Tracce di Peccato . Блейк Пирс

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Tracce di Peccato  - Блейк Пирс Un Thriller di Keri Locke

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autobus.”

      “Può darci qualche sua foto recente?” chiese Keri a Mariela, che si alzò immediatamente per andarle a prendere.

      “Sarah usa i social?” chiese Ray.

      “Usa Facebook. Instagram, Twitter. Non so che altro. Perché?” rispose Ed.

      “A volte i ragazzini sugli account condividono dettagli che sono utili alle indagini. Conoscete le password?”

      “No,” disse Mariela prendendo qualche foto dalle cornici. “Non abbiamo mai avuto motivo di chiedergliele. Ci mostra sempre i post sul suo account. Non sembra che nasconda qualcosa. Siamo anche amici su Facebook. Non ho mai sentito la necessità di chiederle quel genere di cose. Non riuscite a entrarci voi?”

      “Sì,” le disse Keri. “Ma senza le password ci vuole tempo. Ci serve un’ordinanza del giudice. E adesso non ne abbiamo fondato motivo.”

      “E il GPS spento?” chiese Ed.

      “Quello aiuta a costruire il caso,” rispose Keri. “Però a questo punto è tutto circostanziale, al massimo. Avete entrambi spiegato in modo convincente perché la situazione è molto insolita. Però, sulla carta, un giudice potrebbe non vederla così. Ma non preoccupatevi troppo. Siamo appena all’inizio. È questo che facciamo – indagini. E mi piacerebbe cominciare andando a casa di Lanie a parlare con i suoi genitori. Avete l’indirizzo?”

      “Sì,” disse Mariela porgendo a Keri molte fotografie di Sarah prima di prendere il telefono e scorrere la lista contatti. “Però non so quanto vi sarà utile. Il padre di Lanie non c’è e la madre è… poco coinvolta. Però se pensate che possa esservi d’aiuto, eccolo.”

      Keri si appuntò le informazioni e tutti andarono alla porta. Si strinsero le mani con formalità, il che colpì Keri come una cosa stranissima per delle persone che avevano appena avuto una conversazione così intima.

      Lei e Ray erano a metà strada sul vialetto quando Edward Caldwell li chiamò per fare un’ultima domanda.

      “Mi dispiace chiedervelo, ma avete detto che questo è appena l’inizio. Sembra quindi che il processo potrebbe essere lungo. Ma a quel che ho capito in caso di persona scomparsa le prime ventiquattr’ore sono cruciali. Mi sbaglio?”

      Keri e Ray si guardarono e poi tornarono a rivolgere lo sguardo a Caldwell. Nessuno dei due sapeva come rispondere. Alla fine parlò Ray.

      “Non sbaglia, signore. Ma ancora non abbiamo indizi che sia accaduto qualcosa di sospetto. E, in ogni caso, ci avete contattati rapidamente. Questo aiuta molto. Lo so che sentirselo dire è dura, ma cercate di non preoccuparvi. Prometto che ci faremo sentire.”

      Si voltarono per andare alla macchina. Quando Keri fu sicura che non li potessero sentire, borbottò sottovoce, “Sei bravo a dire bugie.”

      “Non stavo dicendo bugie. Tutto ciò che ho detto è vero. Potrebbe tornare a casa in ogni momento e sarà tutto finito.”

      “Immagino di sì,” riconobbe Keri. “Ma l’istinto mi dice che questo caso non sarà così facile.”

      CAPITOLO TRE

      Seduta sul sedile del passeggero sulla strada per Culver City, Keri si rimproverava in silenzio. Cercava di ricordarsi che non aveva fatto niente di male. Ma era distrutta dal senso di colpa per essersi dimenticata qualcosa di così semplice come il fatto che oggi le scuole erano chiuse. Persino Ray non era stato capace di nascondere la sorpresa.

      Stava perdendo contatto con la sua parte genitoriale, e la cosa la spaventava. Quanto ci sarebbe voluto perché dimenticasse altri dettagli più personali? Poche settimane prima aveva ricevuto degli indizi anonimi che l’avevano portata alla foto di una ragazzina adolescente. Però Keri, con grande vergogna, non era stata capace di dire se si trattasse di Evie.

      Vero, erano passati cinque anni e la fotografia era granulosa e scattata da lontano. Ma il fatto che non avesse saputo riconoscere immediatamente se la foto ritraeva sua figlia oppure no l’aveva scossa. Perfino dopo che il guru informatico del dipartimento, il detective Kevin Edgerton, le aveva detto che il confronto digitale che aveva fatto della foto con le fotografie di Evie a otto anni era inconclusivo, la vergogna era rimasta.

      Avrei dovuto saperlo e basta. Una brava madre avrebbe capito subito se la foto era vera.

      “Ci siamo,” disse piano Ray, riportandola alla realtà.

      Keri alzò lo sguardo e capì che erano parcheggiati proprio alla fine della strada dove si trovava la casa di Lanie Joseph. I Caldwell avevano ragione. Quella zona, anche se si trovava a meno di cinque miglia dalla loro abitazione, sembrava molto più rozza.

      Erano solo le cinque e mezza, ma il sole era già quasi del tutto tramontato e le temperature precipitavano. Piccoli gruppi di ragazzi con abiti tipici di gang si raccoglievano sui vialetti e sulle scalinate d’ingresso, a bere birra e a fumare cose che non parevano sigarette. I prati erano per la maggior parte marroni più che verdi, e i marciapiedi erano spaccati ovunque, con le erbacce che combattevano per conquistare il loro spazio. La maggior parte degli edifici del quartiere erano case a schiera o duplex e tutti avevano le sbarre alle finestre e porte di metallo pesante.

      “Che ne dici – dovremmo chiamare il dipartimento di Culver City e chiedere dei rinforzi?” chiese Ray. “Tecnicamente siamo fuori dalla nostra giurisdizione.”

      “Naa. Ci vorrà troppo tempo e voglio mantenere un basso profilo, entrare e uscire. Più rendiamo la cosa formale più tempo ci vorrà. Se a Sarah è successo davvero qualcosa, non abbiamo tempo da perdere.”

      “Okay, allora cominciamo,” disse.

      Uscirono dalla macchina e si diressero svelti all’indirizzo fornito da Mariela Caldwell. Lanie viveva sulla porzione davanti di una casa a schiera di due unità sulla Corinth, a sud di Culver Boulevard. La freeway 405 era così vicina che Keri riusciva a riconoscere il colore dei capelli degli automobilisti che vi sfrecciavano.

      Mentre Ray bussava alla porta di metallo esterna, Keri osservava due case più in là cinque uomini accalcati attorno al motore di una Corvette smontata lì sul vialetto. Molti di loro lanciavano occhiate sospettose agli intrusi, ma nessuno disse nulla.

      Dall’interno si sentiva il frastuono di molti bambini che strillavano. Dopo un minuto, la porta interna fu aperta da un piccolo bambino biondo che non poteva avere più di cinque anni. Indossava jeans bucati in più punti e una t-shirt bianca con su uno sgorbio della “S” di Superman fatto in casa.

      Alzò gli occhi su Ray, allungando il collo il più possibile. Poi guardò Keri, e considerandola apparentemente meno minacciosa parlò.

      “Che cosa vuoi, signora?”

      Keri capì che il bambino non aveva una vita particolarmente dolce e luminosa, quindi si abbassò sulle ginocchia e parlò con il tono più delicato che potesse fare.

      “Siamo agenti di polizia. Dobbiamo parlare con tua mamma per un attimo.”

      Il bambino, imperturbato, si voltò e urlò.

      “Mamma. C’è la polizia. Vogliono parlarti.” Apparentemente non era la prima volta che riceveva visite dalle forze dell’ordine.

      Keri

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