Il Cercatore Di Coralli. Mongiovì Giovanni

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il Cercatore Di Coralli - Mongiovì Giovanni страница 6

Il Cercatore Di Coralli - Mongiovì Giovanni

Скачать книгу

erano riusciti a raccattare prima di lasciare la città.

      Tutti disseminati nella zona se ne stavano parecchi concittadini, i quali erano scappati per lo più a piedi, essendo che quelli erano giorni duri e le cavalcature scarseggiavano. Di Hasan e del suo seguito invece non se ne seppe più nulla; le notizie sulla sua sorte cessarono del tutto con la mezzanotte.

      Al mattino gli sguardi dei fuggitivi sembravano voler carpire ognuno nell'altro le prossime intenzioni, così da accodarsi in scelte che nessuno era in grado di prendere personalmente. La carovana riprese dunque a camminare seppure nessuno sapesse chi avesse preso l'iniziativa o dove si stesse andando. Era chiaro però che inoltrandosi verso il deserto, con donne e bambini al seguito, non sarebbero andati lontani. Inoltre, il rischio di essere attaccati dalle bande dei tagliagole, beduini sanguinari e senza scrupoli, aumentava man mano che ci si allontanava dalla civiltà. Comunque sia, verso metà mattinata arrivarono dalla direzione di Mahdia un gruppo di uomini a cavallo. Lì per lì i fuggitivi temettero di essere presi dal nemico, ma poi appurarono che i cavalieri erano persone conosciute. Si trattava di alcuni uomini della milizia di Hasan, rimasti in città nel momento in cui il naviglio siciliano era sbarcato.

      Un certo Abdel si avvicinò a Kamal e, dall'alto del suo destriero, gli disse:

      «Fratello, il capo degli infedeli ha proclamato l'amān31 e invita tutti i cittadini di Mahdiyya a rientrare nelle proprie case. Guarda in fondo verso la direzione da cui vengo e noterai un gran polverone... sono le bestie che il cristiano ci ha affidato affinché donne e bambini tornino comodamente oltre le mura.»

      Da tutto ciò si comprendeva quanto Giorgio d’Antiochia conoscesse le usanze di quella gente e sapesse applicare le loro consuetudini in materia di diritto islamico. Ciò che era stato decenni prima per i mori di Sicilia, adesso l'Amiratus lo estendeva anche a quelli d'Africa. Ovviamente per l'antica comunità cristiana di Mahdia quello era un giorno memorabile, di riscatto e rivalsa sui dominatori di molti secoli. Ciò non significava, tuttavia, che i saraceni avrebbero vissuto da dominati, in quanto se fossero stati disposti a sottomettersi al nuovo ordine di cose avrebbero potuto trarne profitto e arricchirsi in funzione delle proprie capacità. Inoltre la sharia sarebbe stata ancora vigente sui fedeli del Corano, così come avveniva in Sicilia, mentre i cristiani e i giudei32 avrebbero avuto altre leggi, basate sulla propria tradizione. Giorgio d’Antiochia, saggio e capace, estendeva quindi il Regno e la sua tolleranza pure all'altra sponda del Mediterraneo.

      Kamal sapeva di aver lasciato a Mahdia molto più di quei due sacchi che si era portato dietro, perciò prese la palla al balzo e decise che sarebbe rientrato; forse avrebbe potuto fare affari d'oro con quegli avari cristiani di Sicilia... Guardò la sua famiglia, i suoi figli, e poi assentì col capo facendo capire che cedeva all'invito del nemico. Fu allora che si voltò e vide che migliaia di suoi concittadini marciavano in direzione di Mahdia, convinti a rientrare dalle stesse argomentazioni che avevano fatto presa su di lui.

      Non è facile elencare tutti gli atti che compì Giorgio d’Antiochia nella settimana che era cominciata con lo sbarco. Tra le tante cose, mandò i figli e le donne dell'harem di Hasan in Sicilia, trattandoli con benevolenza... invitò molti dei nomadi dell'Ifrīqiya a stanziarsi accanto alla cittadinanza in modo da compensare alla crisi demografica... permise ai parenti di riscattare i prigionieri... elargì denaro ai poveri... fece arrivare grano siciliano in gran quantità per supplire alla carestia... e prestò capitale ai commercianti e agli artigiani cosicché riattivassero le loro attività. Ne beneficiò anche Kamal, il quale, al volgere di tre giorni, credette bene che potesse inviare le sue barche al largo e riprendere a creare monili. In breve tempo i suoi affari triplicarono.

      La prosperità del Regno giungeva dunque sulle coste d'Africa. Se non fosse stato per l'imbarazzo e la proibizione coranica di servire un sovrano infedele, per certo gli abitanti di Mahdia avrebbero giurato al Re di Sicilia fedeltà senza riserve. Ciò nonostante, il mondo non conosce soltanto il colore del denaro, e accanto al tintinnio dell'argento e dell'oro si ode anche la voce della propria coscienza, addestrata secondo i precetti della propria educazione. Per gli abitanti di Mahdia, Ruggero, il suo Emiro degli Emiri, e pure tutta la soldataglia, rimanevano e sarebbero rimasti per sempre dei nemici. Avrebbero perciò goduto della prosperità derivata dalla conquista pur senza mai ringraziare.

      Al contrario, per i succitati motivi che muovono il mondo, i cristiani indigeni vedevano Ruggero come il liberatore della fede. Essi praticavano il rito greco nella messa, ma si esprimevano tra loro in una lingua sorella a quella del volgo di Sicilia, ovvero parlavano l’ultimo rimasuglio del latino d’Africa. Questi si sentivano i veri vincitori del successo dei siciliani a Mahdia.

      Ad ogni modo, benché gli affari sembrassero nuovamente in salute, Kamal sentiva che era venuto meno il prestigio che godeva presso Hasan. L'essere considerato uno degli artigiani di Mahdia, senza essere additato come il migliore nel suo ambito, lo faceva star male. Quando infatti si è ottenuto qualcosa di mancante, spesso chi è avido ricerca qualcos’altro, sentendo nell'animo il vuoto dell’essenziale. Kamal era già ricco, ma poteva esserlo ancora di più se fosse entrato nelle grazie dei nuovi conquistatori. Inoltre, grazie alle politiche di Re Ruggero, poteva guadagnare un prestigio maggiore di quello che godeva in precedenza. La corte di Palermo, con i suoi sfarzi e la sua opulenza, divenne da quel momento il suo principale obiettivo.

      Capitolo 4

      Inizio luglio 1148, Mahdia

      Giorgio d’Antiochia sapeva che se avesse voluto ottenere una rapida vittoria non avrebbe dovuto permettere che le altre città dell'Ifrīqiya si organizzassero. Sicuro quindi che la situazione a Mahdia si fosse ormai stabilizzata, spostò il grosso dell'esercito per mandarlo sia a Susa che a Sfax, o altrimenti chiamata Safāqis. Per certo sperava di sbrigare la questione in poco tempo e di ritornare al suo quartier generale in pochi giorni.

      Benché Giordano fremesse dentro e volesse partecipare all'azione, venne lasciato a Mahdia. Il nobile siciliano doveva adesso mettere da parte l'affare della spada per mettere mano a quello della penna.

      Kamal aveva sentito parlare di Giordano di Rossavilla già al suo rientro in città. Sapeva che costui era una persona in grazia a Giorgio d’Antiochia e che era stato nominato ‘amil di Mahdia. Credette perciò bene che proprio l’agente del Re fosse la persona adatta per tentare la sua scalata al prestigio e ai privilegi del Regnum. D'altronde l'occasione per incontrarlo non si sarebbe fatta aspettare a lungo...

      Dopo alcuni giorni venne anche per Kamal il turno di presentarsi al cospetto di Giordano per depositare la jizya; trattandosi di un testatico dovette farlo per sé e per ciascuno della sua casa. L'obiettivo dell'Amiratus era infatti quello di censire la popolazione, per cui bisognava presentarsi con tutta la famiglia, uomini, donne e bambini. Se si fosse trovato qualcuno dentro le mura non censito o insolvente riguardo alla tassa dei dhimmi33 avrebbe pagato il suo reato con pene severe.

      Quando Kamal si recò all'ufficio dell’‘amil, un gruppo di cristiani della città se ne stava sull'ingresso, insultando e gettando terra sui saraceni in fila. La sorte si era invertita e la jizya, il tributo per la protezione degli infedeli, adesso dovevano pagarla coloro che fino a qualche giorno prima la riscuotevano.

      Arrivò poi il momento di Kamal, che dunque si presentò al cospetto di Giordano. Quest'ultimo, seduto e chino sui registri, mostrava la lunga chioma castana dai riflessi rame a chi si avvinava, mentre Yasir, accomodato accanto, annotava e conteggiava nomi ed entrate. Era inusuale che un uomo del rango di Giordano dovesse assolvere personalmente la funzione di esattore, ma tutto era stato attentamente organizzato secondo il fine della missione.

      «Come ti chiami?»

Скачать книгу