ANTIAMERICA. T. K. Falco

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ANTIAMERICA - T. K. Falco

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Sta usando un cellulare usa e getta—come te”. Alanna non aveva visto il telefono quando aveva cercato all’appartamento. “Sei sicuro?”

      “L’ho visto con i miei occhi. E poi non ha contattato nessun altro a parte me e la sua famiglia. Non poteva essere lui”.

      “Okay. È inquietante. Brayden, lascia che gli parli. Per favore. Dobbiamo cercarlo”.

      Brayden le rivolse un’occhiata. “Ci sto già pensando io”.

      Alanna si voltò fino a quando non si trovò direttamente di fronte a lui. “Ascoltami. Non farei mai la spia su Javier. Sto cercando di proteggerlo”.

      “Proteggilo a modo tuo. Io lo proteggo a modo mio”. S’interruppe prima di abbassare lo sguardo sul tavolo laminato nero. “Lo chiamo. Ad una condizione. Fai ciò che ti chiede AntiAmerica. Promettimi che starai lontano”.

      Sul volto di Alanna apparve una smorfia arrabbiata. “Sei dalla loro parte”.

      “Sono dalla parte di Javier. Credo che lo terranno al sicuro”.

      “Non ti fidi di me. Per questo mi hai tenuto nascosto alcune cose riguardo a Javier”.

      Le accuse non lo turbarono minimamente. “Abbiamo avuto entrambi dei segreti. Me lo prometti o no?”.

      Alanna sospirò. “Te lo prometto”.

      “Lo riferirò a Javier. Ti scrivo se accetta di parlare”.

      La ragazza si allungò per prenderli la mano destra. “Digli tutto ciò che ti ho detto sui Federali e su Paul”.

      “Lo prometto” gli tremò il mento. “Mi spiace se non ti ho detto di Javier. Non volevo avere segreti con te. Ma mi ha convinto che fosse più sicuro per tutti”.

      “Lo sto solo proteggendo, lo giuro”.

      “Non devi convincere me. So che non riesci a pensare razionalmente quando si tratta di lui. Quindi aiuterai i Federali ad annientare AntiAmerica?”

      “Dì loro che non lo farò. A patto che tengano Javier al sicuro. Se lo fregheranno li vedrò andare tutti quanti in prigione”.

      “Riferisco”.

      Il suo sguardo si spostò sull’aura viola delle luci sopra di loro. “È l’ultima volta in cui ti potrò vedere per un po’. Non voglio far sì che i Federali arrivino a te”.

      “Nemmeno io. Non mi sarei mai presentato se avessi saputo che ti tenevano al guinzaglio”. Brayden sorrise quando lei gli fece il dito medio. Poi prese un altro tiro ed esalò. Alanna imitò il suo gesto. Si sistemarono sul divano senza aggiungere altro. Come le aveva detto una volta: non esistono silenzi imbarazzanti quando sei fatto. Fortunatamente per lei. Era chiaro che il suo amico non si fidava più di lei. E infrangere la promessa che aveva appena fatto non avrebbe fatto altro che aggravare la situazione.

      4

      Clonazione

      Alanna venne svegliata dal suono del suo iPhone. Sentì che il collo era rigido quando sollevò la testa dal cuscino del divano. Che cosa stupida. Cadere vittima del torpore indotto dalla droga non faceva parte del piano. Quando il dispositivo smise di suonare Alanna diede un’occhiata a Brayden, trovandolo faccia in giù sulla sua parte di divano. Si riprese e prelevò il telefonino dalla sua borsetta sul pavimento. Quando se lo portò al viso notò che chi aveva telefonato aveva lasciato un messaggio in segreteria.

      L’Agente Palmer. L’aveva contattata per rassicurarla del fatto che nonostante l’interesse della sua squadra per Javier, la sicurezza di Alanna era la priorità. L’avvisò che gli AntiAmerica erano fanatici antigovernativi in grado di ricorrere alla violenza al fine di raggiungere i loro obiettivi. Alla fine del messaggio l’Agente affermava che se si fosse sentita in pericolo avrebbe dovuto chiamarlo, in qualsiasi momento.

      Alanna si alzò dal divano con il telefono in mano. Palmer sembrava gentile. Non come quell’oca fascista. Ma anche i delinquenti risultavano gentili. Fino a quando non volevano qualcosa. Poi si preoccupavano unicamente del loro benessere rispetto a quello altrui. Sarebbe stata solo una questione di tempo prima che le persone sarebbero diventate mezzi per i loro fini. Il lato sgradevole della natura umana. Quello che tutti reprimevano, ma che prima o poi faceva capolino.

      Una notifica dal suo iPhone. Le era arrivato un messaggio. Sussultò quando vide il numero di telefono di Javier sullo schermo. Poiché i Federali erano in grado di leggere i suoi messaggi doveva fare attenzione a non fornire informazioni compromettenti in merito a sé stessa e Javier. Premette velocemente sullo schermo per leggere il testo: “Alanna. Ho un segreto da condividere con te. Ti prego vieni a cercarmi. Ti dirò tutto”.

      Tre messaggi in tre giorni. Javier non le aveva mai mandato dei messaggi così criptici. Se non era in possesso del suo telefono allora chi le stava scrivendo? L’Agente McBride ed i Federali? Il primo messaggio sarebbe potuto essere pensato come un metodo per attrare Alanna e farla diventare un’informatrice. Forse le stavano mandando altri messaggi per darle la motivazione necessaria per trovare Javier. Di chiunque si trattava, doveva capire che Alanna non si sarebbe fatta prendere in giro.

      Digitò una risposta. “Provami che sei Javier. Che cosa mi hai comprato per il mio compleanno l’anno scorso?”

      Trascorsero cinque minuti prima di ricevere una risposta. Il messaggio non conteneva parole. Solo un allegato JPEG. L’immagine ritraeva sé stessa con addosso il suo bikini nero. Le si accapponò la pelle. Era un’informazione che conosceva solamente Javier. Poco dopo le arrivò un altro messaggio: “Sono Javier. Se vuoi posso condividere altri tuoi segreti. Vieni a cercarmi. O sarò io a cercare te”.

      L’Agente McBride non avrebbe avuto nulla da guadagnare mandandole quella foto. Poteva essere stata rubata da tre possibili fonti: Javier, i Federali o l’hard disk di Alanna. In ogni caso questo tizio era un hacker esperto. Doveva essere un ragazzo. La foto in bikini lo tradiva. Il dark web era pieno di pervertiti come lui che postavano foto di nudo ricavate da hard disk e webcam infetti.

      Per persone come lui il voyeurismo era come i preliminari. L’umiliazione era invece l’obiettivo finale. Senza dubbio quel cretino si sarebbe divertito se lei avesse dato qualsiasi segno di sofferenza o impotenza. S’infilò il telefono in tasca. Una risposta contrariata gli avrebbe fatto credere di esserle entrato in testa. Spostò lo sguardo verso la porta, dove v’immaginò far irruzione Bogdan, i Federali ed il tizio che le scriveva i messaggi. S’allungò verso la sacca da cui estrasse il computer di riserva.

      In attesa che si avviasse disattivò il GPS sul suo iPhone prima di eliminare la cache della localizzazione. Non poteva permettere a quel pazzoide di osservare ogni sua mossa. La foto portava con sé un virus. Ne era certa. Ma i messaggi ed il GPS disattivato avrebbero attirato l’attenzione dei Federali. Prima doveva occuparsi di Brayden, e solo dopo se ne sarebbe potuta andare.

      Era ancora coricato sul divano con la testa nei pressi del bordo. Dopo aver avviato l’exploit kit sul computer, si avvicinò furtivamente al ragazzo. Aveva lasciato il telefonino sul cuscino accanto alla sua mano sinistra. Nell’allungarsi verso il dispositivo si accertò che Brayden avesse ancora gli occhi chiusi. Quando afferrò il telefono si diresse in punta di piedi al computer e digitò un messaggio al fine di far avere il numero di telefono di Brayden.

      Quando

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