Sempre Con Te . Sophie Love
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“Anche solo sentirla parlare mi uccide. Vorrei aver potuto essere stato lì per lei. A proteggerla da Sheila.”
Emily lo cinse con le braccia. “Non puoi guardarti indietro e dispiacerti per il passato. Tutto ciò che possiamo fare adesso è assicurarci di fare tutto quel che è in nostro potere per aiutarla. Andrà tutto benissimo, te lo prometto. Sarai un padre fantastico.”
Percepiva ancora della resistenza in Daniel. Voleva disperatamente che si calmasse, che accettasse il suo abbraccio e che ne fosse confortato, ma qualcosa lo frenava.
“Ha già cominciato a fare domande,” disse. “Mi ha chiesto perché non le ho mai mandato gli auguri di compleanno. Non sapevo che dire. Cioè, cosa si può dire che un bambino di sei anni possa capire?”
“Credo che dobbiamo solo essere sinceri,” disse Emily. “I segreti non aiutano mai nessuno.”
Pensò all’intensità delle sue parole. Suo padre aveva tenuto dei segreti per tutta la vita. Emily aveva scoperto appena la punta dell’iceberg, da quando era venuta lì.
Proprio allora, Chantelle si precipitò in cucina. Teneva tra le braccia un grande panda di peluche. Era grande quasi quanto lei.
“Guarda, papà! Guarda!” disse correndo da Daniel.
Emily era sotto shock. Non aveva visto l’orso pulendo la vecchia camera di Charlotte. Doveva essere sempre stato in soffitta. Era il preferito di Charlotte. Lo aveva chiamato Andy the Pandy. Vederlo adesso le inviò una scheggia di dolore attraverso il corpo. Si chiese come avesse fatto Chantelle a trovarlo in mezzo a tutti gli scatoloni.
“Come si chiama il tuo orsetto?” chiese Daniel a Chantelle, chinandosi in modo che si trovassero faccia a faccia.
“Andy Pandy,” disse Chantelle con un sorrisone.
Emily si afferrò al piano di lavoro sotto shock. Ancora una volta sentì distintamente che era un altro segno di Charlotte, un sollecito a non dimenticarla, perché lei li stava guardando dall’alto.
“Ehi, mi è venuta un’idea,” disse Daniel riportandola alla realtà. “Credi che a Andy piacerebbe vedere una parata?”
“Sì!” urlò Chantelle.
Daniel alzò lo sguardo su Emily. “Che ne dici? Andiamo alla parata del Labor Day? La nostra prima uscita come una famiglia?”
Il fatto che parlasse di loro come di una famiglia fece uscire Emily dal torpore.
“Sì,” disse. “Sì. Mi farebbe molto piacere.”
CAPITOLO DUE
La strada principale era piena di persone – alcune sventolavano bandiere, altre tenevano in mano dei palloncini. Come per la maggior parte delle feste nazionali, Sunset Harbor stava facendo del suo meglio per celebrare il Labor Day. La città era decorata meravigliosamente, con bandierine e luci appese tra i lampioni e gli alberi, stelle filanti legate agli steccati, e un piccolo carnevale.
Mentre percorrevano le strade piene, Emily strinse forte la mano di Chantelle, percependo che la ragazzina era sconvolta. Ma ogni volta che abbassava lo sguardo c’era un grande sorriso sul volto della bambina. A Emily riempiva il cuore di gioia il sapere che era felice. Ma glielo riempiva anche di molto altro; una sensazione di pace, di appagamento. Aveva voluto un figlio suo, per un po’, ma non aveva capito quanto piacere avrebbe ricevuto dal trascorrere del tempo con Chantelle.
Emily non poté fare a meno di notare che Daniel, da parte sua, sembrava teso. Nella folla pareva sulle spine, come un falco che percepisse il pericolo a ogni angolo di strada. Sicuramente si era abituato naturalmente al ruolo di tutore, ma sembrava che gli mancasse qualcosa sul fronte del legame. Emily sperava che fossero solo problemi iniziali, che si sarebbe calmato a mano a mano che il tempo passava per imparare a godersi la genitorialità quanto lei. Doveva imparare a essere un papà, non solo un padre.
Tra la folla Emily scorse la sua amica di Sunset Harbor Cynthia Jones, della libreria. Come sempre, Cynthia si era tutta agghindata per l’occasione, con una gonna blu brillante, una camicia rosso brillante, e un cappello da cowboy bianco brillante. Tutto l’insieme si scontrava orribilmente con i capelli tinti di arancione.
Vedere Cynthia mise in ansia Emily per la prima volta da un po’ di tempo. Appena poche settimane prima aveva chiesto alla donna, più grande d’età di lei, un consiglio dopo che lei e Daniel erano venuti a sapere dell’esistenza di Chantelle. Adesso eccola che passeggiava mano nella mano con Daniel e la sua bambina a sorpresa, con atteggiamento da famiglia normale. Emily non poteva fare a meno di temere il suo giudizio.
Ma quando Cynthia li vide tutti, sorrise apertamente e salutò con la mano. Emily le lesse l’approvazione negli occhi.
“Chantelle, ti voglio presentare una mia amica,” disse Emily.
Lei e Daniel portarono Chantelle da Cynthia. La donna abbracciò Emily immediatamente.
“Lo sapevo che alla fine si sarebbe sistemato tutto,” le sussurrò all’orecchio abbracciandola forte.
La strinse anche Emily. Cynthia le era stata così di sostegno e le aveva dato tanta amicizia da quando era arrivata a Sunset Harbor, otto mesi prima, e sentì un’ondata di gratitudine in quel momento.
“Lei è Chantelle,” disse Emily alla fine, dopo che si furono sciolte dall’abbraccio.
Cynthia si abbassò sulle ginocchia per trovarsi faccia a faccia con la bambina. “Sono davvero felice di conoscerti, Chantelle. Credo che Sunset Harbor ti piacerà davvero tanto.”
Chantelle si fece timida e si avvinghiò alla gamba di Emily. Emily non poté evitare di accarezzare i morbidi capelli biondi della bambina, provando un istinto materno soverchiante. Ancora una volta rimase colpita nel constatare quanto rapido e istantaneo fosse l’amore che provava per Chantelle. E notava che il sentimento sembrava essere ricambiato. Chantelle era passata dall’avvinghiarsi a Daniel, la notte precedente, all’avvinghiarsi a Emily quel pomeriggio.
Proprio allora si avvicinò un uomo giovane e magro con degli arruffati capelli castano chiaro.
“Owen,” gli disse Cynthia, “ti ricordi di Emily, vero? Del Bed and Breakfast?”
“Certo,” disse Emily porgendogli una mano. “Sei venuto ad accordarmi il pianoforte.”
Owen annuì. Sembrava un uomo timido. “Come va lì adesso? Se ricordo bene, avevi una certa urgenza di sistemare tutto.”
“È vero,” rispose Emily. “Sistemare venti stanze in ventiquattr’ore non è un’esperienza che voglio ripetere! Ma grazie per l’aiuto con il piano. Adesso suona meravigliosamente.”
Owen sorrise. “Sono contento di sentirlo. È stato un vero piacere lavorare su uno strumento antico come quello. Mi piacerebbe avere l’opportunità di suonarlo ancora, un giorno.”
“Vieni pure quando vuoi,” disse Emily. “Avere un pianista nel Bed and Breakfast è uno dei miei obiettivi futuri. Solo che al momento non ho i soldi per pagare il servizio.”
“Be’,” disse Owen col suo sorriso gentile e timido, “e se venissi a suonare gratis?