Regno Diviso. Джек Марс

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Regno Diviso - Джек Марс

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e facendo aumentare i prezzi di quasi tutto. Non stiamo mica parlando del primo attacco terroristico avvenuto nella regione.”

      Guardò l’assistente. “Amy, possiamo vedere la lista?”

      Sugli schermi comparve una lista battuta al computer. C’era pochissima grafica. Ogni voce aveva un titolo in grassetto con una breve descrizione sottostante. La lista scorse, dando il senso della sua lunghezza – forse trenta o quaranta voci, tutte di attentati.

      “Non la esamineremo in modo esauriente,” disse Kurt. “Potete tutti vedere quanti incidenti ci sono stati. Salteremo solo qua e là. Dicembre 2013 – un attentato a un complesso di polizia egiziano ha ucciso sedici reclute. Marzo 2014 – degli attacchi multipli di razzi da oltre confine su Eilat, Israele, hanno attivato il sistema di difesa israeliano Cupola di Ferro. Sono stati intercettati tutti i razzi meno uno, sono rimaste ferite dieci persone e c’è stata una morte per arresto cardiaco. Febbraio 2015 – un autobus è stato fatto saltare per aria lungo la costa del Mar Rosso, uccidendo tre turisti coreani e l’autista egiziano. Un successivo messaggio ha avvisato tutti i turisti di lasciare l’Egitto.”

      Kurt sospirò. “E ovviamente quello grosso. Il volo Metrojet 9268 è esploso il 31 ottobre 2015 poco dopo il decollo da Sharm el-Sheikh. Il volo era pieno di turisti russi, e sono morte duecentoventiquattro persone, ovvero chiunque fosse a bordo.”

      Fece una pausa. “In parte l’apertura di un nuovo Dennis Hotel da parte del governo egiziano era la dimostrazione della repressione finalmente ultimata di Wilāyat Sīnā’ e della riapertura dei resort del Mar Rosso.”

      “Immagino che questa teoria ormai sia bruciata,” disse qualcuno.

      “A rischio di sembrare ignorante,” disse Susan, “chi sono queste persone, questi… Wilāyat?”

      Kurt annuì. “Certo. Wilāyat Sīnā’, o ISIS nella penisola del Sinai, è un gruppo un tempo conosciuto come Anṣār Bayt al-Maqdis, che tradotto significa seguaci della Casa Santa. Anṣār era un gruppo liberamente organizzato di cellule terroristiche salafite che perpetravano attentati nella regione dagli inizi del 2000. Dal 2011 il governo egiziano ha mosso passi aggressivi per sradicare quelle cellule. In risposta, Anṣār si è affiliata all’ISIS con un giuramento formale di fedeltà nel 2014. Abbiamo dati largamente corroborati che indicano che a mano a mano che l’ISIS perde il territorio un tempo da lei controllato in Iraq e in Siria, vede le anarchiche terre tribali – per lo più deserto e montagne – del Sinai come una possibile e allettante base operativa.”

      Lo interruppe il generale Loomis. “Ovvio. Il che penso che mi riporti al punto originale.”

      “Sì, generale,” disse Kurt. “Penso che adesso siamo pronti per il suo apporto.”

      Loomis annuì. “Grazie. Per quanto questo schianto sia una cosa terribile, le voci di cui siamo al corrente indicano che non è l’attentato vero. Si tratta del gioco di prestigio di un mago, ideato per farci guardare in una direzione mentre la faccenda reale si svolge da qualche altra parte.”

      “Che prove ha a supporto?” disse Susan.

      Il generale scosse la testa. “Signora presidente, non ho la libertà di discutere i dati top secret in nostro possesso, né le fonti, in una riunione come questa. Penso che lei debba saperlo.”

      Susan lo guardò tagliente. “Generale Loomis, come deve sapere lei, è mia prerogativa desecretare dati per mio capriccio, se rientra nei miei desideri. Ovviamente non lo farò. Ma nell’interesse di far agire le persone presenti in questa stanza, potrebbe essere utile che condividesse almeno il dove e il quando potrebbe aver luogo l’attentato vero.”

      Il generale fece spallucce. “Signora presidente, se lo sapessi lei sarebbe la prima persona a cui lo direi.”

      CAPITOLO QUATTRO

      12:01 ora dell’Africa occidentale (6:01 ora della costa orientale)

      125 miglia nautiche a sudest di Lagos, Nigeria

      Golfo di Guinea

      Oceano Atlantico

      “Sta altissima, baby,” disse il tiratore alla sinistra di Eddie il Pazzo.

      “Yeah, stasera ci facciamo una bella scorpacciata, Killem,” disse l’uomo alla sua destra. “Con una bella pollastrella.” Gli uomini attorno a loro risero.

      Killem. Uno dei soprannomi di Eddie. Abbreviazione di Killem Dead, ammazzali tutti, che non era solo un soprannome, ma anche il suo motto personale.

      Guidavano una piccola armata di motoscafi – una dozzina di vecchi go-fast. Le barche sembravano un po’ uscite da un film di Mad Max ambientato in acqua. Erano munite di giganteschi motori fuoribordo da trecentocinquanta cavalli e placcate da pezzi di acciaio saldato. Non c’erano finestrini – il conducente di ogni barca vedeva il mare davanti a sé attraverso sottili fessure tagliate nel metallo. Una delle barche, la più lenta e grossa del gruppo, aveva un ponte volante saldato sopra – in cima era montata una pesante mitragliatrice recuperata da un deposito militare nigeriano.

      Il sole picchiava, e il suo duro bagliore si rifletteva sulle vaste acque dell’oceano.

      “Combatteranno?” disse il primo.

      Eddie guardò i suoi motoscafi. Avevano tutti sei uomini a bordo, e ogni uomo pullulava di armi – AK-47 e Uzi per lo più, ma anche una coppia di lanciagranate. Avevano tutti pistole, avevano tutti coltelli o machete. Gli uomini stessi erano rockstar, assassini spietati, e ne avevano tutta l’aria. Armatura di kevlar, coprenti occhiali da sole da aviatore, bandane a stelle e strisce in testa.

      “Meglio di no,” disse Eddie.

      Davanti, a forse un miglio di distanza, c’era l’oggetto del loro amore. Un vecchio mercantile procedeva lentamente verso nordovest. Era un aggeggio grosso, alto dieci piani, e si spostava pesante come un relitto. Era di un colore indeterminato – per lo più un misto di arancione arrugginito e di ciò che restava di una mano di verde scuro data probabilmente decenni prima. I motoscafi si avvicinavano da dietro, e lungo la poppa era appena leggibile una scritta bianca – LADY JANE.

      La Lady Jane comunque era proprio in alto mare. Ad alcuni la cosa avrebbe fatto pensare che il mercantile fosse vuoto. Ma ad altri – a gente come Eddie il Pazzo Killem Dead – dava da pensare una cosa totalmente diversa. La Lady Jane se n’era rimasta ormeggiata a lungo in un porto congolese non regolamentato. Adesso si spostava con le stive vuote.

      Che cosa trasportava?

      Che genere di carico si era fatto strada fuori dalla selva senza legge e dilaniata dalla guerra della Repubblica democratica del Congo per finire nelle mani di contrabbandieri sulla costa? Metalli preziosi come coltan e oro sicuramente, ma c’erano cose anche migliori.

      “Diamanti,” disse Eddie sottovoce, non accorgendosi neanche di parlare.

      “Yeah, baby!” disse l’uomo accanto a lui. “Yeah!”

      I diamanti erano piccoli, e pure leggeri. Una manciata valeva molti soldi. Un chilo nascosto in un muro finto su un vecchio mercantile poteva valere decine di milioni di dollari. Di più? Eddie non sognava tanto in grande.

      No. Sarebbe stato un chilo, nel caso. Costringere l’equipaggio a

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