Le Mura Di Tarnek. Goran Segedinac
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Читать онлайн книгу Le Mura Di Tarnek - Goran Segedinac страница 4
“Non puoi fregarmi come un misero kas qualsiasi! Sono un membro dell’Ordine e ti sto offrendo un’arma maledetta che le canaglie come te possono soltanto sognarsi!”.
Sto per impazzire, pensò Tesos. Gli strapperò la testa a mani nude e mi prenderò da solo quel per cui sono venuto.
La stanza però era vuota, in un lembo della sua mente agitata a un tratto si fece strada la coscienza di questo fatto inquietante. Se doveva fare la consegna, dove, in nome del mondo, si trovava la sua parte? Forse è in qualche posto sicuro, rispose una voce tranquillizzante nella sua testa. È più che normale che il Verde abbia paura di essere ingannato.
“È affascinante sentire come parlate di coloro che promettete di proteggere non appena qualcuno vi fa perdere le staffe! Poveri kasi! Non c’è proprio da meravigliarsi che sempre più di loro cerchino aiuto al di fuori della legge!”. A minaccia seguiva minaccia, mano a mano che entrambi s’infervoravano.
“Un’altra parola e te ne pentirai! Ti ho già dato troppa corda!”. Gli occhi di Tesos brillavano argentei di collera. “Non sono venuto qua per parlare con gente della tua risma”.
Dall’altra parte del tavolo giunse una reazione più pacata, ma non meno velenosa.
“Non sei venuto per parlare con gente della mia risma?”, sibilò il Verde a labbra tese. “Ma lo hai fatto, Tesos, e te lo dirò una volta sola. Non far finta di essere superiore a noi solo perché ti sei risvegliato come difensore dell’ordine. Tutti voi che avete aperto gli occhi e avete avuto la fortuna di non dover soffrire per salvare la pelle avete portato i kasi al punto in cui sono. Pensate di essere migliori solo perché vi affidate a regole scritte da qualche idiota secoli fa? Pretendete di vivere proprio come chiunque altro, e siete abbastanza boriosi che alla fin fine vi autoconvincete di essere migliori degli altri”.
Oltre a provare una gran rabbia, comprendeva la situazione in cui si trovava. La loro decisione di vendere un trinciante era abbastanza pericolosa e preoccupante. Non avrebbe mai acconsentito se Gort non lo avesse rassicurato che il pezzo era finto, che non avrebbe avuto niente di diverso rispetto a quello che si trovava sul tavolo, a parte il fatto che non funzionava. Non era un gran problema, visto che un’arma di quel tipo si usava di rado. Trasferimenti, congedi e nuovi reclutamenti erano tanto comuni che se mai l’inganno fosse stato scoperto il trinciante semplicemente avrebbe cambiato proprietario. Forse anche più di uno. In ogni caso, non sarebbe stato piacevole se fosse stato scoperto. I complici forse avrebbero avuto la speranza di scontare la pena nelle Tenebre, ma lo aspettava di sicuro una pena severa. La morte definitiva. Un sonno senza risveglio. Al posto di concludere in fretta ciò per cui era venuto, il colloquio con il Verde non aveva mai preso la direzione voluta. Che succederà se ci tradirà in qualche modo? Un altro trucco del controllo. E quanto tempo era passato mentre parlavano in quella maledetta stanza? Minstrel e Gort avrebbero sospettato di qualcosa e agito di conseguenza? Non possono montare la guardia in eterno, e più a lungo si aspetta più aumentano i rischi. Sarebbe stato ancora peggio se fossero piombati all’interno e avessero rovinato tutto. Ci andava lui per uccidere il bandito. Purtroppo, senza pensarci su aveva tirato fuori il trinciante e quel pezzo letale era completamente inutile. Tirarsene fuori era facile. Chiunque avesse superato l’addestramento di base sapeva che prevedere come sarebbe finita era tutta un’altra storia.
Ci aspettavamo di ottenere di più.
E cos’era che lo aveva spinto avanti tutto il tempo, e che non gli dava pace da quando era entrato nella stanza?
L’attimo di silenzio aveva avuto un certo effetto sul Verde. Come se non ci fosse stata alcuna discussione, con voce seria fece un’offerta, e Tesos capì che era l’ultima che avrebbe fatto.
“Dieci mesi”.
“Accetto”, si arrese. La situazione lo aveva sfinito.
Il Verde girò la testa in direzione del muro. Tesos istintivamente accompagnò il suo sguardo. Non vedeva nient’altro che tenebre.
Quando sono entrato, là c’erano delle ombre. Ombre sul muro.
“Tornan, vieni fuori”.
Con passo leggero venne avanti sotto la debole luce un altro bandito. Portava un recipiente a forma di flaconcino col manico, abbastanza grande per quel che doveva contenere. Aveva un’aria visibilmente impaurita – la tensione tra i negoziatori aveva certamente lasciato un segno anche su di lui. Non eravamo soli, pensò Tesos. Anche uno stupido l’avrebbe previsto, nessun delinquente era tanto pazzo da camminare sul filo del rasoio con un giustiziere armato. Il Verde poteva anche avere una lama nascosta, ma il trinciante era l’incubo di ogni kas. Probabilmente aveva ordinato ai suoi di nascondersi al buio. A parte che non c’era tutto quel buio quando sei arrivato. Solo il muro e le ombre, non c’era nient’altro.
Tornan, senza dire una parola, poggiò la merce sul tavolo. Il Verde sollevò il coperchio e inclinò il recipiente affinché Tesos potesse guardarne l’interno.
“Ecco qua. Posso garantirne la qualità. Ti do la mia parola che sarai soddisfatto”.
Come se la tua parola valesse qualcosa per me, pensò l’altro e tirò fuori dalle maniche un ferro piuttosto lungo. Lo aveva portato proprio con quest’intenzione – non aveva pianificato di giocarsi la carta della fiducia. Penetrò la massa biancastra senza problemi fino a toccare il fondo. Tesos lo tirò fuori e ne avvicinò la punta alla luce della candela.
È così debole, proprio come avevamo previsto.
Il ferro era pulito, il composto non vi aveva lasciato traccia, e questo poteva significare soltanto una cosa. Tirò un sospiro di sollievo. Il balsamo era veramente di qualità superiore.
“Dunque l’affare è concluso?” domandò il Verde.
“Per quanto mi riguarda, sì” rispose Tesos.
“È stato un piacere. Tornan, prendi il pezzo”.
Il bandito eseguì l’ordine e i negoziatori si alzarono, alla fine decisamente soddisfatti della buona riuscita. Il rischio dell’intero affare era grande, e tutto si era concluso bene. Dopo aver diviso il bottino tra le parti, la vita poteva andare avanti. Tesos giurò solennemente a sé stesso che non si sarebbe mai più permesso di trovarsi in circostanze simili.
Fu allora che accadde.
All’inizio pensò che il suono venisse da fuori, ma poi capì che qualcosa si agitava nell’ombra. Ce ne sono altri lì dentro, ce ne sono altri nascosti. Un’imboscata. Istintivamente afferrò il tubo vuoto, senza mollare la presa sul prezioso recipiente, poi, ricordatosi che era rimasto senza il suo supporto più valido, con la mano libera tirò fuori in un lampo la corta lama che teneva dietro la cintura. Il Verde si spostò alla destra del suo tirapiedi, ma la visibilità era troppo debole perché Tesos potesse vedere l’espressione del suo viso. La sua voce gli fece capire qual che gli occhi non potevano.
“Che succede?”. Anche il bandito era turbato.