Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12. Edward Gibbon

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12 - Edward Gibbon страница 24

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12 - Edward Gibbon

Скачать книгу

Latini, cioè Occidentali, ad il Pontefice romano vi fu rappresentato da' suoi due procuratori. (Nota di N. N.)

3

Se Fozio Patriarca di Costantinopoli e della Chiesa Orientale, così diceva della Chiesa Occidentale, è altresì vero, che questa riteneva le stesse interpretazioni, e decisioni de' primi sei o sette Concilj generali intorno la Divinità, la persona, la natura, la volontà di Gesù Cristo, tenuta pura dalla Chiesa Orientale. I Greci, ed in generale i Cristiani Orientali, furono i primi ad avere erronee opinioni cioè eresie; ma oltre a' Priscillianisti, che sorsero in Ispagna intorno al principio del quarto secolo, si manifestarono anche nella Chiesa Occidentale, nel decimo secolo, altri errori, che sebbene repressi dalla forza dei Cattolici ricomparvero, e crebbero grandemente per opera de' Protestanti, che li ridussero a sistema, e ad insegnamento metodico, e ne persuasero, malgrado le persecuzioni de' Cattolici, prestamente intere nazioni d'Europa, siccome sappiamo. (Nota di N. N.)

4

Ανδρες δυσσεβεις και αποτροποι, ανδρεε επ σκοτους, αναδυντες, της γαρ ’Εσπεριου μοιρας ύπηρχον γεννηματα, uomini empj ed abbominevoli, uomini emersi dalle tenebre, poichè sono razza delle regioni esperie, (Fozio Epistola, p. 47, edizione di Montacut). Il patriarca d'Oriente continua ad adoperare le immagini del tuono, de' tremuoti, della grandine, precursori dell'Anticristo ec.

5

Vedi la Nota di N. N. alla fine del presente Capitolo.

6

Il Gesuita Petavio discute sul soggetto misterioso della processione del Santo Spirito e sul significato che esso presenta alla Storia, alla Teologia, alla controversia (Dogmata theologica, tom. II, lib. VII, p. 362-440).

7

Rifletta il lettore a ciò che diciamo nella nota posta alla fine del Capitolo. È vero poi che la Chiesa Greca Orientale non volle mai aggiungere, siccome fece l'occidentale Latina, la parola filioque, ritenendo, che lo Spirito Santo proceda da Dio Padre soltanto, e non anche dal figlio, siccome noi crediamo. (Nota di N. N.)

8

Leone III pose sulla cattedra di s. Pietro due scudi di fino argento pesanti ciascuno novantaquattro libbre e mezzo, su i quali inscrisse il testo dei due Simboli (utroque symbolo) pro amore et cautela orthodoxae fidei (Anastas., in Leon. III, nel Muratori, t. III, part. I, p. 208). Il linguaggio610 tenuto da esso prova evidentemente che nè il filioque, nè il Simbolo di Atanasio, erano riconosciuti a Roma verso l'anno 830.

9

I Missi di Carlomagno sollecitarono vivamente il Pontefice, affinchè chiarisse dannati senza remissione tutti coloro che rifiutavano il filioque, o almeno la sua dottrina. Tutti, rispose il Papa, non hanno la capacità di raggiugnere colla mente altiora mysteria; qui potuerit et non voluerit, salvus esse non potest (Collect., Concil. t. IX, pag. 277-286). Il potuerit lasciava grandi aiuti alla salute delle anime.

10

Non può dirsi che Leone III, che viveva nel principio del secolo nono, volesse precisamente cancellare il filioque ammesso dai Concilj provinciali di Spagna, e da Leone I Vescovo di Roma; egli solamente non voleva, che si aggiugnesse il filioque al Credimus ec. di Costantinopoli, e che si cantasse nelle chiese. In conclusione, comunque egli abbia creduto la procedenza dello Spirito Santo dal Padre ed anche dal figlio, fu ammessa, creduta dalla Chiesa, Latina, ed integrata al popolo, fino dal quinto secolo, ed il Concilio generale di Lione l'anno 1274 finalmente aggiunse il filioque al Credimus ec., del Concilio generale di Costantinopoli, e perciò ogni buon credente della Chiesa Latina, crede anche nella ultima aggiunta del filioque. (Nota di N. N.)

11

La disciplina ecclesiastica può dirsi oggidì ben rilassata in Francia, confrontandola colla rigorosissima severità di alcuni regolamenti. Già il latte, il burro, il formaggio son divenuti nudrimento ordinario della Quaresima, e in questo tempo è permesso l'uso delle uova mediante un concedimento annuale, che tien vece di un'indulgenza perpetua (Vie privée des Français, t. II, p. 27, 38).

12

I documenti originali dello scisma, e le accuse mosse dai Greci contra i Latini trovansi nelle Lettere di Fozio (Epist. Encyclica, II, pag. 47-61) e di Michele Cerulario (Canisii antiq. Lectiones, t. III, part. I, pag. 281-324, ediz. Basnage colla prolissa risposta del Cardinale Umberto).

13

L'opera i Concilj (ediz. di Venezia) contiene tutti gli atti de' Sinodi e la storia di Fozio. I compendj del Dupin e del Fleury lasciano leggermente conoscere, ove stesse la ragione, ove il torto.

14

Il Sinodo tenutosi a Costantinopoli nell'anno 869, ottavo fra i Concilj generali, è l'ultima Assemblea dell'Oriente che dalla Chiesa romana siasi riconosciuta. Questa non ammette i Sinodi di Costantinopoli degli anni 867 e 879 non men copiosi e romorosi degli altri, ma che si mostrarono favorevoli a Fozio.

15

V. questo anatema nell'opera I Concilj (tom. XI, p. 1457-1460).

16

Lo scisma s'accrebbe non solamente per le ardite intraprese dei Papi, ma anche per quelle de' Patriarchi Greci; la passione irritava, e trasportava tanto una parte, che l'altra. (Nota di N. N.)

17

Anna Comnena (Alexiad., l. I, p. 31-33) dipinge l'orrore che concetto aveano, non solamente la Chiesa greca, ma anche la Corte, contro Gregorio VII, i Papi, e la Comunione Romana. Più veemente ancor lo stile di Cinnamo o di Niceta dimostrasi. Ciò nullameno quanto comparisse mansueta e moderata a petto di quella de' Teologi, la voce degli Storici!

18

Lo Storico anonimo di Barbarossa (De expedit. Asiat. Fred. I, in Canisii Lection. antiq. t. III. part. II, p. 511, ediz. di Basnage) cita i Sermoni del Patriarca greco: Quomodo Graecis injunxerat in remissionem peccatorum Peregrinos occidere et delere de terra. Taginone osserva (in Scriptores Freher, t. I, pag. 409, ediz. di Struv.) Graeci haereticos nos appellant: clerici et monachi dictis et factis persequuntur. Noi possiamo aggiugnere la dichiarazione dell'Imperatore Baldovino quindici anni dopo: Haec est (gens) quae Latinos omnes non hominum nomine, sed canum dignabatur, quorum sanguinem effundere pene inter merita reputabant. (Gesta Innocent. III. cap. 92, in Muratori, Script. rerum Italicar. t. III: part. I, p. 536). Può esservi in tutto ciò qualche esagerazione; ma non quindi contribuì con minore efficacia alla azione e alla reazione dell'odio che era reale.

19

V. Anna Comnena (Alex. l. VI, pag. 161-162) e un passo singolare di Niceta sopra Manuele, l. V, cap. IX, che intorno ai Veneziani osserva che κατα σμηνη και φρατριας την Κωνσταντινου πολιν της οικειας ηλλαξαντο ec., a sciami e per famiglie abbandonarono la patria per Costantinopoli.

20

Ducange, Fam. Byzant. p. 186, 187.

21

Nicetas, in Manuele l. VII, cap. 2, Regnante enim (Manuele) … apud eum tantum Latinus populus repererat gratiam, ut neglectis Graeculis suis tanquam viris mollibus, effoeminatis… solis Latinis grandia committeret negotia… erga eos profusa liberalitate abundabat… ex omni orbe ad eum tanquam ad benefactorem nobiles et ignobiles concurrebant (Guglielmo di Tiro XXII, c. 10).

22

Ben si sarebbero confermati ne' loro sospetti i Greci, se avessero vedute le lettere politiche che Manuele scriveva al papa Alessandro III, nemico del suo nemico Federico I, manifestandogli desiderio di unire i Greci e i Latini in un sol gregge sotto i pastori medesimi (V. Fleury, Hist. ecclés.

Скачать книгу