Zenith. Saccinto Saccinto
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Dove si sta spingendo il tuo sguardo? Che cosa vedi, attraverso il buio?
Un oscuro futuro. Chiusi gli occhi per vederlo meglio.
Aveva i capelli scalati di media lunghezza, gli occhi piccoli e vicini tra loro, dietro un paio di occhiali da vista dalle lenti azzurre altrettanto piccole e rotonde. Indossava un paio di pantaloni bianchi troppo stretti, una camicia aperta sul collo, rosa con le righe sottili grigie che si deformavano aderendo al fisico flaccido, un paio di ridicoli mocassini bianchi alla moda portati senza calze e un maglione poggiato sulle spalle con le maniche riversate in avanti e i polsi annodati fra loro. Sul taschino della camicia, in un sottile ricamo viola, c'era una coppia di iniziali. Aveva almeno una quarantina d'anni. Stipulava polizze assicurative sulla vita. Quel genere di cose per cui una volta morto danno un corrispettivo in denaro alla tua famiglia.
Valentino era una di quelle persone capaci di far saltare i nervi soltanto col suono della loro voce e di quelle strane erre arrotolate talmente in alto da evaporare dalle parole. La maggior parte di quelle che aveva detto fino ad allora erano una raffica di stronzate. E la sua voce non si era ancora fermata da quando era arrivato.
«…e poi il lavoro bisogna inventarselo, non è più come una volta. Bisogna essere intraprendenti, stare al passo, avere delle ambizioni. Io ho fatto un sacco di sacrifici, adesso è arrivato il mio turno di passare a capo di zona. Ho dato la svolta, mi sono sempre dato da fare. La fatica che fai per gli altri, prima o poi saranno gli altri a farla per te».
«Che sacrifici hai fatto?».
«Stare tutto il giorno fuori casa, mangiare un primo di fretta con il buono aziendale per andare a trovare un cliente, continuare a fare giri fuori orario o restare in ufficio a sistemare le pratiche fino a tardi. La mia giornata di lavoro inizia alle sette di mattino e finisce a mezzanotte. Sono a disposizione del capo ventiquattro ore su ventiquattro. Vado a prendere i suoi figli a scuola, gli faccio la spesa, gli faccio da autista quando capita. Ho rinunciato spesso al giorno di riposo per accompagnarlo ai convegni. Lo faccio per amicizia».
«Se lo fai per amicizia, perché lo metti tra i sacrifici?».
«Io ci tengo alla mia azienda» Valentino sorrise «Non credere che siccome passo la maggior parte del tempo seduto a parlare, il mio lavoro non sia pesante. Lo è più degli altri, anzi. Devo convincere le persone. E per farlo bisogna avere le idee chiare ed essere informati su tutto. Solo così puoi diventare il loro mentore e solo quando ti riconoscono come mentore, puoi dare un valore alla loro vita».
«Tu dai valore alla loro vita?».
«Sì, beh, è solo una delle mie battute» si passò un dito sotto il naso.
Feci un paio di passi indietro, prima di voltarmi verso il campo dove si innalzavano le due braccia di rampicanti.
«Hai assicurato anche la tua vita?» ci avviammo.
«Stai scherzando? Non so come facciano a vivere tranquilli quelli che non l'hanno fatto. Purtroppo fino a ora ho potuto permettermi soltanto una delle polizze base. Ma, con la promozione, andrò immediatamente a maggiorare il premio».
«Daranno una bella somma ai tuoi parenti» dissi.
«Quando morirò, sì» i mocassini bianchi si scontrarono tra loro, Valentino si aggrappò con una mano alla mia spalla «Io dico sempre che la vita è un tavolo verde. Bisogna saper cogliere l'occasione e sapere quando è il momento di aumentare la posta. Non tutti sono abbastanza furbi».
«Qual è adesso la tua posta?» mi voltai verso di lui.
«Eh?».
«Quanto vale la tua vita?».
«Beh. Al punto in cui sono, ha assunto un certo valore, bisogna ammetterlo. Finché ero un semplice agente di zona, nonostante il grande potenziale di vendita, non è che valesse granché. I sacrifici non si fanno per niente» ridacchiò, si sistemò gli occhiali.
Tirai fuori l’armamentario per una sigaretta, la rullai stancamente mentre ci fermavamo.
«Non riesco a capire queste cose. L'azienda, il capo, la promozione…» accesi la sigaretta, bussando sul gomito del primo braccio di rampicanti, le ragazze tardavano a risvegliarsi «Finché accetti di dover chiamare qualcuno tuo superiore, sarai matematicamente il suo inferiore».
Guardai all’insù, ma le dita non davano segno di volersi smuovere. Valentino sorrise con sdegno, avvicinandosi.
«Oggi ho meno superiori di un tempo».
«Vuol dire solo che sei meno inferiore».
«Vuol dire anche che c’è più gente inferiore a me. Io ci ho saputo fare» si puntò un dito sul petto abbondante su cui si tendeva la stoffa rosa della camicia personalizzata «Ho avuto delle ambizioni. Sai cosa dicevo sempre agli altri? Se lavorate come cani e non avete sogni, voi continuerete a lavorare per sempre e io un giorno potrò permettermi di avere qualcuno sotto di me» allargò le braccia.
«Era questo il tuo sogno?».
«Quale?».
«Comandare, avere qualcuno sotto di te?».
«Perché la libertà cosa credi che sia?» sorrise, incredulo «A proposito di inferiori e superiori, ci sono interessi superiori per i giovani come te».
«Stai sbagliando persona» mi misi a cercare per terra.
«Immaginavo che l'avresti detto. Alla tua età si hanno altre cose per la testa, la morte appare lontana».
«Non così tanto» tirai su un pezzo di terra raggrumata.
«Benissimo» le mani di Valentino sfregarono l'una contro l'altra, era venuto fuori il mentore «Un domani avrai una moglie e dei figli, non sai in che condizioni di lavoro sarai. I nostri contratti prevedono il pagamento dell'indennizzo per la dipartita, cosa che tutelerebbe i tuoi famigliari in caso di morte, oppure la riscossione dell'intera somma al momento della pensione. C'è anche la possibilità di rateizzare l'incasso come integrazione alla pensione. Che cosa ne dici?».
«Che hai scelto proprio la notte giusta».
Lanciai il pezzo di terra in alto sopra la mia testa. Si infranse contro lo spigolo del dito medio della grande mano e sparse polvere e terriccio dappertutto.
«Come?» chiese Valentino facendosi indietro e riparando la testa sotto una mano.
«Niente» dissi. Mi ripulii la maglia dalla polvere.
Le due grandi mani al di sopra di noi si scossero fragorosamente. Stagliate in quell'irreale chiarore turchese proveniente dal cielo che si apriva tra le nuvole, le forme lucide e sinuose delle due ragazze si alzarono in piedi e offrirono limpidi paesaggi di carne. Valentino lasciò pendere la mascella tra le guance flaccide, con la testa alzata.
«La seconda anima ha varcato le soglie della notte» la Dolce Illusione avanzò verso la punta di un dito della grande mano, si chinò verso di noi, chiuse le gambe e lasciò che i lunghi capelli le cadessero davanti a una spalla.
Mi sedetti, incrociai le gambe, piantai una mano sotto il mento.
«Che cosa ti attrae, Valentino, della vita? Il denaro, l'affetto, il potere?» la Pura Verità si affacciò