La Volpe In Rosso. Dawn Brower
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Читать онлайн книгу La Volpe In Rosso - Dawn Brower страница 2
Non era una bella cosa, per Charlotte, strombazzare queste cose ad alta voce. Era quasi volgare. A questo pensiero, la ragazza ridacchiò e rincarò la dose. "Anche se per essere onesti, la prima volta che ha detto queste cose io e mio fratello eravamo ancora…animaletti selvatici”
"Non ne dubito – disse Pear – A volte siete ancora selvatica." Strinse lo sguardo. "Quando verrà fuori ciò che avete combinato, la società vi considererà astuta come una volpe. Siete pronta per tutti i pettegolezzi che vi cadranno addosso?”
Charlotte aveva riflettuto molto a lungo su questo aspetto. Di sicuro quegli stupidi aristocratici l’avrebbero presa di mira e ne avrebbero dette di tutti colori, su di lei. E molti commenti sarebbero stati sicuramente…difficili da digerire.
"Di certo, non sarà una passeggiata e soffrirò anche un po’, ma credo di potercela fare.” La maggior parte delle offese sarebbe venuta certamente dalla lingua tagliente di sua madre. "Una volta confinata a Seabrook, perderò i contatti con l’esterno, e quindi potrò fingere che nessuno stia sparlando di me. Mi metterò a scrivere il mio libro e, col tempo, lo scandalo si sgonfierà. Starò bene, non vi preoccupate per me.” Sorrise a Pear. "So che vi sta a cuore la mia feliciità, e vi ringrazio del vostro affetto.”
«Mi sembra che non posso fare molto per dissuadervi. – sospirò Pearl – Ebbene, allora diamo il via al vostro scandalo. Farò preparare i cavalli alle scuderie. Incontriamoci lì, dopo che vi sarete cambiata d’abito.”
"Perfetto -disse Charlotte. "Ci vediamo nella stalla tra venti minuti. Non ci vorrà molto. Dobbiamo allontanarci da casa e raggiungere Hyde Park prima che i miei genitori tornino dal pranzo con il Duca e la Duchessa di Weston ".
"Allora andate, su! – esclamò Pear, scacciandola con le mani come si fa con una mosca – Non c'è un attimo da perdere!"
Charlotte corse a casa e salì in camera da letto. Una volta lì, si liberò del suo vestito da donna e indossò rapidamente un paio di vecchi calzoni, una camicia di lino, e il gilet e la giacca di suo fratello. Aveva avuto la fortuna di trovare anche un vecchio paio dei suoi stivali da equitazione. Charlotte si sciolse i capelli e se li acconciò in una lunga treccia che poi fissò sulla nuca con uno spillone. Dopodiché li nascose sotto il cappello da uomo che si calcò in testa. Se non fosse stato per il suo seno e le sue curve, ad un’occhiata superficiale avrebbero potuto scambiarla per un uomo. Soddisfatta del suo aspetto si precipitò giù per le scale, badando bene a che nessuno la vedesse, quindi si recò alla stalla.
Pear era già seduta sul suo cavallo e uno stalliere teneva le redini della cavalla di Charlotte. Lei ci balzò su senza alcun aiuto. Aveva incaricato Pear di farle allestire una sella maschile e notò con soddisfazione che i suoi ordini erano stati eseguiti. Oddio, i calzoni da uomo erano così comodi! Avrebbe dovuto trovare un modo per indossarli più spesso. Cavalcare come un uomo la liberava dall’incombenza della sella laterale, che era incredibilmente seccante. Si voltò verso Pear e le chiese: "Siete pronta?"
"Ci allontaniamo…senza accompagnatore?"
"Un valletto vanificherebbe il nostro scopo, non credete?" Si mordicchiò il labbro inferiore. "Siete preoccupata per la vostra reputazione?" Charlotte non voleva fare del male alla sua amica.
"Non temete, ho le spalle solide – la rassicurò Pear – Non devo preoccuparmi di fare un buon matrimonio. Sono già abbastanza ricca, e in teoria sono anche fidanzata, sempre se un giorno o l’altro il mio fidanzato concluderà che viaggiare per il continente è noioso e avrà la decenza di tornare in Inghilterra. Non ero sicura di quanto grande voleste combinare questo scandalo, ma con questa vostra risposta ormai è chiaro che lo volete gigantesco. "
"Beh, se non avete nulla in contrario…"
"Non ne sono del tutto convinta.” mormorò Pear, poi premette un ginocchio sul fianco del suo cavallo e guidò la giumenta a un trotto moderato. Charlotte la imitò, e insieme si avviarono verso Hyde Park.
Non parlarono più per tutta la durata del viaggio. Charlotte era troppo nervosa per spiccicare una parola. Finora tutto era andato come previsto. Ma la parte più difficile doveva ancora venire. Altrimenti, l'intero piano sarebbe saltato. Teneva le labbra strette per il nervoso, mentre cavalcava accanto a Pear.
Alla fine, le ragazze raggiunsero il parco e guidarono i cavalli sul sentiero guidato. Hyde Park era il posto giusto per farsi notare, perché la maggior parte della società vi passeggiava nel tardo pomeriggio, per prendere una boccata d’aria. Quel giorno il parco non era molto affollato, ma comunque era ben curato e l’erba tutta tagliata, in previsione della stagione che stava per iniziare. Era solo primavera, e la maggior parte di quegli sciocchi aristocratici si sarebbe recata nelle loro tenute di campagna solo a metà maggio, ma comunque c’era abbastanza gente della buona società, quel giorno ad Hyde Park, per soddisfare le aspettative di Charlotte.
"Ci stanno guardando tutti?" chiese sottovoce a Pear.
"Oh, sì – rispose acidamente Pearl – Stanno già volando le chiacchiere e tutti gli sguardi e parecchie risatine sono puntate nella vostra direzione.”
Odiava essere al centro dell'attenzione. Charlotte non aveva mai voluto essere la reginetta del ballo. Ogni volta che le era capitato, si sarebbe volentieri nascosta nella sua biblioteca per allontanarsi dallo sguardo di tutta quella gente idiota. Le piaceva ballare, ogni tanto, ma il più delle volte trovava quelle occasioni stupide e noiose. "Bene." rispose con calma. Una cascata di pettegolezzi si sarebbe rovesciata sul palazzo di Seabrook entro la fine della settimana…o forse anche prima.
"Avevate ragione, mia cara – disse Pear – Indossare abiti da uomo vi ha sicuramente messo in berlina. Probabilmente più di quanto vi sareste aspettata. " Pearl si guardò intorno con stupore, mentre tutti gli occhi erano ancora puntati su di loro. "Dobbiamo proprio fare tutto il giro del parco o possiamo andarcene?” "L’avete detto – esclamò Charlotte, con forza – Un bel giro completo!”
Dentro di sé, però, stava già cominciando a dubitare e a chiedersi se non avesse davvero perso la testa. Mentre passava a cavallo davanti a quelle aristocratiche teste vuote le voci iniziarono a levarsi, e potè udire chiaramente delle parole offensive dirette verso di lei e la sua amica. Charlotte ricordò a se stessa che era proprio questo che voleva, ma non potè fare a meno di sentirsi addolorata per ciò che stava succedendo…
Raggiunsero la fine del sentiero e finalmente imboccarono l'uscita del parco. Ma improvvisamente Charlotte si bloccò, impietrita. I suoi genitori stavano passeggiando nel parco con il Duca e la Duchessa di Weston! Charlotte non aveva previsto una cosa del genere. Aveva programmato di mettersi in mostra, tornare a casa a cambiarsi e poi aspettare tranquillamente che i pettegolezzi giungessero alle orecchie della sua famiglia. Gli occhi di sua madre si spalancarono e suo padre si voltò, incredulo, a guardarla. L’espressione delusa che Charlotte vi intravvide fu come una pugnalata al cuore. Le pesò molto più che un rimprovero. Non sopportava l’idea di recare dolore a suo padre.
Charlotte deglutì a fatica e mantenne la testa alta. Il dado era tratto dal momento in cui aveva lasciato la sua casa vestita da uomo, e ormai non poteva più tornare indietro. Aveva ottenuto ciò che voleva e ora doveva assumersi le sue responsabilità e pagarne il prezzo … qualunque esso fosse.
CAPITOLO DUE
Il trambusto nel parco avrebbe dovuto attirare l'attenzione di Collin, il conte di Frossly. Di regola sarebbe stato così, ma in quel momento egli aveva troppe cose per la testa. Era entrato nel parco più per abitudine che perché avesse voglia di farlo. Il suo stallone nitrì e alzò la testa come se stesse richiamando l’attenzione di un cavallo nei pressi. Questo lo divertì. I due si stavano scambiando una sorta di saluto?
Collin