Vedasi la sua vita, o leggenda (in Tom. III. p. 402). Martire! come si è stranamente allontanata, questa parola dall'originale suo senso di comun testimone. S. Sigismondo era famoso per la cura delle febbri.
184
Avanti la fine del quinto secolo, la Chiesa di S. Maurizio, e la sua legione Tebea, aveva reso Agauno un luogo di devoto pellegrinaggio. Una promiscua comunità di ambidue i sessi vi aveva introdotto alcuno opere di tenebre, che furono abolite (l'anno 515) dal regolar monastero di Sigismondo. Dentro i cinquant'anni, i suoi Angeli di luce fecero una sortita notturna, per assassinare il loro Vescovo col suo Clero. Vedi nella Biblioteca Ragionata (Tom. 36, p. 435, 438) la curiosa osservazione d'un erudito Bibliotecario di Ginevra.
185
Mario, Vescovo d'Avenche (Chron. in Tom. II. p. 15), ha notato le date autentiche, e Gregorio di Tours (L. III. c. 5, 6. in Tom. II. p. 188, 189) ha espresso i fatti principali della vita di Sigismondo, e della conquista di Borgogna. Procopio (in Tom. II. p. 34), ed Agatia (in Tom. II. p. 49) dimostrano l'imperfetta e remota loro cognizione di tali avvenimenti.
186
Gregorio di Tours (L. II. c. 37. in Tom. II. p. 181) riporta il breve ma persuasivo discorso di Clodoveo. Valde moleste fero quod hi Ariani partem teneant Galliarum (l'Autore delle Gest. Francor. in Tom. II. p. 553. aggiunge il prezioso epiteto d'Optimam); eamus cum adiutorio Dei, et superatis eis, redigamus terram in ditionem nostram.
187
Tunc Rex proiecit a se in directum Bipennem suam, quod est Francisca etc. Gest. Francor. in Tom. II. p. 554. La forma, e l'uso di quest'arme si descrivono chiaramente da Procopio (in Tom. II. pag. 37). Posson trovarsi degli esempi del suo nome nazionale in Latino ed in Francese, nel Glossario del Ducange, e nel gran Dizionario di Trevoux.
188
È singolare, che si trovino alcuni importanti, ed autentici fatti in una vita di Quinziano, composta in rima, nell'antico dialetto (Patois) di Rovergue. Dubos, Hist. Crit. ec. Tom. II. p. 179.
189
Quamvis fortitudini vestrae confidentiam tribuat parentum vestrorum innumerabilis multitudo; quamvis Attilam potentem reminiscamini Visigothorum viribus inclinatum; tamen quia populorum ferocia corda longa pace mollescunt, cavete subito in aleam mittere, quos constat tantis temporibus exercitia, non habere. Tal era il salutevole ma infruttuoso consiglio pacifico della ragione, e di Teodorico. (Cassiodoro L. III. ep. 2).
190
Montesquieu (Espr. des Loix. L. XV. c. 14) riferisce ed approva la legge de' Visigoti (L. IX. Tit. 2. in Tom. IV. p. 425) che obbligava tutti i Padroni ad armare e mandare o condurre nel campo la decima parte de' loro schiavi.
191
Questa specie di divinazione, cioè di prendere come un augurio le prime parole sacre, che in certe particolari circostanze si presentassero all'occhio, o all'orecchio, fu tratta da' Pagani; e si sostituì la Bibbia, o il Salterio a' Poemi di Omero e di Virgilio. Dal quarto secolo fino al decimoquarto, queste sortes Sanctorum, come si dicono, furono più volte condannate da' decreti de' Concili, e più volte praticate da' Re, dai Vescovi, e da' Santi. Vedasi una curiosa Dissertazione dell'Abbate du Resnel nelle memorie dell'Accademia Tom. XIX. p. 287, 320.
192
Dopo aver corretto il testo, o scusato l'error di Procopio, che pone la disfatta d'Alarico vicino a Carcassona, possiam concludere dalla testimonianza di Gregorio, di Fortunato, o dell'Autore delle Gesta Francorum, che la battaglia seguì in campo Vocludensi sulle rive del Clain, circa dieci miglia al mezzodì di Poitiers. Clodoveo sorprese ed attaccò i Visigoti vicino a Vivonna, e fu decisa la vittoria in vicinanza d'un villaggio tuttavia chiamato Champagne S. Hilaire. (Vedi le dissertazioni dell'Abbate le Boeuf Tom. 1. p. 304, 311).
193
Angolemme è nella strada, che da Poitiers conduce a Bordò; e quantunque Gregorio differisca l'assedio, si può creder più facilmente, ch'esso abbia confuso l'ordine della istoria, di quel che Clodoveo trascurasse le regole della guerra.
194
Pyrenaeos montes usque Perpinianum subiecit: Tal è, l'espressione di Rorico, che dimostra la recente sua data, poichè Perpignano non esistè prima del decimo secolo (Marca Hispanica p. 458). Questo florido e favoloso scrittore (ch'era forse un Monaco d'Amiens, vedi l'Abbate le Boeuf, Mem. de l'Academ. Tom. XVII. p. 228, 245) riferisce, sotto l'allegorico carattere di Pastore, l'istoria generale dei Franchi, suoi nazionali; ma il suo racconto finisce con la morte di Clodoveo.
195
L'autore delle Gesta Francorum positivamente afferma che Clodoveo stabilì un corpo di Franchi nella Santongia, e nel Bordelese: ed è seguitato non senza ragione da Rorico: Electos milites atque fortissimos, cum parvulis atque mulieribus. Pure sembra, ch'essi tosto si mescolassero co' Romani dell'Aquitania, finattantochè Carlo Magno vi condusse una più numerosa, e potente Colonia (Dubos, Hist. Crit. Tom. II. p. 215).
196
Nella descrizione della guerra Gotica mi son servito de' seguenti materiali, col dovuto riguardo al disugual valore di essi; cioè, di quattro lettere di Teodorico Re d'Italia (Cassiod. L. III. epist. 1 in Tom. IV. p. 3, 5), di Procopio (de Bell. Goth. L. I. c. 12. in Tom. II. p. 32, 33), di Gregorio di Tours (L. II. c. 35, 36, 37. in Tom. II. p. 181, 183), di Giornandes (de reb. Getic. c. 38. in Tom. II. p. 28), di Fortunato (in Vit. S. Hilar. in Tom. III. p. 380), d'Isidoro (in Cron. Goth. in Tom. II. p. 702), dell'Epitome di Gregorio Turonense (in Tom. II. p. 401), dell'Autore delle Gesta Francor. (in Tom. II. p. 453, 555), de' Frammenti di Fredegario (in Tom. II. p. 473), d'Aimoino (L. I. c. 20 in Tom. III. p. 41, 42) e di Rorico (L. IV. Tom. III. p. 14, 19).
197
I Fasti d'Italia dovevan naturalmente rigettare un Console, nemico del loro Sovrano; ma qualunque ingegnosa ipotesi, che spiegasse il silenzio di Costantinopoli, e dell'Egitto (cioè della cronica di Marcellino, e della Pasquale) vien distrutta da un simil silenzio di Mario, Vescovo di Avenche, che compose i suoi Fasti nel regno di Borgogna. Se la testimonianza di Gregorio di Tours fosse meno grave e positiva (L. II. c. 38. in Tom. II. p. 183), io crederei che Clodoveo ricevesse, come Odoacre, il titolo e gli onori durevoli di Patrizio. (Pagi, Crit. Tom. II. p. 474, 492).
198
Sotto i Re Merovingici, Marsilia ricevea sempre dall'Oriente Carta, Vino, Olio, Lino, Seta, Pietre preziose, Spezierie ec. I Galli, e i Franchi negoziavano nella Siria, ed i Sirj si stabilivano nella Gallia. (Vedi il de Guignes, Memor. de l'Academ. Tom. XXXVII. p. 441, 475).
199
(Poichè non si reputava, che i Franchi possedessero la Gallia con sicurezza, se l'Imperatore non confermava tal fatto) Оυ γαρ πστε ωοντο Γαλλιας ξυντω ασφαλει κεκτησθαι φρανγοι, μη του αυτοκρατορος το εργον επισφραγισαντος τουτο γε. Questa forte dichiarazione di Procopio (de Bell. Goth. L. III. c. 33. in Tom. II. p. 41) servirebbe quasi a giustificare l'Abbate Dubos.
200
I Franchi, che probabilmente si servirono delle Zecche di Treveri, di Lione e d'Arles, imitarono il conio degli Imperatori Romani di sessantadue soldi, o pezzi di moneta per libbra d'oro. Ma siccome i Franchi ammettevano una proporzione decupla fra l'oro e l'argento, dieci scellini corrisponderanno al valore del loro soldo d'oro. Questo era la comune misura delle multe de' Barbari, e conteneva quaranta denarii, o piccole monete d'argento del valore di tre soldi. Dodici di questi denarii formavano