Il Cercatore Di Coralli. Mongiovì Giovanni

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Il Cercatore Di Coralli - Mongiovì Giovanni

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quanto eroico!»

      «Dunque voi, mio visir16, siete debitore della vita a quest'uomo...» rifletté Ruggero, rivolgendosi al suo primo ministro.

      «Sono debitore ad ogni singolo uomo che ubbidisce ai miei ordini: ai comandanti come ai mozzi!»

      «La vostra umiltà vi fa grande!» si complimentò per quelle parole Ruggero. Al che Giorgio d’Antiochia accennò un inchino.

      «Sentite come parla bene di voi l'Amiratus17

      «Chiedo solo di morire per voi, così come fece mio padre.» rispose Giordano, fiero come non mai di ricevere le lodi del sovrano.

      «Questo vi fa onore, prode Jourdain, ma oggi vi chiedo di restare vivo.»

      Dunque Ruggero diede un colpo d'occhio al suo ministro e tornò a sedersi; era il segnale che Giorgio d'Antiochia poteva cominciare con la spiegazione dei fatti concreti.

      «Vi stupisce che siete qui, Jourdain de Rougeville?»

      «Mi stupisce che un indegno servitore debba varcare le gloriose porte di questo palazzo.»

      «Non sminuite la vostra persona... se oggi comparite davanti a Sua Maestà è perché siete l'uomo più adatto in grado di portare a termine la missione che sto per affidarvi. Avete mai sentito parlare di Benavert?»

      Giordano gettò gli occhi verdi al soffitto e, dopo averci pensato, rispose:

      «Io non ero ancora nato.»

      «Nessuno di noi lo era, ma lo erano i nostri padri... lo era vostro padre.»

      «Invero me ne parlò... c'era anche lui quando Benavert venne sconfitto.»

      «È una storia vecchia di sessant'anni, tuttavia le nostre cronache sanno parlare in luogo dei morti. Benavert, temibile predone saraceno, cagionò immani offese alla gente nostra ai tempi della conquista. Egli arrivò ad assaltare i conventi di Calabria, rapendo le monache per farne concubine del suo harem. Morì nella sua Siracusa, durante l'assalto al porto, mentre si dava all'arrembaggio da una nave all’altra. Cadde in mare e la pesante armatura lo tirò a fondo... Era l'Anno del Signore 1086. So bene che vostro padre fu tra gli uomini che presero la città, ma so anche che tale Benavert intrattenne una profonda amicizia con vostro nonno.»

      «Conrad de Rougeville, mio nonno, morì nel 1071, durante l'assedio di Balerme18

      «Questo non toglie che fossero amici...»

      «Non so nulla di tutto questo.»

      «Eppure i nostri cronisti ne parlano ancora.»

      «Io avevo sedici anni quando morì mio padre e lui più o meno dieci quando morì il suo... non stupitevi se non conserviamo memoria dei fatti antichi.»

      «Rainulf de Rougeville non è vostro cugino?»

      «Discendiamo dallo stesso uomo ma da due donne diverse.»

      «Egli ha confermato che Amir ibn19 Abbād, conosciuto come Benavert, intrattenne un intenso sodalizio con vostro nonno, tale da proclamare tre mesi di lutto per la sua morte. Ora vi chiederete in che modo tutto questo possa riguardarvi, nobile Jourdain... Ecco, stiamo per affondare al cuore del regno degli ziridi il colpo mortale; Hasan pagherà tutti i torti della sua famiglia! I suoi atti di pirateria sono stati per troppi anni un pungiglione molesto che ora dev'essere estirpato.»

      «Che io sia dei vostri anche questa volta, mio Signore! Il sangue di mio padre grida vendetta dai granelli di sabbia di capo Dimas!»

      «Il sangue di vostro padre avrà riposo, ve lo assicuro. Ma voi, valoroso Jourdain, dovrete fare qualcos’altro per il Regnum... dovrete trovare i discendenti di Benavert fuggiti in Africa e portarli ai piedi di Sua Maestà, affinché paghino il conto per il male che ricevemmo.»

      In realtà Ruggero mostrava spesso compassione al nemico e ai familiari di questi, consapevole probabilmente di quanto l’asservimento potesse fare più male della morte. Ben altro trattamento riservava invece ai traditori e a coloro che non piegavano il collo. Non era chiaro se questa volta intendesse dare dimostrazione della sua clemenza e risparmiare quella gente, ma è certo che rese più rilevante la questione infarcendola di sentimenti di vendetta.

      «La schiatta degli africani è senza numero; come posso riuscire in tale impresa?» chiese Giordano, tanto incerto quanto confuso.

      «Quando avremo assoggettato le loro città i saraceni dell'Ifrīqiya cercheranno in tutti i modi di accaparrarsi i posti migliori nel nuovo ordine di cose. Conoscono la tolleranza del Regno e come i funzionari nostrani siano in molti della loro stessa razza; vorranno fare fortuna. Voi e il vostro nome costituirete un’ottima strada per i discendenti di quel predone. Verranno di sicuro a cercarvi per ribadirvi l'amicizia che occorreva all'epoca tra i vostri antenati.»

      «Sono io in potere di concedere qualcosa che non sia la morte in battaglia?»

      «Vi investirò temporaneamente di nuovi poteri, cosicché unirete il servizio della penna a quello della spada e sarete conosciuto da tutti. Sarete uno degli ‘amil20 del Re.»

      «Non possiedo terre né salariati e non ho mai riscosso un tarì21 dalle tasche di nessuno.»

      «In verità avremmo mandato vostro cugino Rainulfo se non avesse quasi trent’anni più di voi.»

      Dunque Giorgio d'Antiochia batté due volte le mani e uno degli eunuchi che sostavano all'ingresso della sala fece entrare un giovanotto nemmeno ventenne, a primo acchito un saraceno di buona famiglia.

      «Vi aiuterà Yasir.» rassicurò l'Amiratus presentando il ragazzo.

      Giordano lesse subito negli occhi di quel giovane sbarbato l’essenza di una grande mente.

      «È il migliore!» rafforzò le referenze Giorgio, intendendo il migliore nelle scienze matematiche e nella gestione dei catasti.

      «Dove devo cercarli?» chiese a questo punto il nobile di casa Rossavilla, rassicurato dalle decantate abilità di Yasir.

      Un altro uomo quindi venne fuori dal colonnato. Costui aveva il privilegio di portare il turbante anche in presenza di Ruggero.

      «Conoscete Mohammad al-Idrīsī?» chiese Giorgio d’Antiochia.

      Il nuovo giunto accennò un inchino e Giordano rispose alla stessa maniera.

      «Prego Mohammed, rispondi alla domanda del nostro amico.» invitò sempre l'Amiratus, ma questa volta parlando in arabo piuttosto che in lingua d’oïl... l’idioma usato a corte accanto al latino e al greco degli atti ufficiali e della diplomazia.

      Giordano conosceva la fama dell'uomo che adesso si accingeva a parlare, sapeva che era un geografo molto famoso e pure un guaritore, nativo di Setta22, e che Ruggero lo teneva in grande stima.

      L’ultimo

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