Se lei temesse. Блейк Пирс
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«Il lampadario» disse DeMarco. «Carino, eh?»
«È meraviglioso.»
«Ok, adesso guarda nel raccoglitore.»
Kate lo fece, tralasciando gli appunti e i rapporti di polizia per arrivare alle foto della scena del crimine sul fondo. La prima mostrava il lampadario, solo molto meno bello. Anzi, sembrava uscito da un film dell’orrore.
C’era un corpo appeso lassù. C’era una corda legata al collo di una donna, però sembrava che la donna si reggesse in effetti dalle braccia agganciate a diversi bracci del lampadario. Nell’immagine Kate non riusciva a vedere l’estremità della corda, che era legata da qualche altra parte. Sembrava andare dietro al lampadario, forse avvolgendosi attorno ai collegamenti che lo assicuravano al soffitto.
Il volto della donna era un caos di sangue e nella scomoda posizione in cui si trovava pareva che stesse guardando giù dritto al tappeto su cui sanguinava. Era piccola, e il peso leggero non bastava a staccare il lampadario dal soffitto.
«Gesù» disse Kate trasalendo. «Come hanno fatto a portarla lassù?»
«Be’, l’agente immobiliare che stai guardando è Bea Faraday. Ha ventotto anni e pesa poco più di cinquantaquattro chili. La polizia pare credere che l’assassino l’abbia trascinata su per le scale fino al primo piano per scagliarla oltre la ringhiera nel tentativo di impiccarla come Tamara, ma che si sia trovato in mezzo il lampadario.»
«Tu ci credi?»
«Sì. C’è sangue sulla ringhiera a supporto della cosa. Penso che prima abbia legato la corda ma poi, quando si è accorto che era appesa a quel cazzo di lampadario, l’abbia tagliata e abbia lasciato che la vista parlasse da sola. Pare che prima l’abbia aggredita con un’arma non affilata e che poi si sia preso il tempo di portarla su per le scale per scagliarla di sotto.»
Si recarono in cima alle scale e Kate trovò il punto in cui apparentemente era stata buttata giù la Faraday. Il lampadario si trovava a meno di due metri dalla ringhiera e le lampadine appena sotto. Non aveva problemi a immaginarsi un uomo forte in grado di lanciare una donnina così piccola tanto lontano.
«Com’è stata trovata?»
«L’agenzia immobiliare ha mandato una donna delle pulizie per dare una spazzata rapida al posto due ore prima di un appuntamento. La signora l’ha trovata e ha chiamato la polizia.»
«Ci hai parlato?»
«No. Però l’ha fatto lo sceriffo Armstrong.»
Kate annuì, abbassando lo sguardo sul piano terra e il tappeto sporco di sangue. Stava pensando al piumino e alla bottiglia d’acqua che avevano trovato nella casa di Hammermill Street chiedendosi se in quella casa ci fossero nicchie e ripari che potessero fornire facilmente un nascondiglio a un abusivo.
«Quanto è vecchia la casa?»
«Non ne sono sicura. Però è sul mercato da quasi tutto il mese. I registri mostrano diciotto visite con sei potenziali acquirenti. Solo uno di loro era del posto.»
Kate e DeMarco si spostarono per la casa, e i passi echeggiavano per le stanze vuote. Kate pensò che la sensazione fosse inquietante, in realtà – la sensazione di una casa che custodiva i ricordi e le vite di persone che non avrebbe mai conosciuto. Era sempre stata vagamente interessata ai fantasmi e trovava possibilissimo che ogni casa potesse essere infestata dai ricordi e dai movimenti delle famiglie che l’avevano abitata.
Esaminarono l’ampio spazio che Kate presumeva fungesse da soggiorno, e poi la cucina. Dato che non c’erano averi di nessun tipo, fu piuttosto semplice determinare che non era stato sottratto nulla. Si recarono di sopra. Kate stava cercando una sorta di accesso facile a una soffitta o persino dei piccoli aggetti. Ma non c’era nulla del genere. La casa non aveva nemmeno una soffitta, il che, per Kate, significava che probabilmente aveva un seminterrato. Nessuno in comunità del genere costruiva più case prive di magazzino.
Si recarono di sotto e puntarono alla prima porta lungo il corridoio principale. Conduceva a un seminterrato vuoto e desolato come il resto della casa. Sul fondo c’era una serie di doppie porte che presumibilmente portavano fuori. Kate andò lì, le aprì e si ritrovò infatti a guardare un giardino posteriore meravigliosamente verde. Sbucò, con DeMarco che la seguiva, su un patio della forma di un mezzo ovale. A destra si alzava di poco un muretto di mattoni che conteneva dei fiori. A sinistra c’era un piccolo spazio non edificato tra una serie di scalini di legno che portavano su per il portico posteriore. Presumeva che quello spazio fosse stato pensato per l’installazione di un piccolo capanno per tosaerba, sacchi di pacciame e cose di quel tipo.
Su ispirazione, andò allo spazio non ancora terminato. Il terreno sottostante era duro e secco, livellato prima della costruzione della casa. Si inginocchiò ed esaminò la terra, senza sapere che cosa stesse cercando. Quasi se ne andò senza niente, ma appena prima di ritirarsi scorse qualcosa immediatamente alla sua sinistra, in fondo, quasi completamente fuori visuale.
Grugnendo un attimo per la fatica di allungarsi all’indietro, vide quelli che sembravano vecchi stracci. Erano raggruppati in qualcosa che sembrava una pila, uno sopra l’altro. Qualche manciata di centimetri sotto ai cenci, vide quelle che sembravano strisciate sul terreno.
«C’è qualcosa?» chiese DeMarco.
«Forse. Perché non guardi anche tu e non mi dici quello che vedi… solo per essere sicura di non saltare a conclusioni.»
Le donne si scambiarono di posto e Kate osservò DeMarco curvare la molto più giovane schiena all’indietro mettendo il corpo quasi a forma di L. Si precipitò allo spazio ancora da edificare e si guardò intorno un attimo prima di dire qualcosa.
«Stracci» urlò da laggiù. «Bizzarro abbandonali qui, no? E… sì, qualche strisciata e qualche rientro a terra qui. È secca ma sono piuttosto sicura che di recente ci sia stato posato un certo peso.»
DeMarco uscì stirandosi la schiena. «I cenci» disse. «Pensi che qualcuno li abbia usati come cuscino o roba del genere?»
«Sì.»
«Un altro abusivo? Mi sembra un po’ stiracchiata. Però sì, quei leggeri segni a terra potrebbero essere stati fatti da un ginocchio o da un piede, immagino.» Li osservò ancora una volta e poi aggiunse: «E di recente, pure.»
«Sembra un’ipotesi davvero tirata» concordò Kate. «Soprattutto dato che il cumulo di vecchi cenci potrebbe tranquillamente non essere altro che il rimasuglio di pulizie sciatte fatte dagli operai.»
«Mi piacerebbe parlare con la signora delle pulizie» disse DeMarco.
«Buona idea – è il passo più logico, penso.»
«Chiamo l’agenzia immobiliare per vedere se riesco a farmi dare un indirizzo. In caso contrario, sono sicura che ci aiuterà lo sceriffo Armstrong.»
DeMarco si voltò per procedere e tornò all’estremità del patio di cemento per guardare il giardino sul retro. Mentre parlava, Kate tornò a esaminare lo spazio non ancora edificato sotto alle scale e la facciata laterale della casa. Cercò di piegarsi come DeMarco, ma quella flessibilità non ce l’aveva proprio più. Si mise in ginocchio e avanzò così, in cerca di qualsiasi altra cosa potessero aver tralasciato. Non trovò nulla di nuovo, ma più guardava la pila