Saudade. Ursula Sila-Gasser
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E tu ne sai di più? Potremmo mettere insieme i nostri ricordi e chi lo sa, raccontare questa storia insieme?
Mathilde, pensierosa
In cucina, 28 giugno
So che non mi risponderai. Mio fratello l’avrebbe fatto. E tu, FM? Quello che ho visto l’ultima volta più di due anni fa, quello con le linee dure, scolpite sul viso emaciato, quello che non sono nemmeno sicura di riconoscere per strada, ha ancora tempo per ricordare o commuoversi?
Così, ho deciso di attenermi ai fatti. Solo ai fatti, cifre e date.
Grazie a Google, “of course”
Ho dovuto solo digitare il nome di Opa. In cinque minuti, molto meno tempo di quanto ci sarebbe voluto allora per avere Oma al telefono, poiché la linea non funziona sempre bene, Google mi ha indirizzato all’archivio della città di Brema e alle liste dei passeggeri delle navi. Tre minuti dopo, ho trovato i nostri nonni: Maria-Elisabeth Jakobens, ventidue anni, di sesso femminile, di Wardenburg, residente a Visbek, si imbarcò a Brema il 26 ottobre 1929, a bordo del Sierra Cordoba. Franz Sennheiser, ventisei anni, di Ostbevern e residente a Lengerich, si imbarcò il 17 agosto 1928 sul Sierra Ventana.
Oma e Opa, quindi, non avevano viaggiato insieme. Opa è partito quasi un anno e mezzo prima di Oma. Invece, sembra che Oma abbia fatto la traversata da sola per unirsi al suo fidanzato che la stava aspettando in Brasile.
Poiché non siamo in vena di confidenze, non ti parlerò della mia emozione e delle lacrime che sparsi quando pensai a Oma, così giovane, probabilmente con poco più di un baule in ogni mano, che si imbarcava da sola per una destinazione sconosciuta e lontana. La lista dei passeggeri menziona le nazionalità. Dei trentadue passeggeri del Sierra Cordoba, c’erano solo sei persone di lingua tedesca (quattro tedeschi, un austriaco e uno svizzero). Il resto dei passeggeri proveniva dalla Lituania. Lei, che amava parlare, forse non poteva farlo liberamente. Sai forse come si dice in lituano “Ho lasciato tutta la mia famiglia. Non sono sicuro se la rivedrò mai, e ho un po’ paura”?
Con i piedi nella piscina dei bambini, 2 luglio
Ciao FM,
Spero che perdonerai la mia posizione. Ci sono 39°C, la canicola imperversa. Provo a rinfrescarmi un po’ con i piedi nella piscina di plastica per bambini di Bastien. Certo, quest’acqua calda riesce a malapena a essere di una qualche utilità in questo senso, ma non ho trovato nulla di meglio.
Per distoglierti un po’ dagli archivi polverosi di Brema e dalle loro liste di passeggeri, oggi ho nuove notizie per te. Data la temperatura, è un peccato che questa notizia sia fresca solo in modo figurato.
Ho pubblicato le foto delle navi su Facebook. Nostra cugina Fernanda è stata la prima a condividere la mia emozione. Poi Amelia e i nostri cugini: Oscar, Fabian, Lukas, Linus. Juliana, la figlia di Linus e infine, Tante6 Felizia e Tante Marlene.
Tante Felizia ha promesso di inviarmi altri vecchi documenti sulla nostra famiglia.
Ti terrò aggiornato non appena li riceverò!
In cucina, il 3 luglio
Non ti ho fatto aspettare molto, perché Tante Felizia ha già mantenuto la sua promessa. Ho appena ricevuto una foto di famiglia di Oma.
Ci sono molte persone nella foto! Oma aveva nove tra fratelli e sorelle. Cerco di trovare qualcosa di familiare, di comune, nei volti che ho davanti agli occhi. La nostra bisnonna ha lo stesso sorriso di Oma e di tre delle sue altre sorelle.
Devo ammettere che questa foto mi ha appena confuso le idee. Mi aspettavo di trovare indizi che testimoniassero un’epoca patriarcale, ma è piuttosto il contrario che percepisco: è la nostra bisnonna che regna su tutta la tribù. Lo fa quasi in modo maestoso, con un lungo vestito nero, una spilla sul collo e qualcosa che sembra un diadema tra i capelli. Il nostro bisnonno, che certamente sfoggia con fierezza i suoi baffi e un abito elegante, rigido come il suo sorriso, non è al centro, ma a lato, e anche se la sua posa è dritta, l’aspetto è dimesso.
Oma è seduta accanto a sua madre. Il suo viso rotondo mi è familiare. Il sorriso giocoso, d’altro canto, è sostenuto da uno sguardo sereno e calmo che mi ha sorpresa, tant’è vero che l’ho scritto a Tante Felizia: “Guarda che viso forte ha Oma! Incredibile!” Tante Felizia mi ha risposto che aveva avuto esattamente il mio stesso pensiero.
Che cosa è successo tra lo scatto della foto e il momento in cui l’abbiamo conosciuta? Dove si è persa la sicurezza nello sguardo, nella linea di donne tra Oma e me?
Ti lascio con questa domanda e alcune nuove previsioni meteorologiche: oggi a San Paolo la temperatura è di soli 10°C!
Ricordi gli inverni di San Paolo? Duravano solo due o tre giorni l’anno e, tuttavia, non succedeva tutti gli anni. Quei giorni erano una vera tortura. Ovviamente non c’era il riscaldamento nelle case, e anche quando indossavamo tutti i nostri maglioni a maniche lunghe uno sopra l’altro rabbrividivamo, perché il freddo umido non perdona.
Spero che evocare l’inverno in questo periodo torrido abbia rinfrescato un po’ il tuo spirito!
3
Mai un samba
Appena arrivato a San Paolo, Opa apre i suoi bauli e tira fuori i gessi, il suo metro a nastro e le sue grandi forbici, appoggia gli accessori sul banco da lavoro e accende un sigaro prima di andare a scegliere tessuti da un fornitore di qualità.
Un anno e mezzo dopo, quando accoglie Oma a Santos, il suo laboratorio sta già andando molto bene.
Forse invita la sua fidanzata a bere un bicchiere di Caipirinha in un bar del porto per celebrare l’inizio della loro nuova vita? Accennano qualche passo di samba sulla banchina? Si siedono sulla sabbia calda per un attimo e Opa mette un braccio sulla spalla di Oma? Ammirano forse le onde che s’inseguono sulla spiaggia sussurrandosi all’orecchio i sogni che sperano di realizzare in questo immenso paese pieno di promesse? No. Prendono il primo autobus per San Paolo.
Non c’è tempo per sognare. Opa deve tornare al lavoro. È un lavoratore instancabile. Dal mattino alla sera, in piedi nel suo laboratorio, con le sue grandi forbici da sarto in mano, taglia instancabilmente chilometri di tessuto. Le forbici, i gessi e il metro a nastro, non vengono riposti fino al calar della notte, quando dichiara: “Feierabend”, l’ora in cui si smette di lavorare la sera. Poi va in cucina, dove Oma gli ha preparato l’Abendbrot, il pasto serale, con il Leberwurst, la salsiccia di fegato, e il Pumpernickel, un pane fatto con semi di segale macinati. Il pane tipico degli Alemaos patatas, come vengono chiamati i brasiliani di origine tedesca.
Il Pumpernickel è probabilmente il pane più scuro e più amaro al mondo. No, Opa e Oma non mangiano pane bianco tutti i giorni e non lo faranno mai, né letteralmente né figurativamente, e non è per mancanza di mezzi, perché il denaro sta iniziando ad accumularsi.
Molto rapidamente, Opa si è ritrovato a capo di un atelier con una dozzina di dipendenti. Persino il più semplice gilet è realizzato in modo impeccabile e il portafoglio degli ordini trabocca. Oma e Opa continuano a vivere modestamente, senza permettersi vacanze,