Solo chi è valoroso. Морган Райс

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Solo chi è valoroso - Морган Райс Come funziona l’acciaio

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che a uomini come quelli possa interessare?” chiese Royce. Ogni contadino sapeva come si comportavano gli uomini del duca, e quanto pericoloso fosse trovarsi sul loro cammino quando stavano andando a caccia di qualcuno.

      “No,” rispose il ragazzo, guardando Royce. “Per cosa ti stanno dando la caccia?”

      Royce sospettava che se avesse detto la verità al ragazzo, sarebbe stato troppo. Ma cos’altro poteva fare? Non era molto credibile come bracconiere.

      “Io… ecco… ho ucciso il duca,” disse Royce, non sapendo cos’altro raccontare. Non poteva chiedere quello che stava per domandare senza dire al ragazzo la verità. “I suoi uomini mi stanno inseguendo, e se mi prendono mi uccideranno.”

      “E hai in mente di attirarli fino ai miei maiali?” disse il guardiano. “E cosa mi succederà se sarò ancora qui quando arrivano?”

      “Per quello ho un’idea,” disse Royce. Saltò giù dal cavallo e porse le redini al giovane. “Prendi il mio cavallo. Scappa da qui. È la migliore occasione per tutti e due.”

      “Vuoi che io finga di essere te?” chiese il giovane guardiano di maiali. “Dopo quello che hai fatto. Mezzo regno mi sarà alle calcagna.”

      Royce annuì. I due non si assomigliavano. Royce era molto più alto e con una muscolatura più pronunciata, e anche se entrambi avevano i capelli biondi lunghi fino alle spalle, era impossibile confonderli. Anche i tratti del viso erano diversi: il ragazzo aveva un volto tondo e dolce, mentre la mascella di Royce era più squadrata e modellata dalla violenza.

      “Non per molto tempo. Sai andare a cavallo, no?”

      “Sì, papà ha insistito. Allenavo il cavallo che trainava il carro facendolo galoppare nei campi.”

      “Questo cavallo andrà più veloce,” gli promise Royce, sempre porgendogli le redini. “Prendi il cavallo, vai avanti un po’ e poi lascialo andare quando loro non ti possono vedere. Non sapranno mai che sul cavallo c’eri tu, e comunque staranno sempre cercando me.”

      Royce era certo che avrebbe funzionato. Se il guardiano di maiali si fosse tenuto davanti agli avversari, allora sarebbe stato al sicuro dal momento in cui avessero perso ogni traccia di lui.

      “Ed è tutto quello che devo fare?” chiese il giovane. Royce vide che ci stava pensando.

      “Basta che li conduci lontano da ogni villaggio,” disse. “Io devo tornare al mio, e tu puoi tornare al tuo nel momento in cui li semini.”

      “Quindi stai solo cercando un modo per passarla liscia con un omicidio sulle spalle?” chiese il ragazzo.

      Royce capiva. Il giovane non era ben propenso a dare aiuto per un’impresa spietata come quella. Ma non si trattava solo di questo. Non lo era stato neanche nel momento in cui Royce aveva tirato la lancia.

      “Ci opprimono in ogni modo possibile,” disse Royce. “Prendono e prendono, e non danno mai niente in cambio. Il duca ha preso la donna che amavo e l’ha data a suo figlio. Mi ha imprigionato su un’isola dove ho visto ragazzi della mia età che venivano massacrati. Ho dovuto combattere fino alla morte in una fossa! È ora di cambiare le cose. È ora di rendere il mondo migliore.”

      Vide che il guardiano di maiali ci stava pensando.

      “Se non torno al mio villaggio, un sacco di gente morirà,” disse Royce. “Ma se ci vado e loro mi seguono, ne moriranno ancora di più. Ho bisogno del tuo aiuto.”

      Il ragazzo fece un passo avanti. “Mi pagherai per questo?”

      Royce allargò le braccia. Non aveva nulla. “Se riuscirò a ritrovarti poi, troverò un modo di ripagarti. Come faccio a trovarti?”

      “Sono Berwick, del Lesham Superiore.”

      Royce annuì, e parve essere sufficiente per il giovane. Il ragazzo prese il cavallo di Royce e montò in sella. Spronò la bestia e scattò in mezzo agli alberi, in una direzione che non aveva niente a che vedere con nessun villaggio che Royce conoscesse. Royce fece un sospiro di sollievo.

      Ma non durò a lungo. Doveva comunque trovare un modo per sparire. Si riportò in mezzo agli alberi e trovò un punto tra il fogliame dove potersi accucciare all’ombra di un tronco, circondato da fronde di agrifoglio.

      Rimase lì rannicchiato, perfettamente immobile, non osando quasi respirare mentre aspettava. Attorno a lui i maiali continuavano a grufolare, e uno di loro gli si avvicinò annusando le foglie dietro alle quali stava nascosto lui.

      “Vai via,” gli disse Royce sottovoce, intenzionato a scacciare l’animale. Ma fece subito silenzio quando sentì il rumore degli zoccoli che si avvicinavano.

      Apparvero degli uomini, tutti armati e corazzati, tutti con l’aspetto ancora più arrabbiato di quando li aveva visti all’inizio dell’inseguimento. Royce sperava vivamente di non aver messo troppo in pericolo il guardiano di maiali, rendendolo partecipe della sua fuga.

      Il maiale continuava a muoversi troppo vicino a lui. A Royce parve di vedere uno degli uomini che osservava l’animale e rimase così immobile da non arrischiarsi neanche a sbattere le palpebre. Se il maiale avesse reagito alla sua presenza, era certo che gli uomini sarebbero piombati su di lui e l’avrebbero ucciso.

      Poi l’uomo distolse lo sguardo e i soldati proseguirono.

      “Veloci!” gridò uno di loro. “Non può essere andato lontano!”

      I soldati galopparono via, imboccando il sentiero che il guardiano di maiali aveva preso, presumibilmente seguendo le impronte del suo cavallo. Anche mentre si allontanavano, Royce rimase immobile, tenendo il pungo stretto attorno alla spada, assicurandosi che non fosse una specie di trappola progettata per attirarlo allo scoperto.

      Alla fine osò muoversi, uscendo nella radura e spingendo via i maiali. Si prese un momento per guardarsi attorno, cercando di capire da che parte si trovasse il suo villaggio. Quell’inganno gli aveva guadagnato un po’ di tempo, ma ad ogni modo doveva muoversi velocemente.

      Doveva arrivare a casa prima che gli uomini del duca vi uccidessero qualcuno.

      CAPITOLO DUE

      Genevieve non poteva che starsene in silenzio nella grande sala del castello mentre suo marito faceva la sua sfuriata. Altfor era effettivamente di bell’aspetto, con i capelli ondulati e castani di media lunghezza, i tratti del viso un po’ aquilini e due profondi occhi scuri. Genevieve si trovava sempre ad immaginarselo così, però: il volto rosso e furioso, come se fosse quella la sua vera identità, non l’altra.

      Lei non osava muoversi, non osava attirare la sua ira, e chiaramente non era l’unica. Attorno a lei gli ex servitori e parassiti del duca stavano in silenzio, sperando di non essere i primi ad attirare la sua attenzione. Anche Moria sembrava trattenersi, anche se era comunque bene in vista, più vicina al marito di Genevieve, in tutti i sensi.

      “Mio padre è morto!” gridò Altfor, come se ci potesse essere ancora qualcuno che non fosse stato messo al corrente di ciò che era successo nella fossa dei combattimenti. “Prima mio fratello e ora mio padre, entrambi assassinati da un traditore, e nessuno di voi sembra avere delle risposte per me.”

      Quel genere di rabbia sembrava pericolosa agli

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