Se lei temesse. Блейк Пирс

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Se lei temesse - Блейк Пирс

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no. Ho fatto dei controlli dell’ambiente e ho avuto l’aiuto del dipartimento di polizia locale quando ho cercato precedenti di arresto. Non c’è nulla… solo qualche multa per eccesso di velocità e un’unica condanna per guida in stato di ebrezza. Nemmeno le famiglie sono d’aiuto. Ci è stato detto che erano donne eccezionali, che non avrebbero fatto del male a una mosca. Cose così.»

      Kate si guardò intorno. Sul pavimento, appena oltre l’ingresso, c’erano macchie di sangue. Un’alta rampa di scale partiva appena oltre l’entrata. C’erano strisciate di sangue rappreso sugli scalini di legno massiccio e una serie correva persino giù per il ciano della parete tra le scale e il soffitto. Le scale erano del tipo completamente visibile fino al primo piano, con un solo corrimano spesso a spezzare lo spazio tra gli scalini e l’aria aperta.

      Kate studiò lo schema e la scia di sangue e non riuscì a capire subito.

      «Bizzarro, eh?» disse DeMarco. «A quel che ho raccolto, Tamara Bateman è stata aggredita sulle scale o sul fondo. Dopodiché è stata trascinata all’indietro quasi fino alla cima della rampa. Poi apparentemente è stata rovesciata oltre la ringhiera con un cappio al collo. Salendo le scale e dando un’occhiata al terzo scalino dall’alto, si vedono una pozza di sangue e quelle che sono molto chiaramente fibre di corda.»

      «È stata impiccata?»

      «Sì. Così come la prima vittima. Solo che quella è stata appesa a una trave che attraversa orizzontalmente il soffitto del soggiorno.»

      «Le vittime lavoravano per la stessa agenzia?»

      «No. Agenzie diverse. Ma tutte e due le case erano state messe sul mercato di recente. Questo e il fatto che tutte e due le vittime sono agenti immobiliari donne sono i soli collegamenti che abbiamo. Dico i soli… però paiono più che sufficienti. Però, come dimostrato dal fatto che sei stata chiamata qui, sicuramente non lo sono.»

      «Eri già stata qui?»

      «Sì, ieri pomeriggio. Il corpo è rimasto qui per circa dodici ore prima che qualcuno si accorgesse di quello che era successo. Il ragazzo della Bateman ha chiamato la polizia per dar voce alla sua preoccupazione. È stata fatta una telefonata all’agenzia, loro hanno recuperato le proprietà di cui si stava occupando lei e voilà… l’hanno trovata impiccata alla ringhiera. Io sono arrivata circa otto ore dopo la rimozione del corpo. Da’ pure un’occhiata al posto. Giuro che non mi offendo. Ti recupero anche una copia del rapporto del coroner, però dice più o meno la stessa cosa che ti ho appena detto io. Quando una donna viene prima colpita alla testa e poi impiccata, di solito non c’è molto da aggiungere.»

      «Abusi sessuali da parte dell’assassino?»

      «Il rapporto non ne parla. Davvero… quel coso non è servito a niente.»

      Kate le fece un gran sorriso, anche se la situazione era proprio difficile. Le sembrava di pestarle i piedi a ficcare il naso dove forse non la si voleva. Inoltre si trattava del primo caso in cui lavoravano insieme a cui DeMarco era arrivata per prima – in cui l’autorità più o meno ce l’aveva lei.

      Salì le scale con cautela, tenendo lo sguardo abbassato per assicurarsi di non calpestare sangue, nemmeno rappreso. Trovò il gradino da cui l’assassino apparentemente aveva scagliato il corpo di sotto. C’era un’abrasione leggerissima sulla ringhiera lucidata finemente. C’erano colonnine decorative ogni quindici centimetri circa a collegare il corrimano agli scalini. La colonna lungo quel gradino in particolare aveva appiccicato qualche trefolo di quelli che sembravano sottili fili di iuta. Oppure, come indicato da DeMarco, di corda. Giaceva anche sull’orlo dello scalino, quasi come polvere.

      Kate scrutò oltre la ringhiera, verso il pavimento. Un salto di tre metri e mezzo abbondanti. Significava che probabilmente il cappio era cortissimo. E dunque c’era la possibilità che l’assassino lo avesse tenuto corto intenzionalmente – come se lo avesse programmato, sapendo già dove avrebbe impiccato Tamara Bateman e quanta corda gli servisse.

      «Hanno misurato il cappio?»

      «La corda era lunga due metri e quaranta» disse DeMarco. «Pare che sia stata acquistata di quella lunghezza, dato che non c’erano segni di tagli.»

      Kate era colpita. La lunghezza della corda probabilmente era irrilevante, ma restava un dettaglio necessario per un rapporto accurato e completo. Come si aspettava, DeMarco non aveva perso un colpo.

      Proseguì su per le scale fino al primo piano. DeMarco la seguiva, dimostrandosi rispettosa e dandole ampio spazio. C’erano cinque accessi lungo il corridoio superiore: due per lato e uno in fondo. Il corridoio di per sé era privo di moquette, ma le porte aperte su tutte e cinque le stanze mostravano che quelle (tranne il piccolo bagno in fondo) non ne erano prive. Kate entrò nella prima. La casa apparentemente era stata pulita e curata piuttosto bene quando i proprietari se n’erano andati. Non c’era nemmeno un graffio sulle pareti e solo delle ammaccature minime sulla moquette a dimostrare la passata presenza di mobili.

      Quella camera da letto probabilmente era una stanza per gli ospiti, perché era piuttosto piccola. L’unica zona da controllare a parte la stanza vuota era l’armadio. Era piccolino – non più grande di un guardaroba, in realtà – e non fruttò niente oltre a un altro tappeto pulitissimo. La stanza successiva era uguale, però si trattava della camera padronale, quindi era molto più grande. La camera conteneva pure un grosso bagno da esaminare, ma luccicava come il resto della casa.

      La terza stanza alla quale arrivarono era più o meno uguale, solo che l’armadio era molto più grande; si trattava di una stretta cabina completa di appendiabiti e di uno scaffale per scarpe. Era vuota come le altre stanze, ma c’era un’altra porta lungo la parete in fondo. Era più stretta delle altre, e si trovava nell’angolo della spaziosa cabina armadio.

      «Un ripostiglio?» chiese Kate andando alla porta.

      «Sì, credo di sì. A vederla si direbbe una soffitta per lo più grezza. L’ho controllata ieri.»

      Kate aprì la porta e venne accolta da un getto di aria umida. Era davvero grezzo. C’erano travi esposte e isolante, rotto solo dal grosso condizionatore che vi era stato installato. Gli ex proprietari avevano posato qualche pannello di compensato per attraversare in sicurezza la zona, ma tutto qua. Verso il fondo l’ombra del tetto obliquo limitava lo spazio. I costruttori lo avevano supportato con diverse tavole, creando una specie di parete finta. Si trattava dell’unica frattura in una zona altrimenti perfettamente quadrata.

      Kate mise piede sul compensato. Attraversandolo, pensò che era un peccato tutto quello spreco di spazio. Se terminato, poteva essere un ottimo ufficio o una stanza giochi per una famiglia con figli. Proprio mentre cominciava a immaginare dove sarebbe stata bene una rampa di scale per tornare al piano principale, giunse alla sciatta parete grezza sul fondo dove il tetto scendeva. Sbirciò dietro al muro fasullo e inclinò la testa, interdetta.

      «Ieri hai guardato qua dietro?»

      DeMarco attraversò il pavimento di compensato, curiosa e preoccupata. Guardò, vide la stessa cosa che stava vedendo Kate e proferì: «Ma che diavolo…?»

      C’era un piumone sul pavimento di compensato. Accanto, in piedi, c’era una bottiglia d’acqua vuota della Dasani.

      «Kate, non starò qui a mentirti. Non ci ho neanche pensato a guardare qua dietro.»

      «Non ce n’era ragione» disse Kate. «Non per una persona che abbia il compito di indagare da sola. Diamo il merito alla mia mente oltremodo analitica.»

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