Il Killer Pagliaccio. Блейк Пирс

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Il Killer Pagliaccio - Блейк Пирс

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osservò la squadra di Dahl caricare il cadavere su una barella. L’operazione richiedeva un notevole sforzo. Il corpo era rigido come una statua, e gli arti, chiusi nel vestito a palloncino, erano estesi in tutte le direzioni, fuoriuscendo dal lenzuolo bianco che li copriva.

      Finalmente ammutoliti, i giornalisti fissarono inebetiti la barella che veniva trasportata in mezzo al campo, fino al furgone del coroner, con il suo grottesco fardello.

      Appena il corpo svanì nel furgone, Riley e Crivaro superarono i giornalisti e tornarono al proprio veicolo.

      Crivaro mise in moto e partì; Riley gli chiese dove ora fossero diretti.

      “Alla sede centrale” fu la risposta di Crivaro. “McCune mi ha detto che dei poliziotti hanno cercato intorno al Lady Bird Johnson Park, dove Janet Davis era scomparsa. Hanno trovato la sua macchina fotografica. Deve esserle caduta, quando è stata rapita. Ora la macchina fotografica si trova alla sede centrale dell’FBI. Andiamo a vedere che cos’hanno scoperto i tecnici del laboratorio. Forse, avremo fortuna e ci fornirà delle prove.”

      Quella parola scosse Riley …

      “Fortuna.”

      Sembrava una parola strana da usare in riferimento all’omicidio di una donna e così particolare poi.

      Ma Crivaro intendeva ovviamente ciò che aveva detto. Si chiese quanto dovesse essere duro fare questo lavoro per molti anni, come lui aveva fatto.

      Era completamente immune all’orrore?

      Non riusciva a capirlo dal suo tono di voce, mentre l’uomo continuava a parlare …

      “Inoltre, il marito di Janet David ha lasciato McCune guardare le foto che lei aveva scattato in questi ultimi mesi. McCune ha scovato delle foto scattate in un negozio di costumi.”

      Quelle parole destarono l’interesse di Riley, che domandò: “Intende il tipo di negozio che vende costumi da pagliaccio?”

      Crivaro annuì. “Sembra interessante, non è vero?”

      “Ma che cosa significa?” Riley replicò.

      Crivaro disse: “E’ difficile dirlo, tranne per il mero fatto che Janet Davis era abbastanza interessata ai costumi da volerne scattare delle foto. Il marito ricorda che ne aveva parlato, ma non gli ha detto di che posto si trattasse. Ora McCune sta provando a risalire al negozio in cui le foto sono state scattate. Mi chiamerà. Non dovrebbe volerci molto.”

      Crivaro rimase silenzioso per un istante.

      Poi, rivolse lo sguardo a Riley e chiese: “Come va?”

      “Bene” fu la risposta di Riley.

      “Sicura?” Crivaro insisté. “Sembri pallida, come se non ti sentissi bene.”

      Naturalmente, era vero. Una combinazione della nausea mattutina e dello shock per quello che aveva visto aveva senz’altro influito su di lei. Ma l’ultima cosa che voleva al mondo era dire a Crivaro che era incinta.

      “Sto bene” Riley ripeté.

      Crivaro disse: “Presumo che tu abbia avuto delle sensazioni istintive sul killer laggiù.”

      Riley annuì silenziosamente.

      “C’è altro che dovrei sapere, oltre alla possibilità che abbia spaventato a morte la vittima?”

      “Non molto” Riley rispose. “Tranne che è …”

      Lei esitò, poi trovò la parola che stava cercando. “Sadico.”

      Mentre proseguirono il viaggio in silenzio, Riley si trovò a ricordare lo spettacolo del corpo deposto sulla barella. Si sentì sopraffare di nuovo dall’orrore che la vittima avesse dovuto patire una tale umiliazione e un simile oltraggio persino nella morte.

      Si chiese che tipo di mostro avrebbe augurato una cosa simile a una persona.

      Per quanto vicina si fosse sentita momentaneamente al killer, sapeva che non poteva comprendere le orrende elucubrazioni della sua mente.

      Ed era certa di non volerlo fare.

      Ma c’era questo in serbo per lei prima che il caso fosse risolto?

      E poi dopo che cosa avrebbe fatto?

      E’ così che sarà la mia vita?

      CAPITOLO OTTO

      Quando Riley e Crivaro entrarono nel J. Edgar Hoover Building, trovandosi in un ambiente pulito e rinfrescato dall’aria condizionata, la ragazza avvertì tutto il senso di orrore generato dalla scena del crimine. Era come se l’orrore fosse penetrato dentro di lei. Come se lo sarebbe scrollato di dosso, specialmente l’odore?

      Durante il tragitto fin lì, Crivaro aveva assicurato Riley che l’odore che aveva notato sul campo non proveniva dal corpo. Come Riley aveva immaginato, proveniva dai rifiuti rimasti sparsi per via del luna park. Il corpo di Janet Davis non era diventato cadavere da molto e non avrebbe potuto produrre un tale tanfo, come era stato per i corpi delle amiche uccise di Riley, quando le aveva trovate a Lanton.

      Riley non aveva ancora conosciuto il tanfo di un cadavere in composizione.

      Crivaro aveva detto, mentre guidava …

      “Lo saprai quando sentirai il suo odore.”

      Non era qualcosa che Riley aspettasse con impazienza.

      Ancora una volta, si chiese …

      Che cosa penso di fare qui?

      Lei e Crivaro presero un ascensore fino ad un piano occupato da dozzine di laboratori forensi. Riley seguì il mentore in fondo ad un corridoio, finché giunsero ad una stanza con un cartello che diceva “CAMERA OSCURA.” Un giovane uomo smilzo, con i capelli lunghi era appoggiato alla porta.

      Crivaro presentò se stesso e Riley all’uomo, che annuì e disse: “Sono Charlie Barrett, tecnico forense. Siete arrivati in tempo. Sto facendo una pausa dopo aver elaborato i negativi della macchina fotografica che hanno trovato al Lady Bird Johnson Park. Stavo giusto tornando a stamparne alcuni. Entrate.”

      Charlie accompagnò Riley e Crivaro in un corto corridoio immerso in una luce color ambra. Poi, superarono una seconda porta, che li condusse in un’altra stanza illuminata dalla stessa strana luce.

      La prima cosa a colpire davvero Riley fu l’odore pungente e acre degli agenti chimici.

      Curiosamente, non trovò l’odore per niente sgradevole.

      Invece, sembrò quasi …

      Detergente, Riley intuì.

      Per la prima volta da quando aveva lasciato il campo dove avevano trovato il corpo, quel tanfo appiccicoso e acido di rifiuti era sparito.

      Persino l’orrore, in qualche modo, era svanito, e la nausea di Riley non c’era più.

      Fu

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