua piacevole Istoria.
75
Vedi Act. S. Silvestri, e Niceph. Callist. Hist. Eccl. l. VII c. 34. ap. Baron. Accl. an. 324. n. 67, 74. Tale autorità veramente non è molto pregevole, ma queste circostanze per loro medesime son tanto probabili, che l'erudito Dr. Howell (Istor. del Mond. Vol. III. pag. 14) non ha avuto scrupolo d'adottarle per vere.
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Si celebra la conversione de' Barbari sotto il regno di Costantino dagl'Istorici Ecclesiastici (Vedi Sozom. l. II. c. 5 e Teodoret. l. I. c. 23, 24). Ma Ruffino, traduttore Latino d'Eusebio, merita d'essere considerato come un Autore originale. Le sue notizie erano tratte diligentemente da uno dei compagni dell'Apostolo dell'Etiopia, e da Bacurio Principe Ibero, ch'era Conte de' Domestici. Il P. Mamacchi ha dato un ampio ragguaglio del progresso del Cristianesimo nel primo e secondo volume della grande ma imperfetta sua opera.
77
Vedi appresso Eusebio (in vit. Constan. l. IV. c. 9) la pressante e patetica lettera di Costantino in favore de' suoi Cristiani fratelli della Persia.
78
Vedi Basnage Hist. des Juifs. T. VII. p. 182. T. VIII. p. 333. T. IX. p. 810. La curiosa diligenza di questo Scrittore seguita gli esiliati Giudei sino all'estremità del globo.
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Teofilo nella sua puerizia era stato dato in ostaggio da' suoi nazionali dell'Isola di Diva, ed era stato educato dai Romani nelle lettere e nella pietà. Le Maldive, delle quali forse Male o Diva è la capitale, sono un complesso di 1900 o 2000 piccole isole nell'Oceano Indico. Gli Antichi avevano imperfetta notizia delle Maldive; ma si trovan descritte nei due viaggiatori Maomettani del nono secolo, pubblicati dal Renaudot. Geogr. Nubiens. p. 30, 31. D'Herbeloi Biblioth. Orient. p. 704. Hist. gener. des voyages Tom. VIII.
80
Filostorgio (l. III. c. 4, 5, 6.) coll'erudite osservazioni del Gottofredo. La narrazione istorica presto si perde in una ricerca intorno alla sede del Paradiso, a strani mostri ec.
81
Vedi l'Epist. d'Osio presso Atanasio vol. I. p. 840. La pubblica rimostranza, che Osio fu costretto d'indirizzare al figlio, conteneva i medesimi principj di governo Ecclesiastico e Civile, ch'esso aveva secretamente instillati nella mente del padre.
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Il Sig. della Bastia (Mem. de l'Acad. de Inscr. T. XV. p. 386) ha evidentemente provato, che Augusto, e i suoi successori esercitavano in persona tutte le funzioni sacre di Pontefice Massimo, o di Sommo Sacerdote del Romano Impero.
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Era insensibilmente prevalsa una pratica alquanto contraria nella Chiesa di Costantinopoli; ma il rigido Ambrogio comandò a Teodosio di ritirarsi fuori del recinto, e gl'insegnò a conoscer la differenza che corre fra un Re ed un Sacerdote. Vedi Teodoreto (l. V. c. 18).
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Alla mensa dell'Imperator Massimo, Martino Vescovo di Tours ricevè la coppa da un famigliare, e la porse al Prete suo compagno avanti di permettere all'Imperatore che bevesse; e l'Imperatrice serviva Martino medesimo a tavola. Sulpic. Sever. in vita S. Martini c. 23. e dial. H. 7. Pure può dubitarsi se tali straordinari complimenti eran fatti al Vescovo o al Santo. Si possono vedere gli onori, che ordinariamente si prestavano al carattere Episcopale appresso il Bingamo (Antiq. l. II. c. 9) e Valesio (ad Theodoret. l. IV. c. 6.) Vedasi l'altiero Ceremoniale, che Leonzio Vescovo di Tripoli prescrisse all'Imperatrice in Tillemont. Hist. des Emp. Tom. IV. p. 754. Patr. Apostol. Tom. II. p. 179.
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Plutarco, nel suo Trattato d'Iside e Osiride, racconta che i Re dell'Egitto, che non eran già Sacerdoti, venivano promossi dopo la loro elezione all'Ordine Sacerdotale.
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Non vien determinato questo numero da veruno antico Scrittore o Catalogo originale, poichè le liste particolari delle Chiese dell'Oriente in confronto a quel tempo, son tutte moderne. Ma la paziente diligenza di Carlo da S. Paolo, di Luca Olstenio, e del Bingamo ha con gran fatica investigato tutte le Sedi Episcopali della Chiesa Cattolica, ch'era quasi tanto estesa, quanto l'Impero Romano. Il nono libro delle Antichità Cristiane forma una carta molto esatta di geografia Ecclesiastica.
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Intorno a' Vescovi rurali o a' Corepiscopi, che aveano diritto di dare il lor voto ne' Sinodi, e conferivano gli Ordini minori, vedi Tomassino (Discipl. Tom. I. pag. 447. ec.) e Chardon Hist. des Sacrem. Tom. V. p. 395. ec. Essi non compariscono che nel quarto secolo, e tal equivoco carattere, che aveva eccitata la gelosia de' Prelati, fu abolito avanti che finisse il decimo, tanto nell'Oriente, quanto nell'Occidente.
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Il Tomassino (Disc. Eccl. Tom. II. lib. II. c. 1-8. p. 673-721) ha trattato abbondantemente dell'elezione dei Vescovi nei primi cinque secoli, sì nell'Oriente che nell'Occidente; ma egli dimostra un'inclinazione molto parziale in favore dell'aristocrazia de' Vescovi. Il Bingamo (lib. IV. c. 2,) è moderato; e Chardon (Hist. des Sacrem. Tom. V. pag. 108-128.) è molto chiaro e preciso.
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Incredibilis multitudo non solum ex eo oppido (Tours), sed etiam ex vicinis urbibus ad suffragia ferenda convenerat etc. Sulp. Sever. (in vit. Martin. c. 7). Il Concilio di Laodicea (Can. 13) allontana dall'elezioni l'infima plebe e i tumulti; e Giustiniano ristringe tale diritto alla nobiltà (Nov. 123, 1).
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Le lettere di Sidonio Apollinare (IV. 25. VII. 5, 9) dimostrano alcuni scandali della Chiesa Gallicana; eppure la Gallia era meno incivilita