Tracce di Morte . Блейк Пирс

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Tracce di Morte  - Блейк Пирс Un Thriller di Keri Locke

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quanto intendesse. Qualcosa guidava lei, una sensazione viscerale che stava nascendo e che non le piaceva.

      Venice Canal si trovava a soli pochi isolati dai luoghi turistici come il Boardwalk e la Muscle Beach e le ci vollero dieci minuti di guida su e giù per la Pacific Avenue prima che riuscisse finalmente a trovare un parcheggio. Balzò giù e si lasciò condurre dal cellulare per il resto del tragitto a piedi.

      Venice Canals non era solo il nome del quartiere. Era una vera e propria serie di canali costruiti dall’uomo all’inizio del ventesimo secolo, e modellati dagli originali italiani. Coprivano circa venti isolati dalla forma quadrata appena a sud di Venice Boulevard. Alcune case che costeggiavano i corsi d’acqua erano modeste, ma per la maggior parte erano stravaganti, tipiche di mare. I lotti di terreno di solito erano piccoli ma alcune case potevano facilmente avere un valore a otto zeri.

      Quella alla quale arrivò Keri era tra le più impressionanti. Era alta tre piani, e solo l’ultimo era visibile a causa dell’alto muro di stucco che la circondava. Si avvicinò dal retro, che dava sul canale, fino alla porta principale. Nel frattempo notò molte telecamere di sicurezza sulle pareti della villetta e sulla casa stessa. Molte sembravano registrare i suoi spostamenti.

      Perché una madre sulla ventina con una figlia adolescente vive qui? E perché tutte queste misure di sicurezza?

      Raggiunse il cancello di ferro battuto sul davanti e si sorprese di trovarlo aperto. Entrò e stava per bussare al portone quando venne aperto dall’interno.

      Una donna avanzò per presentarsi – indossava jeans logori e una canottiera bianca con lunghi e spessi capelli castani e i piedi nudi. Proprio come aveva sospettato Keri nel sentirla al telefono, non avrebbe potuto avere più di trent’anni. Circa dell’altezza di Keri e con dieci chili in meno, era abbronzata e in forma. Ed era meravigliosa, nonostante l’espressione ansiosa che aveva in viso.

      Il primo pensiero di Keri fu moglie trofeo.

      “Mia Penn?” chiese Keri.

      “Sì. Prego, entri, detective Locke. Ho già compilato il modulo che mi ha inviato.”

      Dentro, la villa si apriva in un maestoso foyer, con due scaloni coordinati in marmo che conducevano al piano superiore. C’era quasi abbastanza spazio da giocarci una partita dei Lakers. Gli interni erano immacolati, con pezzi d’arte che coprivano ogni parete e sculture che adornavano tavoli intagliati nel legno che sembravano opere d’arte essi stessi.

      Tutto il posto pareva poter apparire su un articolo d’attualità nella rivista Case che ti faranno rimettere in questione la tua autostima. Keri riconobbe un dipinto messo bene in mostra di Delano, che già diceva tutto, che valeva più della patetica casa galleggiante vecchia di vent’anni che lei chiamava casa.

      Mia Penn la condusse in uno dei più informali soggiorni, la pregò di accomodarsi e le offrì una bottiglia d’acqua. Nell’angolo della stanza, un uomo muscoloso in pantaloni e giacca sportiva se ne stava appoggiato con nonchalance contro il muro. Non diceva nulla, ma i suoi occhi non lasciavano mai Keri. Lei notò una piccola protuberanza sull’anca destra sotto la giacca.

      Pistola. Deve essere uno della sicurezza.

      Una volta che Keri si fu seduta, la padrona di casa non perse tempo.

      “Ashley ancora non risponde alle chiamate né ai messaggi. Non pubblica tweet da quando è uscita da scuola. Neanche post su Facebook. Nulla su Instagram.” Sospirò e aggiunse, “Grazie per essere venuta. Non so neanche come dirle quanto significhi per me.”

      Keri annuì lentamente, studiando Mia Penn, cercando di comprenderla. Proprio come al telefono, il panico appena celato sembrava vero.

      Sembra temere sinceramente per la sorte di sua figlia. Ma sta nascondendo qualcosa.

      “Lei è più giovane di quanto mi aspettassi,” disse alla fine Keri.

      “Ho trent’anni. Ho avuto Ashley a quindici.”

      “Wow.”

      “Già, è più o meno quello che dicono tutti. Credo che sia perché siamo così vicine di età che abbiamo questo tipo di rapporto. Giuro che a volte so come sta ancor prima ancora di vederla. Lo so che sembra ridicolo ma abbiamo questo legame. E lo so che non ci sono prove, ma sento che qualcosa non va.”

      “Non è ancora il momento di farsi prendere dal panico,” disse Keri.

      Passarono ai fatti.

      L’ultima volta che Mia aveva visto Ashley era stata quella mattina. Tutto andava bene. Aveva mangiato yogurt con cereali granola e fragole a colazione. Era uscita per andare a scuola di buonumore.

      La migliore amica di Ashley era Thelma Gray. Mia l’aveva chiamata quando Ashley non era tornata dopo la scuola. Stando a Thelma, Ashley era presente alla terza ora di geometria come doveva e tutto sembrava normale. L’ultima volta che aveva visto Ashley era stato nel corridoio verso le quattordici. Non aveva la più pallida idea del perché Ashley non fosse arrivata a casa.

      Mia aveva parlato anche con il ragazzo di Ashley, un atleta di nome Denton Rivers. Lui aveva detto di aver visto Ashley a scuola la mattina, e basta così. Le aveva mandato qualche messaggio dopo la fine della scuola, ma lei non aveva mai risposto.

      Ashley non prendeva medicine; non aveva problemi fisici di cui parlare. Mia disse di essere stata in camera di Ashley quello stesso pomeriggio e che tutto era normale.

      Keri prese appunti su tutto con un piccolo pad, creando specifiche note per i nomi su cui sarebbe tornata dopo.

      “Mio marito dovrebbe tornare dall’ufficio a momenti. So che anche lui vuole parlare con lei.”

      Keri alzò lo sguardo dal pad. Qualcosa nella voce di Mia era cambiato. Sembrava più circospetta, più prudente.

      Qualsiasi cosa stia nascondendo, scommetto che ha a che fare con questo.

      “E suo marito come si chiama?” chiese, cercando di mantenere un tono leggero.

      “Si chiama Stafford.”

      “Scusi un attimo,” disse Keri. “Suo marito è Stafford Penn, come Stafford Penn il senatore degli Stati Uniti?”

      “Sì.”

      “È un’informazione piuttosto importante, signora Penn. Perché non ne ha parlato prima?”

      “Stafford mi ha chiesto di non farlo,” si scusò lei.

      “Perché?”

      “Ha detto che avrebbe voluto affrontare la questione con lei una volta che fosse arrivata qui.”

      “Quando ha detto che sarà di nuovo qui?”

      “Tra meno di dieci minuti, di sicuro.”

      Keri la guardò con attenzione, cercando di decidere se spingere sulla questione. Alla fine scelse lasciar perdere, per il momento.

      “Ha una foto di Ashley?”

      Mia Penn le allungò il telefonino. Lo sfondo era la foto di un’adolescente con un prendisole. Sembrava la sorella più giovane di Mia. A parte il fatto che Ashley aveva i capelli biondi,

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