La Bugia di un Vicino. Блейк Пирс

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La Bugia di un Vicino - Блейк Пирс

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un piacere averla tra noi. Ora vorrei presentarle il suo partner, l'agente Nikki Rhodes. "

      Indicò l'altro agente a cui aveva fatto cenno di avvicinarsi. Naturalmente era la stronza di prima. Nikki Rhodes sorrise a Chloe in un modo che rendeva chiaro che sapesse di essere bella. E anche Chloe doveva ammetterlo. Slanciata, pelle perfettamente abbronzata, luminosi occhi azzurri, capelli biondi incredibilmente lisci.

      “Piacere di conoscerti” fece lei.

      “Piacere mio” disse Chloe.

      “Adesso andate pure a pranzo” concluse l'istruttore. “Da quello che ho capito, domani dovrete lavorare subito a un caso. Entrambe eravate le migliori della vostra classe, quindi mi aspetto di sentire grandi cose su di voi.”

      Nikki le fece un sorriso e Chloe capì all’istante che era finto. Detestava dare subito giudizi, ma il suo istinto era sempre azzeccato in cose come quella. L'istruttore si era tornato a rivolgere al resto del gruppo, lasciando le due donne sole. Notando che non erano più controllate, Nikki Rhodes girò sui tacchi e se ne andò senza dire niente.

      Chloe restò in disparte per un momento, cercando di riordinare le idee. Si era svegliata quella mattina entusiasta di iniziare la sua carriera come membro della squadra di Ricerca Prove. In pratica tutto il suo futuro era stato già pianificato. E adesso eccola lì, in un dipartimento che non le era affatto familiare, assegnata a una partner che aveva una scopa infilata nel culo.

      “Non sembra esattamente un tipo socievole, vero?” disse qualcuno dietro di lei.

      Si voltò e vide l'uomo che l'aveva accompagnata prima, quello affascinante che le aveva chiesto se avesse tendenze violente.

      “Proprio così.”

      “Immagina seguire con lei quasi tutti i corsi all'Accademia. È stato davvero terribile. A proposito... Non mi sembra di averti vista in nessuno dei miei corsi.”

      “Sì... sono nuova, diciamo. Sono entrata in questo dipartimento stamattina.”

      Un'espressione di lieve stupore apparve sul suo viso. “Ah, ok. Allora benvenuta al ViCAP. Mi chiamo Kyle Moulton e visto che la tua nuova partner non vuole pranzare con te, mi piacerebbe prendere il suo posto.”

      “Fa’ pure. Oggi va tutto così.”

      “Che vuoi dire?”

      “Che oggi niente è andato secondo i piani.”

      Moulton si limitò ad annuire, mentre lasciavano l'auditorium. Anche se Moulton era un estraneo (per quanto bello), Chloe era contenta di averlo al suo fianco mentre andavano a pranzo. Temeva che, se avesse dovuto affrontare quel futuro incerto completamente da sola, avrebbe potuto avere dei ripensamenti.

      “E comunque, i piani sono sopravvalutati” disse Moulton.

      “Non per me. I piani significano struttura, prevedibilità.”

      “Non credo che ci fosse anche la voce prevedibilità, nella descrizione del nostro lavoro” scherzò Moulton.

      Chloe sorrise e annuì, ma non ci aveva mai pensato. Francamente, la spaventava un po’. Il che non aveva senso, davvero. La sua vita non era stata altro che una sequenza di episodi imprevisti, quindi perché la sua carriera avrebbe dovuto essere diversa?

      Fortunatamente, aveva imparato a difendersi. E se stronzette presuntuose come Nikki Rhodes le avessero sbarrato la strada, potevano togliersi dai piedi con le buone o con le cattive.

      CAPITOLO TRE

      La mattina seguente, Chloe ebbe un assaggio su come sarebbe stato il resto della sua vita da agente. Il suo telefono squillò alle 5:45, e la telefonata veniva da uno dei vicedirettori che lavoravano sotto Johnson. Era riuscita a malapena a gracchiare un roco “Pronto?” prima che l'uomo all'altro capo del telefono attaccasse a parlare.

      “Sono il vicedirettore Garcia. Parlo con l’agente Chloe Fine?”

      “Sì, sono io.” Si mise a sedere sul letto, con il cuore che le martellava mentre un'ondata di adrenalina la invadeva, spazzando via gli ultimi residui di sonno.

      “Deve incontrare l'agente Rhodes a Bethesda alle sette in punto. Lavorerete insieme a quello che crediamo sia un caso piuttosto semplice di violenza tra gang, probabilmente c’entra la MS-13. Per qualsiasi domanda, contattate direttamente me, a questo numero. L’agente Rhodes riceverà le stesse identiche informazioni. Dopo questa chiamata, riceverà l'indirizzo sul cellulare. Ha qualche domanda, agente Fine?”

      Chloe era certa di averne, ma in quel momento non le veniva in mente niente, eccitata com’era di aver ricevuto il suo primo, vero incarico.

      “No, signore.”

      “Bene. Occhi aperti, là fuori, agente Fine.”

      E fu così che ottenne il suo primo incarico. Sapeva che non sarebbe stato così in futuro; a tutti loro era già stato detto, durante l'orientamento del giorno prima. Tuttavia, era un ottimo modo per iniziare il suo primo giorno di lavoro.

      Aveva già preparato i suoi abiti e fatto la doccia la sera prima, facendo tutto il possibile per assicurarsi di non essere in ritardo il primo giorno. Si vestì, afferrò una ciambella alla crema e riempì un thermos di caffè. Nel frattempo arrivò il messaggio di Garcia, con l’indirizzo di Bethesda. Quando Chloe arrivò alla macchina, erano passati solo quindici minuti da quando aveva ricevuto la chiamata.

      Era stata più volte a Bethesda, nel Maryland, quindi sapeva che si trattava di un breve tragitto, poco meno di mezz'ora, specialmente partendo così presto ed evitando il traffico mattutino dei pendolari. Una volta fuori da Washington, inserì l'indirizzo nel navigatore e vide che era a soli ventidue minuti di distanza.

      Si ritrovò a voler chiamare Danielle. Sentiva di stare per vivere uno dei momenti più memorabili e significativi della sua vita, e avvertiva il bisogno di condividerlo con qualcuno. Ma sapeva che Danielle probabilmente stava dormendo, e comunque non avrebbe capito la sua eccitazione. A Chloe stava bene. Avevano interessi e passioni diversi, e nessuna delle due era mai stata particolarmente brava a fingere entusiasmo.

      Arrivò all'indirizzo due minuti prima di quanto previsto dal navigatore. Si trattava di un fatiscente condominio a un piano, di quelli che erano visitati dalla polizia almeno una dozzina di volte durante i fine settimana, per violenza, droga, stupri e praticamente qualsiasi altra cosa immaginabile.

      Era certa di essere arrivata prima di Nikki Rhodes, così fu delusa nel vedere che la collega non solo era già lì, ma stava salendo i gradini del portico per entrare in casa.

      Infastidita, parcheggiò accanto al marciapiede e si affrettò a raggiungerla. Arrivò proprio mentre Nikki apriva la porta per entrare.

      “Buongiorno”, cinguettò Nikki in tono falso.

      “Buongiorno. Come sei arrivata... volando?”

      Nikki si limitò a scrollare le spalle. “Non mi ci vuole molto tempo per prepararmi al mattino. Va tutto bene, agente Fine. Questa non è una gara.”

      Quando entrarono, videro un uomo in piedi al centro di un piccolo soggiorno. Si voltò verso di loro e il

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