ANTIAMERICA. T. K. Falco
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Il battito del cuore di Alanna accelerò. La maggior parte delle informazioni sul suo computer erano criptate su un server privato. Ad eccezione delle email che aveva mandato quella mattina. Avrebbe potuto fare più attenzione, ma non pensava avrebbe subito un’imboscata nel primo pomeriggio. Se non stavano bluffando era fregata. Ma non si sarebbe tradita dimostrando il panico che provava. La strategia dell’Agente McBride era giocare con la sua mente. Alanna si era trovata diverse volte nella posizione in cui si trovava in quel momento, quindi la cosa non la turbava più.
Spostò l’attenzione sull’Agente Palmer. Doveva avere poco più di quarant’anni. Iniziavano a vedersi le rughe sul suo viso. “Voglio un avvocato”.
“Ne hai uno da chiamare? Se così non fosse dovrai aspettare per ore prima che il tribunale te ne assegni uno”.
Alanna si accigliò all’accenno di intimidazione mostrata dall’uomo. “Aspetterò. Non otterrete niente da me fino a quel momento”.
L’uomo interruppe l’Agente McBride prima che quest’ultima potesse commentare. “D’accordo. Non parlare. Puoi almeno ascoltare ciò che abbiamo da dire?”
“Faccia pure”.
L’Agente aprì la cartella e poi le sbatté un foglio di carta sotto al naso. “Hai mai sentito parlare di questo gruppo?”
Alanna riconobbe subito la schermata. In alto si trovava una bandiera anarchica rossa e nera con una stella al centro. Sotto vi era un’immagine in bianco e nero di Che Guevara—quella che si vedeva sulle magliette. Javier non era stato molto entusiasta quando aveva visto la faccia dell’uomo nel momento in cui Brayden aveva sfoggiato il sito web hackerato. La sua famiglia era scappata da Cuba, quindi non era un grande sostenitore di Che.
Sotto all’immagine era stata inserita una citazione: “È il momento di gettare il giogo, di forzare la rinegoziazione dei debiti stranieri oppressivi e di costringere gli imperialisti ad abbandonare le loro basi di aggressione”.
Portò il capo verso la spalla sinistra. “Sì. So di AntiAmerica. Appaiono al telegiornale ogni dannato giorno”.
Non che stesse tenendo volontariamente il conto. Era Brayden che le forniva aggiornamenti tempestivi in merito. Un hacktivista di vecchia data e forte sostenitore di cause sociali su Internet, oltre ad un recitatore di sfoghi anticapitalisti. Quando iniziava a discutere sul come “il sistema è a favore dei benestanti e sfrutta le masse” nessuno era in grado di farlo tacere.
L’Agente Palmer si riappropriò del foglio e l’agitò davanti alla ragazza mentre la sua partner si spostò nell’angolo della stanza. “Era il sito web della Banca Nexus prima che AntiAmerica l’attaccasse il primo maggio, in occasione della commemorazione degli attacchi della Paura rossa nel 1919, un secolo fa. In seguito hanno avuto luogo gli attacchi a Dominion e First Regency. Le tre banche più importanti del paese che sono state attaccate nei due mesi scorsi”.
Gli Agenti si stavano comportando come se il loro discorsetto avrebbe avuto un qualche tipo d’influenza su di lei. “È per questo che mi state parlando?”
L’Agente Palmer annuì. “Io e l’Agente McBride facciamo parte di una task force inter-agenzie per conto delle quali ci è stato assegnato il compito di investigare”.
“Buon per voi”.
“Qual è la tua opinione circa AntiAmerica?”
Le orecchie di Alanna erano sature del suono prodotto dal masticare della gomma dell’Agente McBride. “Non ne ho. Non me ne frega niente. Lei che ne pensa?”
“Non sono hacktivisti che si battono per una causa come gli LulzSec o NullCrew. Sono anarchici. Il loro scopo finale è mettere in ginocchio il paese. E più acquisiscono sostenitori più diventano pericolosi”.
Dal momento in cui era stato postato un manifesto online da AntiAmerica dopo il loro primo attacco avevano radunato ogni anarchico tramite forum, chat room e Twitter. Non sapeva esattamente quanti fossero. Ma ogni volta in cui accendeva la televisione, al notiziario abbondavano storie in merito a nuove proteste che pullulavano nelle principali città del mondo.
“Okay. Sceneggiate a parte—che cosa c’entra tutto ciò con me?”
L’uomo rilassò la schiena e poi unì le mani. “Conosci un hacker di nome Paul Haynes?”
Alanna appoggiò la nuca sullo schienale della sedia. Il fatto che i Federali avessero menzionato il nome di Paul significava che erano al corrente del fatto che fosse un hacker black hat. Le conveniva procedere con cautela. In quanto all’oscuro delle prove che detenevano nei confronti di Paul, non poteva tradirsi negando qualsiasi connessione con quest’ultimo.
L’Agente Palmer inclinò la testa. “Puoi rispondere ad una semplice domanda con un sì o un no? Lo conosci o non lo conosci?”
Il silenzio li avrebbe certamente convinti della sua colpevolezza. Forse se avesse risposto, l’Agente sarebbe finalmente arrivato al punto. “Lo conosco. Ma non tanto bene. Abbiamo parlato qualche volta”.
“Quand’è stata l’ultima volta in cui avete parlato?”
“Qualche mese fa. Perché?” era meglio farlo passare per una conoscenza. Alanna era già abbastanza a rischio causa i suoi misfatti criminali, non era necessario che venissero associati a quelli di lui.
“Il suo coinquilino è stato assassinato”.
Lo stomaco di Alanna si contrasse quando la ragazza si agitò sulla sedia. Gli Agenti stavano studiando con fare interessato le sue reazioni—aveva tentato di dominare le proprie emozioni. Ma non poteva fare a meno di stare male per Paul. Nonostante la sua opinione su di lui non poteva non considerare il fatto che una perdita simile doveva essere stata straziante.
“Avevamo intenzione di convocarlo in centrale un paio di settimane fa per discutere di un exploit creato da lui, poiché era stato utilizzato nel primo attacco AntiAmerica. Gli Agenti mandati al suo appartamento a South Beach hanno trovato il corpo del suo coinquilino. Era stato legato, picchiato e strangolato”.
Alanna si morse il labbro inferiore. “Wow. Non ho mai conosciuto il suo coinquilino. Ma Paul mi è sempre sembrato un bravo ragazzo. Credete che sia stato lui ad ucciderlo?”
“Non lo sappiamo. Ma è ovviamente un potenziale sospetto, dato che è scomparso nel periodo in cui è stato assassinato il suo coinquilino”.
Paul e Terry erano una coppia—non coinquilini. I Federali però non l’avrebbero appreso da Alanna. Anche se si stava distanziando da Paul, a nessuno più di lei piaceva tenere nascosti i dettagli sulla vita privata. Si strinse il ventre sotto al tavolo. Paul parlava della sua relazione come se avesse trovato l’amore della sua vita. Alanna era scettica in merito al fatto che si fosse trattato di tortura ed omicidio.
L’Agente Palmer si sporse in avanti sul tavolo. “Dove l’hai visto per l’ultima volta?”
“Al Mechlab.” L’hackerspazio locale. Un centro ricreativo/biblioteca/bottega/laboratorio di computer. Paul era stato uno dei primi che aveva incontrato quando era diventata una frequentatrice assidua del locale un paio di anni prima. Brayden e Javier lo conoscevano anche da più a lungo.
“Sai