Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7 - Edward Gibbon

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del Ducato dell'Alemannia, e della Borgogna Transiurana. Essi corrispondevano alle Diocesi di Costanza, e d'Avenche o Losanna, e sono tuttavia distinti, nella moderna Svizzera, dall'uso della lingua Germanica e Francese.

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Vedi Guilliman de Reb. Helveticis L. I. c. 3. p. 11, 12. Dentro le antiche mura di Vindonissa si sono successivamente fabbricate la fortezza d'Habsburgh, l'Abbazia di Konigsfield, e la Città di Bruck. Il filosofico viaggiatore può paragonare i monumenti della conquista Romana, della feudale tirannia, della superstizione monastica, e dell'industriosa libertà. Se sarà veramente Filosofo, applaudirà il merito, e la felicità de' suoi tempi.

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Gregorio di Tours (L. II. 30, 37. in Tom. II. p. 176, 177, 182), le Gesta Francorum (in Tom. II. p. 551) e la lettera di Teodorico (Cassiodoro Var. Lib. II. cap. 41. in Tom. IV. p. 4) descrivono la disfatta degli Alemanni. Alcune delle loro Tribù si stabilirono nella Rezia sotto la protezione di Teodorico, i successori del quale cederono la Colonia ed il paese loro al nipote di Clodoveo. Può vedersi lo stato degli Alemanni sotto i Re Merovingici presso Mascou (Istor. degli antichi Germani XI. 8. etc. Annotas. 362) e Guillimain (De Reb. Helvetic. L. II c. 10, 12. p. 72, 80).

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Clotilde, o piuttosto Gregorio, suppone, che Clodoveo adorasse gli Dei della Grecia e di Roma. Il fatto è incredibile, e tale sbaglio non serve che a dimostrare, come in meno d'un secolo si era pienamente abolita ed anche dimenticata la Religion nazionale de' Franchi.

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Gregorio di Tours riferisce il matrimonio, e la conversione di Clodoveo (L. II. c. 28, 31. in Tom. II. p. 175, 178). Anche Fredegario, o l'Epitomatore anonimo (in T. II. p. 399, 400), l'Autore delle Gesta Francorum (in Tom. II. p. 548, 552) ed Aimoino medesimo (L. I. c. 13. in T. III. p. 37, 40) non sono da disprezzarsi. La tradizione ha potuto conservar lungamente alcune curiose circostanze di questi importanti successi.

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Un Viaggiatore, che tornava da Reims nell'Alvergna aveva rubato una copia delle sue declamazioni al segretario o libraio del modesto Arcivescovo (Sidon. Apollinar. L. IX. Epist. 7). Quattro lettere di Remigio, che tuttavia esistono (in Tom. IV. p. 51, 52, 53) non corrispondono alla lode magnifica di Sidonio.

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Incmaro, uno de' successori di Remigio (an. 845, 882) ne fece la vita (in Tom. III. p. 373, 480). L'autorità degli antichi Manoscritti della Chiesa di Reims potrebbe ispirare qualche fiducia, la quale però vien distrutta dalle temerarie ed audaci finzioni d'Incmaro. Egli è molto notabile, che Remigio, il quale fu consacrato all'età di ventidue anni (anno 457) occupò la cattedra Episcopale settantaquattro anni (Pagi, Critic. in Baron. Tom. II. p. 384, 572).

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Per il battesimo di Clodoveo fu portata da una bianca colomba una boccetta (la santa ampolla) d'olio santo, o piuttosto celeste, e ciò tuttavia si usa, e si rinnuova nella coronazione de' Re di Francia. Incmaro (che aspirava alla Primazia della Gallia) è il primo autore di questa favola (in Tom. III. p. 377), i deboli fondamenti della quale con profondo rispetto, e consumata destrezza si sono rovesciati dall'Abbate Vertot (Memoir. de l'Acad. des Inscr. Tom. II. p. 619, 633).

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Mitis depone colla Sicamber: adora quod incendisti, incende quod adorasti. Gregorio Turon. L. II. cap. 31. in Tom. II. p. 177.

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Si ego ibidem cum Francis meis fuissem, injurias eius vindicassem. Questa temeraria espressione, che Gregorio ha prudentemente taciuta, vien celebrata da Fredegario (Epitom. c. 21. in Tom. II. p. 400), da Aimoino (L. 1, c. 16. in Tom. III. p. 40), e dalla croniche di S. Dionisio (L. 1. c. 20. in Tom. III. p. 171), come un'ammirabile effusione di zelo cristiano.

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Gregorio L. II. c. 40, 43. in Tom. 11. p. 183, 185. Dopo aver freddamente riferito i replicati delitti, e gli affettati rimorsi di Clodoveo, conclude, forse inavvertentemente, con una lezione, che l'ambizione non vorrà mai ascoltare: His ita transactis… obiit.

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Dopo la vittoria Gotica, Clodoveo fece delle ricche offerte a S. Martino di Tours. Ei desiderava di riscattare il suo cavallo di battaglia col dono di cento monete d'oro; ma l'incantato cavallo non potè muoversi dalla stalla, finattantochè non fu raddoppiato il prezzo del suo riscatto. Questo miracolo eccitò il Re ad esclamare: Vere R. Martinus est bonus in auxilio, sed carus in negotio. Gesta Francor. in Tom. II. p. 554, 555.

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Vedi la lettera scritta dal Pontefice Anastasio al convertito Reale (in Tom. IV. p. 50, 51). Avito, Vescovo di Vienna, scrisse a Clodoveo sul medesimo soggetto (p. 49); e molti Vescovi Latini lo vollero assicurare del loro contento ed attaccamento.

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In vece di Αρβορρυχοι, ignoto Popolo, che si trova nel testo di Procopio, Adriano di Valois ha restituito il nome più a proposito di Αρμορυχοι, e questa facile correzione si è quasi universalmente approvata. Pure uno spregiudicato lettore naturalmente supporrebbe, che Procopio intendesse di descrivere una tribù di Germani alleata di Roma, non già una confederazione di Città della Gallia, che si fossero ribellate dall'Impero.

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Questa importante digressione di Procopio (De Bell. Goth. L. I. c. 12, in Tom. II. p. 29, 36) illustra l'origine della Monarchia francese. Pure bisogna osservare, I. che l'Istorico Greco dimostra una ignoranza inescusabile della geografia dell'Occidente; II. che questi trattati e privilegi, che dovevan lasciare qualche durevole traccia dopo di loro, sono totalmente invisibili presso Gregorio di Tours, nelle Leggi Saliche ec.

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Regnum circa Rhodanum, aut Ararim cum provincia Marsiliensi retinebat. Gregorio Turon. L. II. c. 32. in T. II. p. 178. La Provincia di Marsiglia fino alla Duranza fu in seguito ceduta agli Ostrogoti: e si suppone, che le sottoscrizioni di venticinque Vescovi rappresentassero il Regno di Borgogna (an. 519. Concil. Epaon. in Tom. IV. p. 104, 105). Nondimeno eccettuerei Vindonissa. Il Vescovo, che viveva sotto i Pagani alemanni, doveva naturalmente intervenire a' sinodi del vicino Regno Cristiano. Mascou (nelle sue prime quattro annotazioni) ha spiegato molte circostanze relative alla Monarchia di Borgogna.

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Mascou (Istor. de German. XI. 10), che diffida con molta ragione della testimonianza di Gregorio di Tours, ha prodotto un passo d'Avito (Epist. 5) per provare, che Gundobaldo affettava di deplorare quel tragico successo, a cui da' suoi sudditi affettavasi d'applaudire.

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Vedasi l'original conferenza (in Tom. IV. p. 99, 102). Avito, principale attore, e probabilmente segretario del Congresso, era Vescovo di Vienna. Un breve ragguaglio della persona e delle opere di esso può trovarsi presso il Dupin (Biblioth. Eccles. Tom. V. p. 5, 10).

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Gregorio di Tours (L. III. c. 19. in Tom. II. p. 199) soddisfa il suo genio, o piuttosto trascrive qualche più eloquente scrittore nella descrizion di Digione, Fortezza che già meritava il titolo di Città. Fu dipendente da' Vescovi di Langres fino al duodecimo secolo, ed in seguito divenne la capitale de' Duchi di Borgogna. (Longuerue, Descript. de la France P. 1. p. 280).

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L'Epitomatore di Gregorio di Tours (in Tom. II. p. 401) ci ha conservato questo numero di Franchi; ma suppone arbitrariamente, ch'essi fossero tagliati a pezzi da Gundobaldo. Il prudente Borgognone risparmiò i soldati di Clodoveo, e gli mandò prigionieri al Re de' Visigoti, che gli stabilì nel Territorio di Tolosa.

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In questa guerra di Borgogna ho seguitato Gregorio di Tours (L. II. c. 32, 33. in Tom. II. p. 176, 279) la narrazione del quale sembra così contraria a quella di Procopio (De Bell. Goth. L. I. c. 12. in Tom. II. p. 31, 32), che alcuni critici hanno supposto due

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