Soldato, Fratello, Stregone . Морган Райс

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Soldato, Fratello, Stregone  - Морган Райс Di Corone e di Gloria

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immaginò non fosse strano dopo tutto quello che era successo. C’era stata lei nel cuore del combattimento, e proprio adesso, in mezzo al sangue, alla terra e alla stanchezza, probabilmente sembrava un mostro venuto fuori da una qualche leggenda. Eppure non era quella l’espressione che la gente sembrava avere.

      No, la stavano guardando come se aspettassero che lei dicesse loro cosa fare a questo punto.

      Ceres vide delle figure farsi strada in mezzo alla folla. Riconobbe tra loro Akila, l’uomo robusto e muscoloso che era stato a capo dell’ultima ondata di ribelli. Altri indossavano i colori degli uomini di Lord West. C’era anche un combattente in mezzo a loro, un uomo grande e grosso con un paio di piccozze da combattimento, che sembrava ignorare le numerose ferite che lo ricoprivano.

      “Ceres,” disse Akila,” i soldati imperiali rimasti si sono ritirati al castello o hanno iniziato a cercare un modo per lasciare la città. I miei uomini hanno seguito quelli che hanno potuto, ma non conoscono abbastanza bene questa città e… beh, c’è il pericolo che la gente possa prenderla nel verso sbagliato.”

      Ceres capì. Se gli uomini di Akila andavano a caccia di soldati in fuga tra le strade di Delo, c’era il pericolo che venissero scambiati per invasori. Anche se non lo erano, potevano subire delle imboscate, essere divisi e catturati.

      Eppure le sembrava strano che così tante persone guardassero a lei per avere delle risposte. Si guardò attorno in cerca di aiuto, perché c’era sempre stato qualcuno più qualificato di lei per prendere il comando. Ceres non voleva dare per scontato di poter assumere il comando solo perché la sua linea di sangue la faceva risalire agli Antichi di Delo.

      “Chi c’è al comando della ribellione ora?” chiese Ceres. “Sono sopravvissuti alcuni dei capi?”

      Attorno a sé vide la gente che allargava le braccia e scuoteva la testa. Non lo sapevano. Ovvio che no. Certo non avevano visto più di quanto non avesse visto Ceres. Ceres conosceva la parte che contava: Anka non c’era più, uccisa dai boia di Lucio. Probabilmente anche la maggior parte degli altri capi erano morti. Oppure si stavano nascondendo.

      “E Nyel, il cugino di Lord West?” chiese Ceres.

      “Lord Nyel non ci ha accompagnati nell’assalto,” disse uno degli ex-uomini di Lord West.

      “No,” disse Ceres, “immagino che non l’abbia fatto.”

      Forse era una buona cosa che non fosse lì. I ribelli e la gente di Delo sarebbero stati piuttosto sospettosi nei confronti di un nobiluomo come Lord West, dato ciò che rappresentava, e lui era pure stato un uomo coraggioso e rispettabile. Suo cugino non valeva la metà.

      Non chiese se i combattenti avessero un capo. Non erano uomini per quel genere di cose. Ceres li aveva conosciuti tutti nelle fosse per l’allenamento per l’arena e sapeva che sebbene ciascuno di loro valesse come una decina o più di uomini normali, non sarebbero mai stati in grado di condurre una cosa del genere.

      Si trovò a guardare Akila. Era ovvio che lui era un capo, e i suoi uomini chiaramente seguivano il suo esempio, eppure sembrava cercare lei per dare degli ordini lì.

      Ceres sentì la mano di suo padre sulla spalla.

      “Ti stai chiedendo perché dovrebbero ascoltarti,” ipotizzò, ed andò praticamente a segno.

      “Non sono tenuti a seguirmi solo perché guarda caso ho del sangue degli Antichi,” rispose Ceres sottovoce. “Chi sono io veramente? Come posso sperare di guidarli?”

      Vide suo padre sorridere.

      “Non vogliono seguirti solo per i tuoi antenati. Allora seguirebbero Lucio se fosse quello il caso.”

      Suo padre sputò a terra come ad enfatizzare il suo pensiero al riguardo.

      Sartes annuì.

      “Papà ha ragione, Ceres,” disse. “Ti seguono per tutto quello che hai fatto. Per chi sei tu.”

      Ceres ci pensò su.

      “Puoi metterli insieme,” aggiunse suo padre. “E devi farlo adesso.”

      Ceres sapeva che avevano ragione, ma era ancora difficile stare in mezzo a così tanta gente e sapere che loro stavano aspettando che lei prendesse una decisione. Cosa sarebbe successo se non l’avesse fatto però? Cosa sarebbe successo se avesse costretto uno degli altri a fare da capo?

      Ceres poteva immaginare la risposta. Poteva sentire l’energia della folla, tenuta a bada per il momento, ma comunque presente, come braci ardenti pronte a scatenare un furioso incendio. Senza direzione avrebbe significato razziare la città, ancora morte, ancora distruzione, e forse addirittura la sconfitta mentre le fazioni si trovavano in disaccordo.

      No, non poteva permetterlo, anche se non era ancora certa sul da farsi.

      “Fratelli e sorelle!” gridò, e con sua sorpresa la folla attorno a lei fece silenzio.

      Ora l’attenzione su di lei appariva totale, anche se confrontata con ciò che era stata prima.

      “Abbiamo ottenuto una grandiosa vittoria, tutti noi! Tutti voi! Avete affrontato l’Impero e avete afferrato la vittoria dalle fauci della morte!”

      La folla esultò e Ceres si guardò attorno, permettendo a quel momento di fare presa su di loro.

      “Ma non è sufficiente,” continuò. “Sì, andremmo tutti a casa adesso, e avremmo comunque ottenuto molto. Potremmo addirittura essere al sicuro per un po’. Alla fine però l’Impero e i suoi governatori verrebbero a cercarci, o a cercare i nostri figli. Tutto tornerebbe come era, o magari anche peggio. Dobbiamo farla finita una volta per tutte!”

      “E come lo facciamo?” gridò una voce dalla folla.

      “Prendiamo il castello,” rispose Ceres. “Prendiamo Delo. E la facciamo nostra. Catturiamo la gente di corte e mettiamo fine alla loro crudeltà. Akila, siete venuti qui per mare?”

      “Sì,” rispose il capo dei ribelli.

      “Allora vai al porto con i tuoi uomini e accertati che ne abbiamo il controllo. Non voglio che ci siano persone dell’Impero che fuggono a recuperare un esercito da scagliarci contro, o una flotta per sorprenderci.”

      Vide Akila annuire.

      “Lo faremo,” la rassicurò.

      La seconda parte del discorso era più dura.

      “Tutti gli altri vengano con me al castello.”

      Indicò il punto in cui la fortezza si ergeva sulla città.

      “Per troppo tempo è stato lì come simbolo del potere che hanno su di noi. Oggi lo prenderemo.”

      Si guardò attorno osservando la folla, cercando di calibrare la loro reazione.

      “Se non avete un’arma, procuratevene una. Se siete troppo feriti, o se non volete farlo, non c’è nessuna vergogna nel rimanere, ma se venite potrete dire che c’eravate il giorno in cui Delo ha avuto la sua libertà!”

      Fece una pausa.

      “Gente di Delo!”

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