Il Regno Delle Ombre . Морган Райс

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Il Regno Delle Ombre  - Морган Райс Re e Stregoni

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nuovo. Gli vennero i brividi. Questa volta ne era certo. Era Kyra.

      “Kyra!” disse a voce alta, sgranando gli occhi.

      Senza pensarci voltò la schiena agli altri e all’uscita, e corse indietro verso la città in fiamme.

      “Dove stai andando!?” gli gridò dietro Motley.

      “Kyra è qui!” rispose lui senza smettere di correre. “Ed è in pericolo!”

      “Sei pazzo!” disse Motley avvicinandoglisi e afferrandolo per una spalla. “Stai correndo indietro verso una morte certa!”

      Ma Duncan, determinato, si scrollò di dosso la mano di Motley e continuò a correre.

      “Morte certa,” rispose, “sarebbe voltare le spalle alla figlia che amo.”

      Duncan non si fermò svoltando da solo nel vicolo, correndo verso la morte, verso la città in fiamme. Sapeva che avrebbe significato la sua morte. E non gli interessava. Almeno poteva rivedere Kyra.

      Kyra, pensò. Aspettami.

      CAPITOLO CINQUE

      Il Santissimo e Supremo Ra sedeva sul suo trono dorato nella capitale, nel mezzo di Andros, e guardava la sala piena di generali, schiavi e supplicanti sfregando le mani sui braccioli del trono e provando immensa soddisfazione. Sapeva di doversi sentire vittorioso e sazio dopo tutto quello che aveva ottenuto. Dopotutto Escalon era stata l’ultima roccaforte della libertà nel mondo, l’ultimo luogo nel suo impero che ancora si sottraeva alla suo soggiogazione, e negli ultimi giorni era riuscito a condurre i suoi eserciti in uno dei più grandiosi attacchi di tutti i tempi. Chiuse gli occhi e sorrise godendosi l’immagine del passaggio alla Porta Meridionale, senza impedimenti; della razzia di ogni cittadina nel sud di Escalon; del passaggio verso nord per tutto il tragitto fino alla capitale. Sorrise pensando che quel paese, una volta così abbondante e ricco, ora era un’enorme tomba.

      Sapeva che a nord Escalon non se la passava tanto meglio. Le sue flotte erano riuscite a inondare la grandiosa città di Ur, della quale ora non restava che il ricordo. Sulla costa orientale le sue navi avevano conquistato il Mare di Lacrime e distrutto tutte le città portuali che si affacciavano sul mare, iniziando con Esefo. Neanche un centimetro di Escalon restava fuori dalla sua morsa.

      E cosa più importante, il più ribelle comandante di Escalon, l’agitatore che aveva dato inizio a tutto questo – Duncan – si trovava in prigione come suo prigioniero. In effetti, mentre osservava il sole sorgere attraverso la finestra, Ra era frastornato dall’eccitazione all’idea di portare personalmente Duncan sul patibolo. Avrebbe lui stesso tirato la corda e l’avrebbe guardato morire. Sorrise al pensiero. Quello sarebbe stato un giorno meraviglioso.

      La vittoria di Ra era stata completa su tutti i fronti, eppure lui non si sentiva ancora del tutto sazio. Stava lì seduto e guardava dentro se stesso cercando di capire quel sentimento di insoddisfazione. Aveva avuto tutto ciò che desiderava. Cosa gli mancava ancora?

      Ra non si era mai sentito sazio, in nessuna delle sue campagne né in tutta la sua vita. C’era sempre stato qualcosa che gli bruciava dentro, un desiderio di avere di più, e di più ancora. Anche ora lo provava. Cos’altro poteva fare per esaudire i suoi desideri? Per rendere la sua vittoria realmente completa?

      Lentamente gli venne in mente un piano. Poteva uccidere ogni uomo, donna e bambino rimasti ad Escalon. Prima di tutto poteva stuprare le donne e torturare gli uomini. Sorrise. Sì, questo sarebbe stato d’aiuto. In effetti poteva iniziare proprio adesso.

      Ra guardò i suoi consiglieri, centinaia dei suoi migliori uomini, tutti inginocchiati di fronte a lui con le teste abbassate, nessuno che osasse incrociare il suo sguardo. Fissavano tutti il pavimento senza emettere un solo suono, proprio come ci si aspettava facessero. Dopotutto erano fortunati a trovarsi alla presenza di un dio quale lui era.

      Ra si schiarì la voce.

      “Portatemi subito dieci delle donne più belle rimaste sulla terra di Escalon,” ordinò con voce profonda e tonante che riecheggiò nella stanza.

      Uno dei suoi servitori chinò la testa fino a toccare il pavimento di marmo.

      “Sì, mio signore,” disse voltandosi e correndo via.

      Ma quando il servitore raggiunse la porta, quella si aprì di schianto prima che la toccasse e un altro intendente irruppe nella sala freneticamente, correndo verso il trono di Ra. Tutti gli altri nella stanza sussultarono, inorriditi dall’affronto. Nessuno avrebbe mai osato entrare in una stanza, tantomeno avvicinarsi a Ra, senza essere stato formalmente invitato. Farlo significava morte certa.

      Il servitore si buttò a terra con il volto contro il pavimento e Ra lo fissò disgustato.

      “Uccidetelo,” ordinò.

      Immediatamente numerosi soldati accorsero e afferrarono l’uomo. Lo trascinarono via mentre si dimenava e gridava: “Aspettate, mio meraviglioso signore! Porto urgenti notizie, notizie che dovete sentire subito!”

      Ra lasciò che l’uomo venisse trascinato via, senza curarsi delle notizie. L’uomo si dimenò per tutto il tragitto, fino a che raggiunsero l’uscita e mentre la porta stava per chiudersi gridò: “Duncan è fuggito!”

      Ra, provando una scossa di shock, improvvisamente sollevò la mano destra. Gli uomini si fermarono, tenendo il messaggero fermo alla porta.

      Accigliato, Ra lentamente esaminò l’informazione. Si alzò in piedi e respirò profondamente. Scese i gradini d’avorio, uno alla volta, con i suoi stivali dorati che riecheggiavano mentre attraversava l’intera sala. Tutti erano in silenzio nella stanza, la tensione era palpabile. Ra alla fine si fermò di fronte al messaggero. A ogni passo sentiva la rabbia crescere dentro di sé.

      “Ripetilo,” ordinò con voce oscura e minacciosa.

      Il messaggero tremava.

      “Mi spiace tantissimo, mio grandioso e santo Supremo Signore,” disse con voce tremante, “ma Duncan è fuggito. Qualcuno ha fatto irruzione nelle prigioni e l’ha fatto uscire. I nostri uomini lo stanno cercando in tutta la capitale anche ora che stiamo parlando!”

      Ra si sentì avvampare in volto, sentì il fuoco che gli ardeva dentro. Serrò i pugni. Non lo avrebbe permesso. Non avrebbe permesso che lo derubassero dell’ultimo pezzo della sua soddisfazione.

      “Grazie per avermi portato questa notizia,” disse.

      Sorrise, e per un momento il messaggero si sentì rilassato, iniziò quasi a sorridergli in risposta, gonfiandosi di orgoglio.

      Ra gli avrebbe sicuramente dato una ricompensa. Fece un passo avanti e lentamente mise una mano attorno al collo dell’uomo, quindi strinse con forza sempre maggiore. L’uomo strabuzzò gli occhi fuori dalla testa e prese i polsi di Ra, ma non riuscì a tirargli via le mani. Ra sapeva che non ne sarebbe stato capace. Dopotutto era solo un uomo e Ra era il grandioso e santo Ra, l’uomo che un tempo era stato un dio.

      L’uomo collassò al suolo, morto. Ma questo diede a Ra ben poca soddisfazione.

      “Uomini!” tuonò.

      I suoi comandanti scattarono in azione e lo guardarono con paura.

      “Bloccate ogni uscita della città! Spedite ogni soldato che abbiamo a trovare Duncan. E mentre siete impegnati a fare questo, uccidete ogni uomo donna e bambino all’interno

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