Il Ritorno. Морган Райс

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Il Ritorno - Морган Райс

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vi passarono attraverso e si trovarono in un ampio spazio pieno di gente. Come con i corridoi, le immagini si dipanavano sulle pareti, ma queste sembravano più astratte e Kevin poté distinguervi degli schemi. In qualche modo capì che si trattava delle Intelligenze Artificiali che comunicavano tra loro.

      Ro si trovava in piedi su un cerchio vuoto del pavimento, sopraelevato rispetto al resto. Kevin corse dall’alieno per assicurarsi che stesse bene, mentre Chloe fu ancora più veloce e andò ad abbracciarlo. La gente presente li fissò. Kevin ne vide tantissimi, sia Ilari che altri alieni che avevano trovato rifugio tra loro. Erano talmente numerosi che era difficile distinguere dei singoli volti. Lo stesso, aveva la consapevolezza che stavano fissando loro tre senza distogliere lo sguardo, tentando di decidere il da farsi.

      “Ro, stai bene?” gli chiese. L’amico non sembrava ferito, ma era comunque scosso.

      “Non lo so,” ammise l’alieno. “Sto provando così tante emozioni. Colpa, e paura, e… come fa la gente a gestirle?”

      Kevin gli posò una mano sulla spalla. Chloe gli mise un braccio attorno alle spalle.

      “Lo facciamo,” gli promise. “E continuiamo a farlo.”

      “Questi tre individui sono stati salvati da una navicella alla deriva,” disse il generale s’Lara, ovviamente rivolgendosi all’assemblea. “Potete vedere che uno di loro è un ‘Puro’ dell’Alveare. Degli altri due, uno e il ragazzo che li ha aiutati ad accedere al nostro mondo, mentre la ragazza è stata modificata diventando una delle loro creazioni.”

      Kevin odiava la sensazione che gli dava quella descrizione di sé e dei suoi amici. La parte peggiore, però, era che non poteva negare ciò che stavano dicendo di loro.

      “Ci stiamo dirigendo verso un altro avamposto,” disse il generale s’Lara. “La nave mi dice che la nostra flotta è inseguita, quindi dobbiamo decidere cosa vogliamo fare con i nostri nuovi ospiti. Possiamo correre il rischio di tenerli a bordo? Siamo in maggiore pericolo avendoli qui? Sono quello che sembrano? C’è qualcuno che vuole parlare del primo di loro? La ragazza?”

      Vi fu un vorticare di immagini e lettere sulle pareti mentre le Intelligenze Artificiali comunicavano tra loro. Se si concentrava, Kevin aveva la sensazione di poter cogliere il senso della conversazione, dato che i segnali emessi venivano trasformati per lui attraverso lo stesso talento che gli aveva permesso di tradurre tutti gli altri messaggi.

      … non colpevole…

      … una vittima, non un avversario…

      … però il dispositivo sul braccio…

      Due individui si alzarono in piedi.

      “Si è deciso che parlerò io per lei,” disse un uomo. “Ci pare ovvio che è stata una prigioniera dell’Alveare, una loro vittima e non una di loro. Dovremmo concederle protezione in qualità di rifugiata.”

      L’altra a prendere la parola era donna. “Si è deciso che io prenderò posizione contro di lei,” disse. “Anche se siamo comprensivi nei confronti della sua difficile situazione, non sappiamo cosa le abbiano fatto gli alieni. L’oggetto che ha al braccio potrebbe essere un rischio, perché l’Alveare non progetta nulla di sicuro. Dovremmo rinchiuderla o distruggerla, per la sicurezza degli altri.”

      Il generale s’Lara fece cenno a Chloe. “Hai niente da dire?”

      “Cosa volete che dica?” rispose seccata Chloe. Kevin poteva vedere che era sull’orlo di perdere la pazienza, e probabilmente questo era principalmente dovuto alla paura che stava provando.

      “Allora parlo io,” disse il generale. “Non siamo soliti uccidere perché potrebbe esserci una minaccia. La qui presente Chloe è praticamente una come noi, o come uno qualsiasi di quelli che sono venuti dagli Ilari in cerca di aiuto. Credo che dovrebbe essere la benvenuta tra noi, e forse nel tempo saremo in grado di annullare ciò che le è stato fatto. C’è qualcun altro che desidera parlare? No? Allora discutiamo degli altri.”

      Kevin sentì lo sguardo del generale posarsi su di lui e poi su Ro.

      “Le discussioni che riguardano gli altri sono più complesse,” disse. “Uno ci ha avvisato dell’attacco, ci ha aiutato, ma è anche lo stesso che ha eliminato i nostri scudi. L’altro è uno dei Puri dell’Alveare, e quindi un nostro avversario. So che il nostro popolo è pacifico, ma ho difficoltà a provare qualcosa di diverso dalla rabbia di fronte a questa situazione.”

      Kevin guardò le pareti, vedendo che ora le scritte vi apparivano sopra meno simili a lucciole, ma più come api furiose. Le discussioni sembravano molto più complesse e il suo talento per la traduzione gli consentiva di cogliere solo qualche brandello del discorso, che era quindi impossibile da seguire in toto.

      … dove inizia la responsabilità…

      … dove finisce…

      … se è uno di loro, è uno di loro…

      … distrutto un mondo intero!

      Kevin era così occupato a lasciare che quelle discussioni lo travolgessero che quasi non sentì la prima persona alzarsi in piedi.

      “Parlo io in difesa del ragazzo,” disse una donna con tono gentile. “Sento che sebbene abbia creato grosso danni, l’abbia fatto solo perché controllato dall’Alveare. Una volta libero, ha cercato di aiutarci. Ci ha avvertiti. Si è liberato e non dovremmo ricompensarlo nuocendogli. Dovremmo accoglierlo come abbiamo fatto con la sua amica.”

      “Io mi oppongo,” disse un uomo. “Qualsiasi sia la verità, lui era uno dell’Alveare. Sono un popolo che ha massacrato più individui di quanti potremmo riuscire a contarne con le nostre Intelligenze Artificiali, e lui li ha aiutati. Dovrei guardarlo mentre se ne va in giro liberamente, mentre i nostri cari non possono farlo perché sono già morti? Ora ci mettiamo a perdonare l’imperdonabile?”

      “Io parlo per il Puro,” disse un uomo più anziano. “Loro sono parte di un intero, dal quale lui si è staccato. È stato contorto dalla sua precedente identità, ma ora non è più quella creatura. Se ha avuto il coraggio di liberarsi da loro, dovremmo festeggiare questo evento, non denunciarlo.”

      “Nessuno si libera,” disse con tono secco e deciso un altro degli Ilari, e la rabbia era palpabile nella sua voce. “È ovvio che è una specie di trucco. Hanno già tentato di ingannarci in passato. Sono passati attraverso i nostri scudi. Hanno assassinato la nostra gente. Hanno distrutto il nostro mondo. Questa cosa è stata una parte di ciò, entrambi lo sono stati! Dovremmo distruggerlo prima che ci faccia dell’altro male!”

      Kevin poteva sentire l’emozione nelle sue parole, una cosa completamente diversa da come si era sentito nell’Alveare. Loro avrebbero preso decisioni puramente razionali, mentre questo… questo era in qualche modo più reale.

      “Volete dire qualcosa?” chiese il generale s’Lara guardando lui e Ro.

      Kevin sapeva che avrebbe dovuto, ma non era sicuro di cosa dire. La colpa che provava sembrava ancora pervadere tutto, seppellendo ogni parola. Sapeva di dover provare, ma la verità era che non voleva provarci in quel momento.

      “Non voglio dire niente a mia discolpa,” disse, scuotendo la testa. “Non me lo merito, e la verità è che… comunque sto morendo. Non importa cosa mi farete, fintanto che gli altri siano salvi.” Gli parve quasi uno shock dire una cosa del genere, ma era la verità. Era

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