La Terra del Fuoco . Морган Райс

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La Terra del Fuoco  - Морган Райс L’Anello Dello Stregone

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Le tremavano le mani, così esaurita dall’esperienza. Si sentiva svuotata ma allo stesso tempo felice.

      Dio, ti ringrazio, pensò mentre si chinava su di lui e posava il viso sul suo petto, abbracciandolo e piangendo di gioia. Grazie per non esserti preso mio marito.

      Alistair smise di piangere e si guardò attorno per considerare la scena: vide la spada di Bowyer a terra, sul pavimento di pietra, l’elsa e la lama ricoperte di sangue. Provò per lui un odio fortissimo, un sentimento mai provato: era determinata a vendicare Erec.

      Allungò una mano e raccolse la spada insanguinata: le sue mani si ricoprirono di sangue mentre la teneva in mano e la osservava. Stava per gettarla via, scagliandola dall’altra parte della stanza, quando la porta della camera improvvisamente si aprì.

      Alistair si voltò con la spada piena di sangue in mano e vide la famiglia di Erec che faceva irruzione nella stanza insieme a decine di soldati. Avvicinandosi la loro espressione di allarme si trasformò in orrore guardando lei e poi Erec privo di conoscenza a terra.

      “Cos’hai fatto?” gridò Dauphine.

      Alistair la guardò non capendo.

      “Io?” chiese. “Io non ho fatto nulla.”

      Dauphine la guardò in cagnesco avvicinandosi a lei.

      “Davvero?” le disse. “Hai solo ucciso il nostro migliore e più valoroso guerriero!”

      Alistair la guardò con orrore e improvvisamente si rese conto che tutti la stavano guardando come se fosse l’assassina.

      Abbassò lo sguardo e vide la spada insanguinata che aveva in mano, le macchie di sangue sulle proprie mani e sul vestito e si rese conto che tutti pensavano fosse stata lei.

      “Non sono stata io a colpirlo!” protestò.

      “No?” l’accusò Dauphine. “Allora la spada ti è apparsa magicamente in mano?”

      Alistair si guardò attorno nella stanza mentre tutti le si raccoglievano vicini.

      “È stato un uomo a fare questo. L’uomo che ha sfidato Erec sul campo di battaglia: Bowyer.”

      Gli altri si guardarono scetticamente.

      “Ah, allora è così?” controbatté Dauphine. “E dove sarebbe quest’uomo?” le chiese guardando la stanza.

      Alistair vide che non c’erano tracce s si rese conto che la stavano prendendo per bugiarda.

      “È scappato,” disse. “Dopo averlo colpito.”

      “E quindi come ha fatto questa spada insanguinata a finirti in mano?” continuò Dauphine.

      Alistair guardò con orrore la spada che aveva in mano e la scagliò via, dall’altra parte della stanza.

      “Ma perché mai avrei dovuto uccidere il mio futuro sposo?” chiese.

      “Sei una strega,” le disse Dauphine portandosi davanti a lei. “Non ci si può fidare di gente come te. Oh, fratello mio!” disse poi correndo verso Erec e inginocchiandoglisi accanto, ponendosi tra lui ed Alistair. Dauphine abbracciò Erec stringendolo a sé.

      “Cos’hai fatto?” si lamentava Dauphine tra le lacrime.

      “Ma sono innocente!” esclamò Alistair.

      Dauphine si voltò verso di lei con espressione di odio, poi si rivolse ai soldati.

      “Arrestatela!” ordinò.

      Alistair sentì delle mani che la afferravano alle spalle e la trascinavano in piedi. La sua energia era esaurita e fu quindi incapace di resistere mentre le guardie le legavano i polsi dietro la schiena e iniziavano a portarla via. Le interessava poco ciò che le sarebbe successo, ma mentre la trascinavano lontano non poteva sopportare l’idea di essere separata da Erec. Proprio ora che lui aveva estremamente bisogno di lei. Il sostegno che gli aveva dato era solo temporaneo, sapeva che avrebbe avuto bisogno di un’altra infusione di energia e che se non l’avesse ricevuta sarebbe morto.

      “NO!” gridò. “Lasciatemi andare!”

      Ma le sue grida vennero ignorate e i soldati la trascinarono via, ammanettata, come un qualsiasi comune prigioniero.

      CAPITOLO TRE

      Thor sollevò le mani e se le portò agli occhi, accecato dalla luce mentre le splendenti porte dorate del castello di sua madre si spalancavano: riusciva a malapena a vedere. Una figura camminava verso di lui, una sagoma, apparentemente una donna, e Thor sentiva con ogni fibra del suo corpo che si trattava di sua madre. Il cuore gli batteva forte in petto mentre la vedeva lì, le braccia lungo i fianchi, di fronte a lui.

      Lentamente la luce iniziò a diradarsi, giusto da consentirgli di abbassare le mani e guardarla. Era il momento che aveva atteso per una vita intera, il momento che lo aveva inseguito nei suoi sogni. Non poteva crederci: era proprio lei. Sua madre. All’interno di quel castello che si trovava arroccato in cima alla scogliera. Thor aprì gli occhi del tutto e la guardò per la prima volta, a pochi passi da lei. Per la prima volta vide il suo volto.

      A Thor si mozzò il fiato in gola mentre la guardava: era la donna più bella che avesse mai visto. Sembrava non avere età, allo stesso tempo matura e giovane, la pelle quasi traslucida, il volto splendente. Gli sorrideva con dolcezza, i lunghi capelli biondi che le scendevano lunghissimi, gli occhi grandi e grigi, le guance perfettamente cesellate che rendevano il volto simile al suo. La cosa che più sorprese Thor mentre la guardava fu che poteva riconoscere in lei molti dei suoi tratti: la curva della mandibola, le labbra, la sfumatura grigia degli occhi, addirittura la fronte fiera. In qualche modo era come guardare se stesso. Assomigliava sorprendentemente tanto anche ad Alistair.

      La madre di Thor, con indosso un abito di seta bianca e un mantello, con il cappuccio adagiato alle spalle, stava in piedi con le braccia rilassate lungo i fianchi, senza gioielli addosso, le mani lisce, la pelle come quella di un bambino. Thor poteva percepire l’intensa energia che proveniva da lei, più forte che mai, come un sole che lo avvolgeva. Mentre si crogiolava in essa sentiva ondate di amore lanciate verso di lui. Non aveva mai provato in vita sua un tale amore incondizionato e accettazione. Si sentiva come appartenente a qualcuno.

      Stando ora lì di fronte a lei, Thor si sentiva finalmente come se una parte di lui fosse completa, come se tutto andasse perfettamente.

      “Thorgrin, figlio mio,” gli disse.

      Era la voce più bella che avesse mai udito, dolce e riverberante tra quelle antiche pareti di pietra, sembrava un suono proveniente dal paradiso stesso. Thor rimase scioccato, non sapeva cosa dire né cosa fare. Era tutto reale? Si chiese per un attimo se non si trattasse semplicemente di un’altra delle creazioni della Terra dei Druidi, di un altro sogno, della sua mente che gli stava giocando qualche scherzo. Non vedeva l’ora di abbracciare sua madre da non ricordava neppure quanto tempo e fece un passo verso di lei, determinato a capire se quella fosse solo una visione.

      Allungò le braccia per stringerla e temette di abbracciare solo l’aria, che tutto ciò fosse solo un’illusione. Sentì invece che le sue braccia si avvolgevano attorno a lei, sentì che stava abbracciando una persona reale. E lei ricambiava l’abbraccio. Era la sensazione più spettacolare che avesse mai provato.

      Lei lo tenne stretto e Thor era estremamente felice che lei fosse una persona reale. Che tutto ciò

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