Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7. Edward Gibbon
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Nel linguaggio de' Monaci, piacere e delitto eran termini sinonimi, ed essi avevan conosciuto per esperienza, che i rigorosi digiuni, e l'astinenza nel cibo sono i più efficaci preservativi contro i desiderj impuri della carne44. Le regole d'astinenza, ch'essi stabilirono o praticarono, non erano uniformi, o perpetue; la lieta solennità della Pentecoste veniva bilanciata dalla straordinaria mortificazione della Quaresima; il fervore de' nuovi monasteri appoco appoco s'andò rilassando, ed il vorace appetito de' Galli non poteva imitare la paziente e temperata virtù degli Egizi45. I discepoli d'Antonio, e di Pacomio eran contenti della lor giornaliera porzione46 di dodici once di pane, o piuttosto di biscotto47, ch'essi dividevano ne' due frugali pasti del mezzogiorno, e della sera. Stimavasi un merito, e quasi un dovere, l'astenersi da' vegetabili cotti, che si davano al refettorio, ma la straordinaria bontà dell'Abbate alle volte accordava loro il lusso del formaggio, delle frutte, della insalata, e di piccoli pesci secchi del Nilo48. A grado a grado s'accordò, o si prese una maggior porzione di pesce di mare e di fiume: ma l'uso della carne fu per lungo tempo ristretto agli ammalati, ed a' viaggiatori; e quando questo appoco appoco prevalse nei Monasteri meno rigorosi d'Europa, vi s'introdusse una singolar distinzione, come se gli uccelli, o salvatici o domestici, fossero stati meno profani de' grossi animali de' campi. L'acqua era la pura ed innocente bevanda de' primitivi Monaci; ed il fondatore de' Benedettini disapprova la quotidiana porzione di mezza pinta di vino, che l'intemperanza del secolo49 l'aveva costretto a permettere. Le vigne d'Italia potevano facilmente somministrare tal misura; ed i suoi vittoriosi discepoli, che passarono le Alpi, il Reno, ed il Baltico, richiesero, in luogo del vino, un'adequata compensazione di birra, o di sidro.
Il candidato, che aspirava alla virtù della povertà Evangelica, si spogliava, nel primo suo ingresso in una comunità regolare, dell'idea e fino del nome di ogni esclusivo o separato possesso50. I fratelli si sostentavano per mezzo del lavoro delle proprie mani, ed il dovere di lavorare veniva caldamente raccomandato come una penitenza, come un esercizio, e come il mezzo più lodevole di procurarsi la quotidiana lor sussistenza51. Venivano diligentemente coltivati dalle lor mani i giardini ed i campi, che l'industria loro spesse volte avea tratto dalle foreste e dalle paludi. Essi facevano, senza ripugnanza, i più bassi ufizi di schiavi e di domestici; e si esercitavano dentro i recinti de' grandi Monasteri le varie arti ch'erano necessarie a provvederli di abiti, di utensili e di abitazioni. Gli studi monastici, per la maggior parte, son serviti ad accrescere, piuttosto che a dissipar la caligine della superstizione. Pure la curiosità, o lo zelo di alcuni eruditi solitari ha coltivato le scienze ecclesiastiche ed anche le profane: e la posterità dee riconoscer con gratitudine, che le loro instancabili penne, ci hanno conservato e moltiplicato i monumenti della Greca e Romana Letteratura52. Ma la più umile industria de' Monaci, specialmente d'Egitto, si contentava della tacita e sedentaria occupazione di fare de' sandali di legno, o d'intrecciare foglie di palme per farne stoie e panieri. Il lavoro superfluo, che non s'impiegava nell'uso domestico, serviva, mediante il commercio, a supplire a' bisogni della Comunità: i barchetti di Tabenna e degli altri monasteri della Tebaide, discendevano pel Nilo fino ad Alessandria; ed in un mercato cristiano, la santità degli artefici poteva dare un pregio maggiore all'intrinseco valore dell'opere.
Ma passò appoco appoco la necessità del lavoro manuale. Il novizio inducevasi a trasferire le sue sostanze ne' santi, in compagnia de' quali avea risoluto di consumare il rimanente della sua vita; e la perniciosa indulgenza delle leggi permetteva a lui di ricevere, per loro uso in futuro, qualunque accrescimento di legati, o d'eredità53. Melania donò loro la sua argenteria del peso di trecento libbre: e Paola contrasse un immenso debito, per sollievo de' favoriti suoi Monaci, che benignamente compartivano i meriti delle orazioni e penitenze loro ad una ricca e liberal peccatrice54. Il tempo accresceva di continuo, e gli accidenti rare volte facevan diminuire i beni de' Monasteri popolari, che si sparsero sulle addiacenti campagne e città: e, nel primo secolo della loro istituzione, il pagano Zosimo ha maliziosamente osservato, che, per vantaggio de' poveri, i Monaci cristiani avevan ridotto una gran copia di persone alla mendicità55. Finattantochè però mantennero il primitivo loro fervore, si fecero un dovere di esser fedeli ed amorevoli amministratori della carità, che veniva affidata alla loro cura. Ma la disciplina loro fu corrotta dalla prosperità: essi appoco appoco assunsero l'orgoglio de' ricchi, ed alla fine ammisero il lusso nel lor trattamento. Si sarebbe potuto scusare il pubblico loro lusso con la magnificenza del Culto religioso, e col decente motivo d'erigere durevoli abitazioni per una società immortale. Ma ogni secolo della Chiesa ha accusato la rilassatezza de' Monaci degenerati, che non si ricordavan più dell'oggetto del loro istituto, abbracciavano i vani e sensuali piaceri del Mondo, che avevano abbandonato56, e scandalosamente abusavano delle ricchezze, che si erano acquistate dalle austere virtù de' lor fondatori57. Il loro natural passaggio, da tal penosa e pericolosa virtù, a' vizi comuni dell'umanità, non ecciterà forse grande avversione o sdegno nella mente d'un Filosofo.
I primitivi Monaci consumavan la loro vita in penitenza e solitudine, senza esser disturbati dalle varie occupazioni, che impiegano il tempo, ed esercitan le facoltà degli enti ragionevoli, attivi e sociali. Quando veniva loro permesso di andare fuori del Monastero, due gelosi compagni erano sempre vicendevoli guardie, e spie delle azioni l'uno dell'altro; ed al loro ritorno erano condannati a dimenticare, o almeno a sopprimere tutto ciò, che avevan veduto, o udito nel Mondo. Si ricevevan ospitabilmente in un quartiere separato i forestieri, che professavan la fede ortodossa; ma non si permetteva la pericolosa loro conversazione, che ad alcuni scelti vecchi di approvata discretezza e fedeltà. Il Monastico schiavo non potea ricever le visite de' suoi amici, o congiunti, che in loro presenza; e si stimava sommamente meritorio, se affliggeva una tenera sorella, o un vecchio padre coll'ostinato rifiuto d'una parola, o d'uno sguardo58. I Monaci stessi passavan la loro vita, senz'alcun attacco personale, in mezzo ad una folla, che si era unita insieme per accidente, e si riteneva nella stessa prigione dalla forza e dal pregiudizio. De' solitari fanatici hanno poche idee, o sentimenti da comunicarsi: una special licenza dell'Abbate regolava il tempo, e la durata delle famigliari lor visite, ed alle loro tacite mense stavano nascosti ne' propri cappucci, inaccessibili, e quasi invisibili l'uno all'altro59. Lo studio è il conforto della solitudine: ma non aveva l'educazione preparati, e resi capaci d'alcuno studio liberale gli artigiani ed i contadini, che riempivano le comunità monastiche. Potevano lavorare: ma la vanità della perfezione spirituale era tentata a sdegnar l'esercizio del lavoro manuale; e dev'esser languida e debole quell'industria, che non è eccitata dal sentimento d'un personale interesse.
Secondo lo zelo e la fede loro, potevano impiegare il giorno, che passavano nelle proprie celle, in orazione vocale o mentale: s'adunavano la sera, ed erano svegliati la notte pel comune ufizio del Monastero. Se ne determinava il preciso momento dalle stelle, che rare volte son coperte dalle nuvole nel sereno cielo dell'Egitto; ed una trombetta, o corno pastorale, segnale della devozione, interrompeva due volte il vasto silenzio del deserto60. Anche il sonno, che è l'ultimo refugio degl'infelici, era misurato rigorosamente; le ore vacanti del Monaco scorrevano gravemente senz'occupazione, e senza piacere; e prima di giungere al fine del giorno, egli accusava più volte il noioso e tardo cammino del Sole61. In tal misero stato la
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S. Girolamo esprime con forti ma indiscrete frasi l'uso più importante del digiuno, e dell'astinenza:
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«Quelli, che bevono solamente acqua, e non hanno liquore nutritivo, dovrebbero avere almeno una libbra e mezza (
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Vedi Cassiano
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Vedasi il banchetto, a cui fu invitato Cassiano (
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Vedi la regola di S. Benedetto n. 39, 40. (
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Tali espressioni, come il mio libro, la mia veste, le mie scarpe (Cassiano
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Due gran Maestri della scienza ecclesiastica, il P. Tommassino (
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Il Mabillon (
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Il Tommassino (
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Vedi Girolamo
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Το πολυ μερος της ω̃κειωσαντο, προφασει των μεταδιδοναι παντα πτωχοις, παντας (ωσοιπειν) πταχους καταστησαντες. Zosimo L. V. p. 325. Pure la ricchezza de' Monaci orientali fu di gran lunga oltrepassata dalla principesca grandezza de' Benedettini.
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Il sesto Concilio generale (
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Io ho udito, o letto in qualche luogo questa sincera confessione d'un Abbate Benedettino: «Il mio voto di povertà mi ha dato centomila scudi l'anno; il mio voto di ubbidienza mi ha inalzato al grado di Principe Sovrano.» Mi son dimenticato delle conseguenze del suo voto di castità.
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Pior, Monaco Egiziano, permise alla sua sorella di vederlo; ma durante la visita tenne sempre gli occhi chiusi. Vedi
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Gli articoli 7, 8, 29, 30, 31, 34, 57, 60, 86 e 95 della regola di Pacomio impongono le leggi più intollerabili di silenzio e di mortificazione.
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Le preghiere diurne e notturne de' Monaci vengono lungamente discusse da Cassiano ne' libri terzo e quarto delle sue Instituzioni; ed egli costantemente preferisce la liturgia, che un Angelo avea dettata a' Monasteri di Tabenna.
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Cassiano descrive per propria esperienza l'