La Bugia Perfetta. Блейк Пирс
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“911. Qual è la vostra emergenza?”
“Sì, mi chiamo Vin Stacey. Penso che la mia amica sia morta. Si chiama Taylor Jansen. Sono venuto a casa sua perché per diversi giorni non sono riuscito a mettermi in contatto con lei. È stesa a letto. Ma non si muove e… non mi pare che sia a posto. E poi c’è puzza.”
In quel momento la realtà della situazione lo colpì: la vivace e allegra Taylor era morta, lì, a pochi metri da lui. Vin si chinò in avanti e vomitò.
*
Jessie sedeva nel sedile posteriore per quella che sperava fosse l’ultima volta. Il veicolo del servizio federale parcheggiò nella struttura del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, in un posteggio dedicato ai visitatori. Lì ad attenderla c’era il suo capo, il capitano Roy Decker.
Non sembrava molto diverso dall’ultima volta che l’aveva visto. Sulla sessantina, anche se sembrava molto più vecchio, Decker era alto e magro, con la testa quasi calva, profonde rughe in volto, un naso adunco e occhi piccoli e penetranti. Stava parlando con un agente in uniforme, ma era evidente che si trovava lì per aspettare lei.
“Wow,” disse Jessie con tono sarcastico ai federali seduti davanti nell’auto. “Mi sento come una donna nel diciottesimo secolo che viene formalmente ceduta al suo sposo dal padre.”
Il federale che occupava il posto del passeggero le lanciò un’occhiataccia. Si chiamava Patrick Murphy, anche se tutto lo chiamavano Murph. Basso e tarchiato, con i capelli castano chiaro tagliati corti, emanava una sensibilità pragmatica, anche se nel tempo quell’atteggiamento si era rivelato essere un po’ un suo stratagemma.
“Un tale scenario richiederebbe un marito intenzionato a prenderti, cosa che trovo piuttosto improbabile,” disse l’uomo che aveva coordinato buona parte della sua sicurezza durante la sua fuga dai due serial killer.
Un sorriso appena abbozzato che gli incurvava leggermente le labbra lasciava intendere che stava scherzando.
“Sei sempre un principe tra i principi, Murph.,” disse Jessie con finta gentilezza. “Non so come farò a cavarmela adesso, senza la tua affascinante presenza al mio fianco.”
“Vale lo stesso per me,” mormorò lui.
“E lo stesso vale per la tua carismatica loquacità, agente Toomey,” aggiunse Jessie rivolgendosi all’autista, un uomo dalla stazza imponente, con la testa rasata e l’espressione vuota.
Toomey, che parlava molto raramente, si limitò ad annuire.
Il capitano Decker, che aveva finito di parlare con l’agente, guardò i tre con impazienza, aspettando che uscissero dall’auto.
“Immagino che sia giunta l’ora,” disse Jessie aprendo la portiera e uscendo con maggiore energia di quanta ne sentisse in corpo. “Come va, capitano?”
“Più complicato oggi che ieri,” rispose lui, “ora che ho lei di nuovo fra le mani.”
“Ma le giuro, capitano, che il nostro Murph qui ha messo da parte un’ottima dote per me. E io prometto che non sarò un peso e che sarò un’ottima mogliettina.”
“Cosa?” chiese il capitano, perplesso.
“Oh, papi,” disse rivolgendosi a Murphy. “Devo lasciare la fattoria? Te e mamma mi mancherete un sacco.”
“Che diavolo sta succedendo?” chiese Decker.
Murph si sforzò di restare serio e impassibile e si girò verso il confuso capitano che si era avvicinato alla portiera del passeggero.
“Capitano Decker,” disse con tono formale, porgendogli un portablocco con un foglio attaccato. “Il servizio di sicurezza federale statunitense non è più richiesto. Riconsegno qui ufficialmente la custodia di Jessie Hunt al Dipartimento di Polizia di Los Angeles.”
“Custodia?” ripeté Jessie risentita. Murph la ignorò e continuò.
“Qualsiasi altra misura di sicurezza è ora obbligo del vostro dipartimento. La firma su questo documento la sancirà come tale.”
Decker prese il portablocco e firmò il foglio senza neanche leggerlo. Poi lo restituì a guardò Jessie.
“Buone notizie, Hunt,” disse con tono burbero, senza il minimo accenno dell’entusiasmo che solitamente accompagnava le buone notizie. “I detective che stanno tentando di rintracciare Bolton Crutchfield hanno trovato il video di una persona che corrisponde alla sua descrizione e che ha varcato ieri il confine con il Messico. Pare che lei si sia finalmente liberata anche del secondo inseguitore.”
“È stato confermato anche il riconoscimento facciale?” chiese Jessie scettica, rinunciando ora alla vocina farsesca di prima.
“No,” ammise il capitano. “Ha tenuto sempre la testa bassa mentre attraversava il ponte a piedi. Ma corrisponde quasi perfettamente alla descrizione fisica, e il fatto che sia stato attento a non farsi riprendere in viso suggerisce che sapesse quello che stava facendo.”
“Questa è davvero una buona notizia,” disse Jessie, decidendo di tenere per sé qualsiasi ulteriore commento.
Era d’accordo con il fatto che probabilmente non si trovava più tra le mire di Crutchfield, ma non per un qualche video approssimativo che le pareva fin troppo comodo. Ovviamente non le sembrava di poter raccontare a Decker il vero motivo della sua tranquillità, vale a dire la consapevolezza che il serial killer avesse un debole per lei.
“Pronta a tornare al lavoro?” le chiese, soddisfatto di aver sollevato ogni preoccupazione lei potesse ancora nutrire.
“Solo un minuto, capitano,” rispose Jessie. “Devo solo scambiare una rapida parola con gli agenti federali.”
“Faccia veloce,” disse Decker mentre si allontanava. “Ha ad aspettarla una lunga giornata da passare dietro alla scrivania.”
“Sì, signore,” gli rispose, poi si chinò verso il finestrino dalla parte dell’autista.
“Penso che mi mancherai più di tutti, Spaventapasseri,” disse a Toomey, che era l’agente principale assegnatole negli ultimi due mesi. L’uomo annuì in risposta. A quanto pareva non c’era bisogno di parole. Poi Jessie andò dall’altra parte dell’auto, dal lato del passeggero e guardò Murphy con volto colpevole.
“A parte tutti gli scherzi, volevo solo dirti quanto abbia apprezzato tutto quello che hai fatto per me. Ti sei messo in prima linea per difendermi e non me ne dimenticherò mai.”
Aveva ancora le stampelle, anche se i gessi alle gambe erano stati tolti la settimana precedente, sostituiti ora da stivali morbidi. E anche la fascia attorno al braccio era stata recentemente eliminata.
Tutti quei danni erano stati causati da Xander Thurman quando l’aveva investito con l’auto durante la sua imboscata a lui e Jessie in un vicolo. Murph ne era uscito con la frattura di entrambe le gambe e della clavicola. Quindi era ufficialmente in congedo dal lavoro per altri quattro mesi. Si era presentato questa mattina solo per salutarla.
“Non