Il Cercatore Di Coralli. Mongiovì Giovanni
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«È chiaro che dobbiamo rimandare. Quantificami il danno e ti risarcirò, poiché è evidente che così non potrai lavorare.» commentò Kamal, fissando la mano malconcia dell'altro.
«Hajji Kamal, ti prego di non punire tua figlia. Lei ha fatto più di quanto mi aspettassi.» spiegò il giovane straniero, riferendosi alla medicazione.
La sera Yasir si ritrovò ad annusare il velo che fasciava la sua mano, certo che quello fosse il profumo più gradevole che avesse mai sentito. Inoltre, per la prima volta in vita sua, sentì di dover agire con furbizia e per il proprio tornaconto. Avrebbe utilizzato quella banale stoffa come garanzia per rivederla ancora.
Capitolo 6
Inizio luglio 1148, dintorni di Mahdia
Giordano era sempre più convinto che Kamal fosse il discendente di Benavert ed era certo che quel giorno avrebbe scoperto ogni cosa. Se quel tale non aveva ancora rivendicato l’amicizia delle loro famiglie era forse da attribuirsi ad un'eccessiva prudenza, o al fatto che volesse guadagnarci il più possibile rivelando i particolari un po’ alla volta.
Già un'ora prima dell'alba l'‘amil di Mahdia se ne stava alle porte della città, il groppa al suo cavallo e scortato da un considerevole numero di soldati.
Quando giunsero Kamal e i suoi due figli maschi, il sole si era già staccato dall'orizzonte.
«Avevi detto all'alba!» rimproverò Giordano.
«Non hai sentito l’adhān36 del muezzin37? Facevamo la prima ṣalāt38.»
Dunque il nobile di Sicilia, infastidito ma consapevole di dover cedere, lasciò perdere e invitò i tre a montare a cavallo.
Presero la strada per Susa, quella percorsa qualche giorno prima dall'esercito, ma dopo una decina di miglia, lì dove la costa si protende verso il mare, si fermarono. Una spiaggia sabbiosa separava la strada dalla linea di costa e un isolotto dalla forma allungata si univa alla suddetta spiaggia per mezzo di un guado percorribile a cavallo e, facendo attenzione, pure a piedi. Giordano aveva già capito dove Kamal l'avesse portato, aveva sentito parlare di quel posto centinaia di volte. Non poteva sbagliarsi... il capo sabbioso, l'isolotto, il guado... erano tutte cose che ritornavano familiari nella sua testa.
«Rās Dimas!» esclamò Kamal, presentando il panorama con un movimento della mano.
Giordano, rapito da un luogo per lui così importante, si avvicinò all'acqua in prossimità del guado. Il forte vento che costante perdurava da giorni tirando da mezzogiorno, chiamato chili39 dalla popolazione locale, quel giorno soffiava con particolare intensità. Anche la corrente marina era molto forte.
«Mio Signore, oggi quel passaggio è impraticabile. Ascoltate chi ha maturato abbastanza esperienza da conoscere tutti i segreti del mare.»
A Giordano in quell'istante venne un lampo di genio, per cui rispose:
«Non porto né armatura né cotta di maglia, ma solo gli abiti d'ordinanza dei funzionari del Regno. Dalle mie parti si narra di un uomo, un qā'id che finì in mare durante l'assedio dei cristiani e morì affogato a causa del peso della sua armatura.»
«Un uomo sfortunato!» esclamò Kamal.
«Costui era amico di mio nonno. Si erano perfino tirati le orecchie in segno di amicizia indissolubile.»
«Perché, da che parte stava tuo nonno?»
«Lui sperava in un mondo giusto in cui ognuno avrebbe potuto ottenere la sua fortuna sulla base delle opere e non su quella del Dio predicato.»
«Una società aperta ad ogni tipo di gente quindi...»
«Proprio quello che è il Regno di Ruggero!» esclamò Giordano con orgoglio.
Kamal sorrise e rispose:
«Vuoi farmi credere che perfino uno come me, un artigiano straniero, potrebbe fare fortuna?»
«Giorgio d’Antiochia proviene dal Levante, eppure la sua parola è seconda solo a quella del Re.»
«Ho sentito dire però che a Qusṭanṭīnīa40 lo giudichino un traditore, per via delle sue origini greche.»
«Temeresti lo stesso giudizio a Mahdiyya?»
«I “saraceni di Sicilia” non sono visti con occhio più benevolo... ma poco mi importerebbe di essere giudicato negativamente a causa del mio servizio ad un sovrano cristiano.»
«Padre, dimentichi quanta gente ha dovuto patire sofferenze a causa di quel monarca e del suo predecessore. Quanti fratelli migrarono in queste terre a causa di quell’infame guerra dei cristiani...» intervenne Salman, chiaramente più sanguigno di carattere.
«Non hanno fatto meno strage gli emiri ziridi... con la gravità di aver schiacciato i loro stessi fratelli.» rispose Kamal.
«Tuo figlio ha ragione... dovresti odiarci! Per quale motivo ti mostri invece amichevole?»
«Perché tu, mio Signore, sai riconoscere un affare... così come so farlo io.»
«Di quale affare stai parlando?»
«Avete fatto scappare Hasan e la sua famiglia, e i nobili più in vista hanno preferito seguirlo in esilio... Quando il grosso degli ufficiali e della nobiltà di Sicilia se ne sarà tornato a casa, chi comprerà i miei monili? Stringiamoci la mano e mettiamoci in società. Tu, mio Signore, mi farai da intermediario con la corte del Re e con le ricche famiglie del regno vostro.»
«Non sono le fabbriche di Taràbanis41, per citarne alcune, più floride della tua bottega?»
«Ti invito a misurare la fattura delle mie opere e di confrontarla con i prodotti di questi luoghi.»
«Mi hai portato qui per fare affari?» chiese spazientito Giordano.
Aveva creduto che il ricordo della morte di Benavert facesse uscire allo scoperto Kamal, ed invece non era successo nulla. Giordano in quel momento immaginò di aver preso solo un abbaglio!
«Hai ragione, mio Signore, è doveroso che ti parli di come conobbi tuo padre.»
«La battaglia di capo Dimas...»
Kamal scese da cavallo e invitò Giordano a fare lo stesso. Dunque gli propose di camminare sulla battigia con lo scopo di allontanarsi dagli uomini della scorta e perfino dai suoi figli. Poi, fissando il mare, prendendo la stessa direzione del chili, cominciò a raccontare:
«Era